Al di là del
dolore e dell’indignazione per la morte di altri almeno 700 disperati
nel Canale di Sicilia, nell’ascoltare le reazioni alla terribile
notizia, la vera domanda che dobbiamo porci non è come sia possibile che
persone come Matteo Salvini e Daniela Santanchè possano dire scemenze
simili, ma come sia accettabile che noi – tutti noi – possiamo lasciarli
pronunciare bestialità così repellenti senza denunciarli alla
magistratura per apologia di reato, o per istigazione a delinquere.
Salvini chiede un «blocco navale
internazionale subito, davanti alle coste libiche, e Guardia Costiera e
Marina Militare a difendere i nostri confini». A lui si aggiunge
Maurizio Gasparri che ripete più o meno le stesse parole, ma la
Santanchè va ancora oltre e afferma che «L'unica soluzione che si deve
mettere in campo subito è che l'aeronautica italiana e la marina
militare si attrezzino subito ad affondare i barconi pronti a partire».
Addirittura Fabrizio Cicchitto non
può non dire: «Rispetto a fenomeni di questa portata Salvini con la sua
polemica dimostra purtroppo di essere soltanto uno sciacallo». E appare
evidente lo sgomento del cardinale Severino Poletto, arcivescovo emerito
di Torino che sbotta: «Basta con le sciocchezze di Salvini».
Ora, lasciando pur momentaneamente
da parte il fatto che le parole di Salvini e Santanché, strenui
difensori della famiglia, non hanno nulla di cristiano, ma neppure di
umano, sarebbe il caso di ricordare che l’Italia è già stata condannata
all'unanimità dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo per i
respingimenti verso la Libia messi in atto dall’allora ministro degli
Interni Maroni in applicazione della sciagurata legge Bossi Fini. E
bisognerebbe anche tener presente che il soccorso in mare non è un
opzione, ma un obbligo, per tutte le legislazioni nazionali e
internazionali.
Ora appare evidente che chi
sollecita di rifare azioni disprezzabili che hanno già meritato una
condanna giurisprudenziale, non fanno altro che esaltare e difendere
pubblicamente un reato e, addirittura, indurre a ripetere quelle azioni
inqualificabili.
E allora si vede che il vero falso
buonismo non è quello di cui Salvini e Santanché accusano chi sente di
dovere solidarietà ad altri esseri umani costretti a rischiare la morte
per scappare dalla morte, ma quello di tutti noi che, per un malinteso
senso di buona educazione e di cavalleria politica evitiamo di
denunciare, per apologia di reato, o per istigazione a delinquere,
coloro che stanno commettendo un reato assolutamente non discutibile.
Poi la Giunta parlamentare delle
autorizzazioni a procedere magari non sarà d’accordo, ma rinunciare a
priori a difendere la legge e l’umanità è una colpa tutta nostra.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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