lunedì 30 novembre 2009

Sorprese a diversi gradi

In Svizzera un referendum stabilisce che gli islamici non potranno costruire minareti. In Italia la Lega esulta e propone di inserire una croce sulla bandiera italiana. In Vaticano i vescovi affermano di essere preoccupati perché «strumentalizzare le religioni porta sempre frutti avvelenati».
In tutta sincerità la risposta degli svizzeri non stupisce più di tanto, ricordando come in quel Paese si viva de sempre in un clima quasi da assedio, che fa guardare con paura non soltanto verso gli immigrati – compresi quelli italiani – e le forze di polizia straniere che cercano di frugare tra le porcherie esistenti in quei caveau di banche che sono state molto accoglienti per i nazisti e i loro bottini, ma anche nei confronti dell’Onu.
Stupisce un po’ di più l’atteggiamento dei leghisti. Non tanto per il fatto di voler approfittare del simbolo religioso per sfrucugliare nei recessi più bui e paurosi dell’animo umano, quanto perché vogliono inserire il crocifisso - per il quale raccolgono firme sul banchetto accanto a quello in cui chiedono sottoscrizioni contro il diritto alla sepoltura religiosa per i musulmani - su quel tricolore con il quale Umberto Bossi, attuale ministro della Repubblica, suggeriva a Venezia di servirsi «per pulirsi il culo». E il crocifisso, in questo caso?
Stupisce molto di più la reazione dei vescovi. Anzi, stupisce il loro stupito rammarico. Davvero non se l’aspettavano che si arrivasse a questo? Davvero non credono che se non si interviene con decisione, questa deriva continuerà ad allargarsi come è successo nella prima metà del secolo ai rigurgiti nazisti? Davvero non si sentono un po’ strani a rammaricarsi per il disprezzo verso il simbolo di un’altra religione, mentre non passa giorno senza che il Papa non esprima la necessità che il crocifisso faccia bella mostra di sé nei luoghi pubblici anche se chi lo guarda non capisce più nemmeno di cosa si tratti? Davvero non si sentono responsabili di essersene rimasti ancora una volta in silenzio mentre il razzismo della Lega – perché di razzismo si tratta – ha allargato le sue maglie in una colpevole e diffusa indifferenza?
Abbassare i toni? E perché? Per permettere ai razzisti di portare avanti i loro orrendi propositi di una teorica rancorosa sicurezza? Sono stati proprio i toni bassi, o addirittura l’assenza di parole in più di un campo etico a portarci dove siamo ora. E a rimetterci è anche la Chiesa stessa nella quale moltissimi, che continuano a credere in Dio, ormai credono davvero poco.

martedì 24 novembre 2009

Toni da non abbassare

«Abbassare i toni». Nessuna sorpresa nel sentirlo dire, se non il fatto che ce lo aspettavamo un po’ prima in questa vicenda dell’ennesima legge ad personam che va a cozzare ancora una volta contro uno dei tre poteri dello Stato, quello giudiziario.
L’unica cosa da segnalare – ma non è piccola cosa – è che a richiedere l’abbassamento dei toni sia la seconda carica dello Stato, quello stesso Schifani che, a proposito di toni da abbassare, pochi giorni fa ha cominciato a parlare di elezioni anticipate ripetendo pedissequamente quanto diceva Berlusconi. Prima, ovviamente, che quest’ultimo si smentisse con il solito “Sono state male interpretato”. Un presidente del Senato che vuole appropriarsi nelle prerogative del Presidente della Repubblica vi sembra un esempio di toni bassi?
E adesso ci aspettiamo che Schifani rimproveri anche Ciampi, presidente emerito della Repubblica, per la dura e sfiduciata reprimenda contro la legge che più che del “processo breve”, dovrebbe essere chiamata della “prescrizione allargata”.
Ma poi: basta con questi toni da abbassare. Se ne parla come se l’importante fosse il tono e non la sostanza. Se uno fa approvare una legge che salva lui, ma tradisce centinaia di migliaia di cittadini è lui a essere in torto, oppure chi, come i parenti delle vittime della Thyssen o i truffati da Tanzi e Cragnotti, protestano per quello che sta facendo?
Come si fa a dire al procuratore Spataro che deve abbassare i toni quando sottolinea che se davvero soltanto l’un per cento dei processi sarebbe annullato, allora questa legge «per il bene dei cittadini» - come dice Gasparri con supremo sprezzo del ridicolo – sarebbe del tutto inutile, visto che il 99 per cento dei processi sarebbe veloce e regolare.
Come si fa a rimproverare gli operai che per salvare il proprio lavoro e le proprie famiglie salgono sui tetti o sulle gru? Forse perché è il rumore che dà fastidio visto che loro parlano e argomentano, mentre alcuni imprenditori delocalizzano, oppure chiudono, ma in perfetto silenzio?
Magari ci fossero sempre dei toni alti: vorrebbe dire che in questa nostra Italia esisterebbe ancora quella passione che è stata l’ingrediente fondamentale per farla crescere dopo le rovine della dittatura e della guerra. E non quel torpore civile che spaventa più di ogni altra cosa perché toglie anche quella speranza nel futuro che si alimenta anche grazie all’indignazione davanti alle porcherie.

venerdì 13 novembre 2009

Assenza di pudore

La cosa che impressiona di più è la totale mancanza di pudore. Che Berlusconi intenda fare qualsiasi cosa per non essere giudicato per le cose di cui è accusato è scontato. Che crei per sé delle leggi tagliate su misura non può più sorprendere visto che questa è la diciannovesima legge ad personam. Ma la faccia tosta della maggior parte dei suoi serventi (la parola alleati mi sembrerebbe colpevolmente laudativa) è davvero incredibile.
Quest'uomo manda al macero decine di migliaia di processi pur di salvare se stesso; lascia senza giustizia i truffati da Cirio e Parmalat e i parenti delle vittime della Thyssen, anche se contemporaneamente permette che si continui a essere inflessibili con i ladri di generi alimentari e con gli immigrati; fa scrivere testi di legge che non potranno non inciampare nell'incostituzionalità. A vedere questa legge addirittura viene da rimpiangere il Lodo Alfano che avrebbe provocato meno danni.
Eppure davanti a tutto questo tutti i suoi serventi (tranne una parte degli ex An) dicono con grande faccia di bronzo che la loro è una preoccupazione per creare una giustizia vera. Il fatto che questa esigenza sociale sia arrivata soltanto dopo la bocciattura del Lodo Alfano a loro non sembra assolutamente significativa.
A questo punto la domanda inevitabile è: ha ancora senso discutere con personaggi di tale fatta? Direi proprio di no, mentre è sempre più importante riuscire a parlare con coloro che già non hanno mandato le menti all'ammasso. E, quindi, una preghiera: basta dibattiti televisivi dove l'importante è soltanto urlare più forte degli altri, e sempre più un ritorno in piazza dove la gente può ancora essere raggiunta per farle giungere qualche parola che non sia filtrata dai Tg di Minzolini, Fede e compagnia.
Uno potrebbe dire che al dialogo non si deve rinunciare mai. E avrebbe ragione. Ma questo non è un dialogo: è una vergognosa presa in giro.

lunedì 2 novembre 2009

Il ritorno alla piazza

«Avevo fame, e voi mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato dell'acqua, ero straniero e mi avete ospitato nella vostra casa, ero nudo e mi avete dato dei vestiti, ero malato ed in prigione e siete venuti a trovarmi!».
Lo ha scritto Matteo, un extracomunitario, in un libro chiamato “Vangelo” riferendo parole dette da un altro extracomunitario e convincendo della bontà di questi concetti un bel po’ di persone, probabilmente tutti “anti italiani” secondo la vulgata della Lega e della maggioranza che a essa è legata a doppio filo.
Intendiamoci: uno è libero di crederci o non crederci. Quello che non può fare è sbeffeggiare la parola di Cristo e contemporaneamente ergersi a suo paladino. Eppure lo vediamo accadere ogni giorno mentre i razzisti della Lega vogliono anche togliere l’assistenza sanitaria a chi è entrato nel nostro Paese in maniera burocraticamente non regolare  e mentre continuano a raccogliere firme per negare agli islamici anche il diritto a essere sepolti in osservanza dei loro riti religiosi.
Quello dei banchetti per la raccolta di firme, poi, deve essere ridiventato un buon sistema per fare breccia nella mente degli italiani. Anche i berlusconiani, infatti, raccolgono firme contro i “panettoni” in cemento che stonano nel centro città di Udine.
Per carità, l’estetica è importante, ma lo sostanza lo è molto di più. E allora perché i partiti dell’opposizione non contrappongono i loro banchetti per raccogliere firme contro il razzismo, contro il conflitto di interessi, per la libertà di stampa, per un’azione contro la crisi che attanaglia le famiglie e non soltanto contro quella che infastidisce le banche? E gli spunti potrebbero essere infiniti.
Lo dico ai cattolici dell’Udc, agli arrabbiati dell’Idv, ai volonterosi del Pd, a tutti gli inflessibili che si riconoscono nella galassia di partitelli della sinistra nella quale ormai non è facile nemmeno orientarsi. In piazza ormai ci vanno soltanto i sindacati – e non tutti – e si beccano rimbrotti dai benpensanti di tutte le parti.
Eppure un partito che vuole avere contatto con il popolo deve realizzarlo anche fisicamente e, se non ha televisioni a disposizione, deve tornare a utilizzare la piazza per parlare, per spiegare, per convincere, per ascoltare, per correggersi. Ma nessuno lo fa più.
Forse è davvero ora che i cosiddetti “movimenti” tornino a operare e a farsi sentire per cercare di aiutare.
Ovviamente senza grandi speranze di essere ascoltati, ma almeno per sentirsi un po’ più a posto con la propria coscienza.

domenica 1 novembre 2009

Giustizia fai da te

Suggestiva la recente presa di posizione di Berlusconi: «Anche se i giudici mi condanneranno, non mi dimetterò». Suggestiva perché a uno che si è sempre imposto di osservare la legge, ha il sacro timore dei tribunali e pensa a una condanna più come a un motivo di vergogna che come un peso per la pena da pagare, questo atteggiamento spalanca un nuovo mondo, non solo inesplorato, ma addirittura insospettato.
Prima – semplifico – credevo che ci fossero i buoni e i cattivi, o, meglio, che ci fossero persone che in certi momenti sono buone e in altri cattive. Ma non avrei mai pensato che ne esistessero alcune che sono al di sopra del bene e del male e che decidono loro cos’è buono e cos’è cattivo, che dispongono di una “giustizia fai da te”. E devo dire che l’idea mi affascina.
Se, per esempio, mi scade il tagliando per la sosta a pagamento e vedo un vigile che mi appone una multa sotto il parabrezza, potrei dire che, anche se lui dice che io sono in torto, della cosa non mi interessa nulla perché si rende responsabile di un sovvertimento della mia verità. Senza contare, poi, che questi vigili urbani mica sono stati eletti dal popolo.
Forse bisognerebbe rispondere a Berlusconi in maniera più seria, ma davanti a certe assurdità è davvero inutile perdere tempo. Ringrazio “saritaciani” che è disposta a darmi lezioni di pernacchia. Per intanto devo limitarmi a inviare un “prrrrr” via web.
Se qualcuno vuole farmi compagnia...