lunedì 20 aprile 2015

Il vero falso buonismo

Al di là del dolore e dell’indignazione per la morte di altri almeno 700 disperati nel Canale di Sicilia, nell’ascoltare le reazioni alla terribile notizia, la vera domanda che dobbiamo porci non è come sia possibile che persone come Matteo Salvini e Daniela Santanchè possano dire scemenze simili, ma come sia accettabile che noi – tutti noi – possiamo lasciarli pronunciare bestialità così repellenti senza denunciarli alla magistratura per apologia di reato, o per istigazione a delinquere.
Salvini chiede un «blocco navale internazionale subito, davanti alle coste libiche, e Guardia Costiera e Marina Militare a difendere i nostri confini». A lui si aggiunge Maurizio Gasparri che ripete più o meno le stesse parole, ma la Santanchè va ancora oltre e afferma che «L'unica soluzione che si deve mettere in campo subito è che l'aeronautica italiana e la marina militare si attrezzino subito ad affondare i barconi pronti a partire».

Addirittura Fabrizio Cicchitto non può non dire: «Rispetto a fenomeni di questa portata Salvini con la sua polemica dimostra purtroppo di essere soltanto uno sciacallo». E appare evidente lo sgomento del cardinale Severino Poletto, arcivescovo emerito di Torino che sbotta: «Basta con le sciocchezze di Salvini».

Ora, lasciando pur momentaneamente da parte il fatto che le parole di Salvini e Santanché, strenui difensori della famiglia, non hanno nulla di cristiano, ma neppure di umano, sarebbe il caso di ricordare che l’Italia è già stata condannata all'unanimità dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo per i respingimenti verso la Libia messi in atto dall’allora ministro degli Interni Maroni in applicazione della sciagurata legge Bossi Fini. E bisognerebbe anche tener presente che il soccorso in mare non è un opzione, ma un obbligo, per tutte le legislazioni nazionali e internazionali.

Ora appare evidente che chi sollecita di rifare azioni disprezzabili che hanno già meritato una condanna giurisprudenziale, non fanno altro che esaltare e difendere pubblicamente un reato e, addirittura, indurre a ripetere quelle azioni inqualificabili.

E allora si vede che il vero falso buonismo non è quello di cui Salvini e Santanché accusano chi sente di dovere solidarietà ad altri esseri umani costretti a rischiare la morte per scappare dalla morte, ma quello di tutti noi che, per un malinteso senso di buona educazione e di cavalleria politica evitiamo di denunciare, per apologia di reato, o per istigazione a delinquere, coloro che stanno commettendo un reato assolutamente non discutibile.

Poi la Giunta parlamentare delle autorizzazioni a procedere magari non sarà d’accordo, ma rinunciare a priori a difendere la legge e l’umanità è una colpa tutta nostra.

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