A tale proposito merita ricordare che Berlusconi fu poi assolto mentre furono invece condannati in via definitiva, per favoreggiamento della prostituzione, Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. Ma ancor più doveroso è non dimenticare che la maggioranza del Parlamento, per difendere l’allora presidente del Consiglio, votò come se Berlusconi avesse avuto ragione a imbastire una bugia talmente evidente da far sogghignare l’intero mondo per come l’Italia aveva saputo mettersi in ridicolo.
Su quell’episodio sono stati versati fiumi di inchiostro, ma quella volta nessuno lo vide come un vero e proprio colpo di genio di Berlusconi che, con la compiacente complicità dei partiti che formavano la maggioranza, tra i quali erano già in posizione di rilievo Meloni, Salvini, Tajani e Lupi, è riuscito non soltanto a sdoganare la falsità, ma a indicare la strada verso quel nuovo modo di fare politica in cui la bugia è ormai assunta come regola e la verità come imprevedibile eccezione.
Da ragazzini ci sentivamo ripetere ossessivamente «Non dire mai bugie». Anzi era il comandamento, l’ottavo, che la famiglia e la società tenevano più in evidenza come base fondante dell’educazione e dell’onestà. In realtà il testo canonico dice «Non dire falsa testimonianza», ma ha un sapore un po’ troppo ufficiale, come se la verità diventasse doverosa, oltre che apprezzabile, soltanto nelle aule dei tribunali.
Oggi l’ottavo comandamento sembra essere scomparso in quella mota indistinta che ormai caratterizza una vita politica che sembra avere come unici scopi quelli di sopraffare la voce altrui di mantenersi alti nei sondaggi e di vincere le elezioni successive. E infatti dalle bugie siamo assediati e intossicati.
Esemplare è stata in questo senso la recita in forma di messaggio video da parte di Giorgia Meloni dopo che il procuratore Lo Voi aveva comunicato, com’era suo dovere, al Tribunale dei ministri che un cittadino l’aveva denunciata, unitamente a Nordio, Piantedosi e Mantovano, per la vicenda di Almasri, il torturatore, violentatore e assassino libico riportato velocemente a Tripoli con un volo di Stato.
Non era, come ha detto lei, un avviso di garanzia, ma una doverosa comunicazione che nei suoi confronti era stata presentata una denuncia. Il denunciante non era né un avvocato di sinistra, né un amico di Prodi, perché i suoi trascorsi politici si sono concretizzati nel Movimento Sociale e nell’Italia dei Valori di Di Pietro. La tempistica degli avvenimenti è stata immediatamente confutata anche dalle ridicole e contraddittorie ricostruzioni dei fatti da parte dei denunciati.
Al di là di questo episodio, di bugie, poi ne abbiamo sentite moltissime: sui migranti, sui conti pubblici, sulle necessità della giustizia, sui finanziamenti alla sanità pubblica e all’istruzione, e potrei andare avanti molto a lungo. E oggi le falsità ci arrivano anche da lontano e influenzano i nostri sovranisti tra cui fa di tutto per spiccare, come sempre, Salvini. Alle assurde sparate di Trump, un professionista del travisamento, fa eco Musk con il suo sostegno ai neonazisti che definisce «l’unica salvezza per la Germania» e con l’ultima alzata d’ingegno: «Make Europa Great Again», fai di nuovo grande l’Europa che, con tutta evidenza, significa, invece, distruggi l’Europa e fai rinascere le divisioni tra tante entità più piccole che, magari, ricominceranno a farsi la guerra. E non soltanto quella commerciale.
Però merita cercar di capire meglio perché ormai la bugia corrisponda troppe volte al successo elettorale. Fermiamoci alla nostra Italia e chiediamoci perché la disumanità contro i migranti e la vicenda di Asl Masri per il momento non sembrino togliere consensi alla Meloni e ai suoi complici.
Si potrebbe pensare che la strage di migranti annegati nel Mediterraneo, la disumanità nei confronti di quelli che si salvano, la prigionia immotivata nei CPT, i respingimenti, pur se inutili come quelli in Albania, possano benissimo attagliarsi alla mentalità dei fascisti, ma a votare per Meloni ci sono anche molte persone che, nel privato, non hanno in sé tracce di disumanità e, inoltre, il risultato elettorale ormai dipende in grandissima parte da coloro che non vanno più a votare perché non sentono il dovere di andare alle urne almeno per impedire che questi crimini si perpetuino.
Quindi, se l’attuale governo, anche se deporta poveri cristi innocenti e rimpatria con tutte le comodità delinquenti conclamati e ricercati su ordine della Corte di Giustizia Internazionale, continua a contare su sondaggi positivi, deve molta gratitudine a Berlusconi e alla sua determinazione nello sdoganare anche le bugie più ridicolmente incredibili perché a reggerlo non è soltanto la nostalgia di un mondo repellente che ha ammorbato l’Italia per un ventennio, ma anche l’ignoranza nel senso puramente etimologico del termine: non conoscenza. E la gente non sa più quello che in realtà succede perché non legge più i giornali, non ascolta i telegiornali, si lascia penetrare quasi soltanto dalla propaganda, dai social, dal deliberato e artistico diffondersi del sentito dire, mentre la cultura viene disprezzata perché inutile, mentre sarebbe fondamentale proprio per smascherare le falsità.
In queste condizioni qualunque notizia perde credibilità e allora tutto acquista una qualche plausibilità. Poi, a vincere spesso è la voglia di restarne fuori, per non sporcarsi come molti di noi hanno fatto dopo il 68 con il risultato non soltanto di macchiarci del peccato di omissione, il più grave, ma anche di lasciar sporcare il mondo che oggi è talmente lordo da poter indurre alla disperazione che nel cristianesimo è uno di quei “peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio”.
Disperare, insomma, anche in maniera assolutamente laica, non è né lecito, né possibile e ognuno di noi deve fare qualcosa. Proviamo a cominciare con l’impegno di leggete e far leggere, come atto di resistenza civile; non violenta, ma efficacissima ed evidentemente molto temuta.