Da un certo
punto di vista potrebbe anche apparire bizzarramente giusto: per secoli
l’Italia è stata invasa dai barbari che l’hanno percorsa in lungo e in
largo, soprattutto devastandola. Ora sembra giunto il terribile momento
della reciprocità nel quale siamo noi, dopo averla elettoralmente scelta
e portata al vertice del nostro esecutivo, a esportare la barbarie e,
dopo aver reso insicura e traballante la nostra democrazia, a
contribuire alla devastazione di quella degli altri.
Salvini e i leghisti, con il
determinante aiuto dei loro alleati grillini, infatti, non soltanto
stanno facendo saltare con colpevole determinazione, o non meno
colpevole incoscienza e incapacità, le regole che hanno tenuto insieme e
fatto progredire per oltre settant’anni il nostro Paese, ma ora puntano
a distruggere anche l’idea primigenia, quella di Spinelli, Rossi e
Colorni, dell’Europa Unita. Lo fanno prefigurando alleanze con Orban,
con la Le Pen e con tutta la destra più retriva degli Stati europei che,
in vista delle elezioni di primavera, prefigura il materializzarsi
dell’incubo di un continente trasformato in una fortezza assediata e
incattivita, decisa a non far entrare nessuno, ma incapace essa stessa
di uscire per nutrirsi e, quindi, destinata a soccombere per inedia
economica, ma soprattutto etica e intellettuale.
Non serve lavorare di fantasia per
rendersi conto di quello che sta per succedere: basta scorrere il testo
dei 17 articoli dell’ultima bozza del decreto migranti, che il governo
si prepara a varare, promettendo – o meglio minacciando – di ridisegnare
il volto del “pianeta immigrazione”. Si parla della cancellazione dei
permessi umanitari, di strette sui rifugiati e sulle nuove cittadinanze,
di vie accelerate per costruire nuovi centri per i rimpatri, di
possibilità di chiudere nei cosiddetti “hotspot” – inglesismo usato per
nascondere la realtà della prigione – per 30 giorni anche i richiedenti
asilo, di un prolungamento del trattenimento massimo nei centri da 90 a
180 giorni – sono sei mesi – e della cancellazione della rete Sprar che
coinvolge oltre 400 comuni e che è considerato un modello di accoglienza
in Europa, la cui «abolizione – afferma l’Associazione studi giuridici
sull’immigrazione – appare come uno dei più folli obiettivi politici
degli ultimi anni, destinato, in caso di attuazione, a produrre enormi
conseguenze negative in tutta Italia, tanto nelle grandi città che nei
piccoli centri, al Nord come al Sud».
E non serve avere una vocazione
all’autoflagellazione per capire che se Salvini continua a predicare
orrori e, nonostante ciò, vede aumentare i consensi nei sondaggi, questo
vuol dire che non soltanto l’opposizione in Parlamento, ma tutti noi,
siamo troppo zitti. Che siamo incapaci di ribellarci se la pretesa
generale è quella di farci parlare soltanto per slogan non sostenuti da
ragionamenti. Che ci eravamo illusi che il razzismo, la xenofobia,
l’odio per il diverso, che noi pensavamo non esistessero più, invece,
sono tornati a esplodere con tutto il loro bagaglio di violenze mentali,
verbali e fisiche. Ed è agghiacciante rendersi conto che la situazione
sta peggiorando ancora senza che nella maggior parte della società si
avverta neppure quel rifiuto ribelle con cui aveva immediatamente
reagito a quell’altro abominio che ha insanguinato soprattutto gli anni
Settanta e che si chiamava terrorismo.
Oggi Salvini continua a ripetere
«Prima gli italiani» e quasi nessuno si rende conto che, mutando a
seconda del luogo dove lo si pronuncia il nome del popolo “superiore”,
si tratta dello stesso concetto che ha dato vita a tutti i colonialismi
del mondo e alle guerre tra “noi” e “loro”, sia per conquistare potere e
ricchezze, sia per stabilire chi – diciamo così – è “più superiore”
degli altri.
E molto dovrebbe far pensare il
fatto che Salvini e Di Maio – chissà se Conte se ne accorge? – si
affannino a stilare decreti che fissino come legge i loro sogni che per
me e per molti altri, invece, sono incubi. Del resto non è una novità il
fatto che il concetto di legalità è uno di quelli maggiormente in grado
di turlupinare i distratti: legalità, infatti, significa soltanto che
stiamo parlando di qualcosa conforme alla legge, ma non sempre una legge
è conforme alla giustizia e, quindi, all’etica. Un esempio per tutti
sono state le leggi razziste promulgate dal fascismo ottant’anni fa
secondo le quali criminale era chi salvava gli ebrei e non chi li
condannava a morte praticamente sicura nei Lager. Ma non serve andare
tanto indietro nel tempo: basta pensare all’oggi quando un ministro che
si definisce dell’Interno, ma in realtà è dell’odio e della paura,
stabilisce che salvare un naufrago in mare non è più un dovere, ma
diventa un delitto. Se non è barbarie questa…
E oggi, non sazi di subirla in casa
nostra, mentre il PD e la sinistra sono impegnati a discutere di cene e
di congressi, di correnti e segreterie, di leadership e di minuscoli
interessi, stiamo rischiando di permettere che la barbarie di casa
nostra sia esportata anche in tutto il continente. Eppure dovremmo
ricordare la cosiddetta “svolta di Salerno”, dell’aprile del 1944,
quando nel Comitato di Liberazione Nazionale fu trovato un compromesso
tra tutti – ma proprio tutti – coloro che volevano sconfiggere fascisti e
nazisti, accantonando temporaneamente la questione istituzionale e il
possibile futuro equilibrio tra le varie forze politiche. Fu in
quell’occasione che fu pronunciata per la prima volta la frase «Senza
resistere non si può esistere». Uno slogan, ma assolutamente non vuoto e
anzi pieno di ragionamenti e di significati. Tanto pieno che poi ha
permesso di far scrivere quella preziosa Costituzione che oggi leghisti e
grillini stanno allegramente calpestando e per difendere la quale in
campo dovrebbero scendere di nuovo tutti. Anche coloro che hanno
tentato, fortunatamente invano, di cambiarla un paio di anni fa con un
sistema che oggi ci vedrebbe in una situazione ancora più pericolosa.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
Nessun commento:
Posta un commento