sabato 28 luglio 2018

Ma che Italia è?

Ma che Italia è? Anzi, la formulazione esatta della domanda dovrebbe essere: Ma che Italia è diventata? Perché basterebbe tornare indietro con la memoria di alcuni anni, non di alcuni decenni, per rendersi conto che stiamo vivendo in un Paese che fatichiamo a riconoscere.

Oggi, tanto per restare alla cronaca, conviviamo quasi quotidianamente con notizie come quella che racconta che nel Vicentino un italiano ha sparato con una carabina ad aria compressa dal terrazzo di casa sua e ha ferito a sangue con un pallino di piombo un operaio, di pelle scura, originario del Capo Verde, che lavorava su un ponteggio, a circa 7 metri di altezza, per una ditta di impianti elettrici. Come scusa, lo sparatore ha detto che voleva mirare a un piccione, frase che riporta alla memoria altre giustificazioni, come «Avevo appena comprato l’arma e volevo provarla», o il più classico «Stavo pulendo l’arma quando mi è partito un colpo».

Si tratta del settimo episodio simile in un mese e mezzo e il Presidente Sergio Mattarella aveva già capito in anticipo che appare ben difficile parlare di semplici coincidenze; infatti ha detto: «L’Italia non può somigliare a un Far West. Questa è barbarie». E l’indignazione del capo dello Stato ha scosso anche una stampa per buona parte sonnacchiosa e attenta a non urtare la sensibilità dei nuovi governanti e che soltanto ora – sempre in parte – si è resa conto che, dopo l’uccisione del 3 giugno a Vibo Valentia dell’immigrato del Mali che stava recuperando due lamiere di nessuno per costruire un riparo per altri, gli episodi di spari contro immigrati e rom si sono susseguiti a ritmi preoccupanti. L’11 giugno, a Caserta, tre ragazzi bianchi, al grido di «Salvini! Salvini!», hanno sparato in strada contro due giovani del Mali ferendone uno; il 20 giugno, nel centro di Napoli, un cuoco, sempre del Mali, che aveva partecipato a Masterchef, è stato ferito da due uomini che, dopo gli spari, si sono messi a ridere; il 2 e 5 luglio, episodi simili a Forlì dove le vittime sono giovani della Costa d’Avorio; l’11 luglio a Latina tocca a due nigeriani presi di mira da tre ragazzi che si divertivano a fare “il tiro al nero”; il 17 luglio, a Roma, è una bimba rom di 13 mesi a essere colpita da un pallino di piombo che le si conficca nella colonna vertebrale con interessamento del midollo e, quindi, con grossi rischi sulla sua possibilità futura di camminare.

È davvero possibile che l’Italia dell’accoglienza possa essere diventata d’un tratto l’Italia dell’odio? È possibile che tutto questo possa essere una flatulenza etica spontanea di origine inconcepibile? Ovviamente no. Appare evidente che è il frutto della lunga opera di slogan vuoti e gonfiati soltanto dal livore, da parte di quello che possiamo tranquillamente chiamare il “ministro dell’odio”, anche perché estende il suo rancore per gli stranieri, ma soprattutto per coloro che lui ritiene diversi, non soffermandosi soltanto al suo dicastero degli Interni, ma allargandosi anche ad altrui competenze se vede che l’odio in quei campi può trovare ulteriori, lucrose applicazioni.

Un giudizio eccessivamente severo? Non credo proprio se addirittura il Consiglio comunale di Maiorca ha dichiarato Salvini «persona non gradita» nell’isola spagnola. Lo ha reso noto il Diario de Mallorca, spiegando che la mozione, presentata dai partiti Podemos, Mes e Psib, è stata approvata all'unanimità, includendo anche una condanna della proposta del ministro degli Interni di fare un censimento dei rom, sottolineando le sue «terribili e oltraggiose dichiarazioni e le politiche» che «distillano una xenofobia molto grave e preoccupante e un evidente disprezzo per la vita e la dignità umana». E a questa presa di posizione ufficiale Salvini risponde: «Non benvenuto a Maiorca? Chi se ne frega; le mie vacanze le faccio in Italia!». Una risposta del tutto inadeguata nella quale merita sottolineare soltanto quel «Chi se ne frega», che era una frase tipica del regime fascista.

Non bastasse Maiorca, a scendere in campo contro Salvini sono anche due giornali del cattolicesimo italiano. L’Avvenire lo attacca decisamente per gli sgomberi dei campi rom in cui, tra l’altro appare evidente la discriminazione razziale visto che la stragrande maggioranza dei cacciati a forza sono italiani. Famiglia cristiana gli dedica addirittura la copertina con il titolo “Vade retro, Salvini” e il sottotitolo “La CEI, i singoli vescovi, le iniziative di religiosi. La Chiesa reagisce ai toni aggressivi del ministro degli Interni. Niente di personale o ideologico. Si tratta del Vangelo”. E il cappello dell’articolo è ancora più severo e  deciso: «Se prima di giurare sul Vangelo, in campagna elettorale, Matteo Salvini ne avesse letto qualche pagina, forse oggi non si troverebbe così fuori registro rispetto alle parole della Chiesa cattolica». A tutto questo Salvini ha risposto con un miserando «Copertina di cattivo gusto».

E davanti a posizioni così nette, l’opposizione cosa fa? Praticamente nulla: crede che sia sufficiente opporsi a qualche leggina in Parlamento, mentre è l’intero Paese che sta disgregandosi; mentre sarebbe necessario dimenticarsi i giochi di potere o le schermaglie politico-burocratiche per tornare a parlare alla gente, per infiammarla di nuovo con argomenti etici che, anche se i nostri politici credono il contrario, parlando di diritti umani e sociali, possono avere più presa sulla gente anche degli argomenti economici. Il problema è che per infiammare la gente con qualsiasi argomento, prima bisogna crederci. E , quindi, la prima richiesta che va fatta alla sinistra, se vuole davvero rinascere e non rassegnarsi a scomparire, è quella di disfarsi delle donne e degli uomini politici che a questi argomenti non credono, che sono disposti a barattare valori con prezzi, che cercano e accettano compromessi anche su cose sulle quali nessun compromesso può essere accettato perché equivarrebbe indebolire e minare alla base i pilastri su cui si basa la società in cui crediamo, che è totalmente diversa da quella in cui credono Salvini e i suoi dipendenti.

Per quanto riguarda coloro che hanno votato 5stelle, poi, decidano loro se essere complici, oppure credere ancora ai loro sogni anche rassegnandosi ad accettare il fatto che molti sogni sono soltanto illusioni indotte a scopi elettorali.

Ancora una volta, insomma, come la storia ha sempre insegnato, coloro che riescono a concentrare nelle proprie mani tanto potere lo possono fare non soltanto per le loro capacità personali, ma soprattutto per l’ignavia dei cittadini che sopportano le loro alzate d’ingegno e le loro soperchierie e che, per certi periodi, addirittura le esaltano, prima di rendersi conto che talvolta si può finire inconsapevolmente in una delle categorie che di volta in volta finiscono nel mirino del ducetto di turno: neri, rom, omosessuali, e poi, chissà. Basta leggere la storia per non dover sforzare la propria fantasia a trovare categorie legate a pelle, nazionalità, religione, credo politico, modo di vestire, eccetera, eccetera.

E riportare l’Italia a un ruolo più confacente alla sua dignità sarà un compito difficilissimo perché, visto che nella comprensione di un testo scritto gli italiani sono in fondo alla classifica europea, bisognerà soprattutto parlare e metterci la faccia. Lo ripeto: la sinistra dimostri di essere di nuovo sinistra e mandi a casa chi non se la sente di farlo.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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