Ma che Italia è?
Anzi, la formulazione esatta della domanda dovrebbe essere: Ma che
Italia è diventata? Perché basterebbe tornare indietro con la memoria di
alcuni anni, non di alcuni decenni, per rendersi conto che stiamo
vivendo in un Paese che fatichiamo a riconoscere.
Oggi, tanto per restare alla
cronaca, conviviamo quasi quotidianamente con notizie come quella che
racconta che nel Vicentino un italiano ha sparato con una carabina ad
aria compressa dal terrazzo di casa sua e ha ferito a sangue con un
pallino di piombo un operaio, di pelle scura, originario del Capo Verde,
che lavorava su un ponteggio, a circa 7 metri di altezza, per una ditta
di impianti elettrici. Come scusa, lo sparatore ha detto che voleva
mirare a un piccione, frase che riporta alla memoria altre
giustificazioni, come «Avevo appena comprato l’arma e volevo provarla», o
il più classico «Stavo pulendo l’arma quando mi è partito un colpo».
Si tratta del settimo episodio
simile in un mese e mezzo e il Presidente Sergio Mattarella aveva già
capito in anticipo che appare ben difficile parlare di semplici
coincidenze; infatti ha detto: «L’Italia non può somigliare a un Far
West. Questa è barbarie». E l’indignazione del capo dello Stato ha
scosso anche una stampa per buona parte sonnacchiosa e attenta a non
urtare la sensibilità dei nuovi governanti e che soltanto ora – sempre
in parte – si è resa conto che, dopo l’uccisione del 3 giugno a Vibo
Valentia dell’immigrato del Mali che stava recuperando due lamiere di
nessuno per costruire un riparo per altri, gli episodi di spari contro
immigrati e rom si sono susseguiti a ritmi preoccupanti. L’11 giugno, a
Caserta, tre ragazzi bianchi, al grido di «Salvini! Salvini!», hanno
sparato in strada contro due giovani del Mali ferendone uno; il 20
giugno, nel centro di Napoli, un cuoco, sempre del Mali, che aveva
partecipato a Masterchef, è stato ferito da due uomini che, dopo gli
spari, si sono messi a ridere; il 2 e 5 luglio, episodi simili a Forlì
dove le vittime sono giovani della Costa d’Avorio; l’11 luglio a Latina
tocca a due nigeriani presi di mira da tre ragazzi che si divertivano a
fare “il tiro al nero”; il 17 luglio, a Roma, è una bimba rom di 13 mesi
a essere colpita da un pallino di piombo che le si conficca nella
colonna vertebrale con interessamento del midollo e, quindi, con grossi
rischi sulla sua possibilità futura di camminare.
È davvero possibile che l’Italia
dell’accoglienza possa essere diventata d’un tratto l’Italia dell’odio? È
possibile che tutto questo possa essere una flatulenza etica spontanea
di origine inconcepibile? Ovviamente no. Appare evidente che è il frutto
della lunga opera di slogan vuoti e gonfiati soltanto dal livore, da
parte di quello che possiamo tranquillamente chiamare il “ministro
dell’odio”, anche perché estende il suo rancore per gli stranieri, ma
soprattutto per coloro che lui ritiene diversi, non soffermandosi
soltanto al suo dicastero degli Interni, ma allargandosi anche ad altrui
competenze se vede che l’odio in quei campi può trovare ulteriori,
lucrose applicazioni.
Un giudizio eccessivamente severo?
Non credo proprio se addirittura il Consiglio comunale di Maiorca ha
dichiarato Salvini «persona non gradita» nell’isola spagnola. Lo ha reso
noto il Diario de Mallorca, spiegando che la mozione,
presentata dai partiti Podemos, Mes e Psib, è stata approvata
all'unanimità, includendo anche una condanna della proposta del ministro
degli Interni di fare un censimento dei rom, sottolineando le sue
«terribili e oltraggiose dichiarazioni e le politiche» che «distillano
una xenofobia molto grave e preoccupante e un evidente disprezzo per la
vita e la dignità umana». E a questa presa di posizione ufficiale
Salvini risponde: «Non benvenuto a Maiorca? Chi se ne frega; le mie
vacanze le faccio in Italia!». Una risposta del tutto inadeguata nella
quale merita sottolineare soltanto quel «Chi se ne frega», che era una
frase tipica del regime fascista.
Non bastasse Maiorca, a scendere in campo contro Salvini sono anche due giornali del cattolicesimo italiano. L’Avvenire
lo attacca decisamente per gli sgomberi dei campi rom in cui, tra
l’altro appare evidente la discriminazione razziale visto che la
stragrande maggioranza dei cacciati a forza sono italiani. Famiglia cristiana
gli dedica addirittura la copertina con il titolo “Vade retro, Salvini”
e il sottotitolo “La CEI, i singoli vescovi, le iniziative di
religiosi. La Chiesa reagisce ai toni aggressivi del ministro degli
Interni. Niente di personale o ideologico. Si tratta del Vangelo”. E il
cappello dell’articolo è ancora più severo e deciso: «Se prima di
giurare sul Vangelo, in campagna elettorale, Matteo Salvini ne avesse
letto qualche pagina, forse oggi non si troverebbe così fuori registro
rispetto alle parole della Chiesa cattolica». A tutto questo Salvini ha
risposto con un miserando «Copertina di cattivo gusto».
E davanti a posizioni così nette,
l’opposizione cosa fa? Praticamente nulla: crede che sia sufficiente
opporsi a qualche leggina in Parlamento, mentre è l’intero Paese che sta
disgregandosi; mentre sarebbe necessario dimenticarsi i giochi di
potere o le schermaglie politico-burocratiche per tornare a parlare alla
gente, per infiammarla di nuovo con argomenti etici che, anche se i
nostri politici credono il contrario, parlando di diritti umani e
sociali, possono avere più presa sulla gente anche degli argomenti
economici. Il problema è che per infiammare la gente con qualsiasi
argomento, prima bisogna crederci. E , quindi, la prima richiesta che va
fatta alla sinistra, se vuole davvero rinascere e non rassegnarsi a
scomparire, è quella di disfarsi delle donne e degli uomini politici che
a questi argomenti non credono, che sono disposti a barattare valori
con prezzi, che cercano e accettano compromessi anche su cose sulle
quali nessun compromesso può essere accettato perché equivarrebbe
indebolire e minare alla base i pilastri su cui si basa la società in
cui crediamo, che è totalmente diversa da quella in cui credono Salvini e
i suoi dipendenti.
Per quanto riguarda coloro che hanno
votato 5stelle, poi, decidano loro se essere complici, oppure credere
ancora ai loro sogni anche rassegnandosi ad accettare il fatto che molti
sogni sono soltanto illusioni indotte a scopi elettorali.
Ancora una volta, insomma, come la
storia ha sempre insegnato, coloro che riescono a concentrare nelle
proprie mani tanto potere lo possono fare non soltanto per le loro
capacità personali, ma soprattutto per l’ignavia dei cittadini che
sopportano le loro alzate d’ingegno e le loro soperchierie e che, per
certi periodi, addirittura le esaltano, prima di rendersi conto che
talvolta si può finire inconsapevolmente in una delle categorie che di
volta in volta finiscono nel mirino del ducetto di turno: neri, rom,
omosessuali, e poi, chissà. Basta leggere la storia per non dover
sforzare la propria fantasia a trovare categorie legate a pelle,
nazionalità, religione, credo politico, modo di vestire, eccetera,
eccetera.
E riportare l’Italia a un ruolo più
confacente alla sua dignità sarà un compito difficilissimo perché, visto
che nella comprensione di un testo scritto gli italiani sono in fondo
alla classifica europea, bisognerà soprattutto parlare e metterci la
faccia. Lo ripeto: la sinistra dimostri di essere di nuovo sinistra e
mandi a casa chi non se la sente di farlo.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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