L’importante non è capire se davvero martedì il cardinal Bagnasco abbia dovuto rettificare la sua uscita elettorale di lunedì, oppure no. L’importante è annotare che la Cei, uno degli organismi più autorevoli e influenti del Vaticano, si sia sentita in dovere di puntualizzare cosa esattamente aveva detto il suo presidente.
Ebbene, la cosa è particolarmente rilevante in un momento in cui in quasi tutt’Italia, tranne che da noi e in qualche altra regione, si vota e mentre Berlusconi, dopo essere riuscito a far cancellare ogni dibattito televisivo, continua a imperversare con lunghissimi comizi telefonici, ovviamente senza il minimo contraddittorio e senza alcuna domanda scomoda, nelle mattinate Rai e Mediaset.
Il fatto che, a meno di ventiquattr’ore di distanza, la Cei ha sentito il bisogno di sottolineare che eticamente la difesa della vita vale come la difesa del lavoro. Probabilmente molti avrebbero fatto a meno di questa precisazione che mette in chiaro molte cose che potrebbero essere utilissime per i cattolici di sinistra e anche – e soprattutto – per quelli di destra.
Intanto, si ribadisce che per la Chiesa non esistono peccati di serie A e di serie B, ma soltanto mortali e veniali.
Poi ci si ricorda, anche se non lo si ripete esplicitamente, che la Chiesa, tra i quattro “peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio” considera sia “l’oppressione dei poveri”, sia il “frodare la mercede agli operai”. Ed è una bella cosa che finalmente la Chiesa istituzione non parli soltanto dell’inizio della vita e della sua fine, nei momenti in cui – per chi ci crede – siamo figurativamente più vicini a Dio, ma si soffermi anche al relativamente lungo periodo che intercorre tra nascita e morte e la cui cura normalmente viene delegata ai preti
Sull’aborto il discorso è complicato, difficile, personalissimo e, pur avendo una mia idea, non mi sogno minimamente di sentenziare sul momento esatto in cui la vita diventa vita umana.
Sulla base di quanto è successo in questi giorni, però, mi sembra doveroso ricordare che anche l’assoluto è relativo. O, almeno, lo è quello che viene spacciato per assoluto e tale non è. Il Papa, infatti, parla ex cathedra, e quindi in maniera infallibile per chi ci credo, soltanto quando parla di dogmi.
E forse non sarebbe male ricordare che anche la Chiesa nel corso degli anni ha cambiato molti suoi punti di vista. Il limbo – quell’abominio in cui erano imprigionati spiriti senza colpa – non esiste ufficialmente più. Ed è utile anche ricordare che una volta era peccato il prestare denaro a interesse, cosa che oggi riveste lo status di reato – non so se anche di peccato – nel caso in cui il tasso di interesse applicato supera quello che è ritenuto di usura. Eppure questo ex peccato è stato una delle cause dell’odio per gli ebrei che, oltre a essere considerati “deicidi” prestavano denaro a interesse, appunto.
Ovviamente non ho alcuna autorità nel dire cosa sia peccato e cosa non lo sia, ma il mio credo etico mi fa dire che è una cosa indegna cercare di appropriarsi della benevolenza della Chiesa offrendo cose in cambio e millantando un rispetto della famiglia e della morale cristiana che la cronaca dimostra essere lontanissima da quel signore che dalla sedia della presidenza del Consiglio le incensa a parole.
E la capacità di indignarmi che ancora mi è rimasta, ma mi fa restare esterrefatto a pensare che in tanti possano farsi ancora affascinare da un baro che, come nel gioco delle tre carte, delle regole non sa che farsene.