I decreti
attuativi del Job Act – che, voglio ricordarlo, anche letteralmente si
occupa del lavoro e non di chi lavora – non soltanto hanno ulteriormente
infettato in maniera nefasta per tantissimi italiani e per le loro
famiglie l’atmosfera delle festività di Natale e hanno cancellato parte
delle speranze che solitamente si legano all’arrivo dell’anno nuovo, ma
ha perfettamente illuminato l’agonia della politica in Italia. Un’agonia
che porta con sé anche l’agonia della democrazia che, a differenza di
quanto dice Renzi, si basa sulla partecipazione di quel popolo che
sempre più largamente decide di non andare più nemmeno a votare. Sia
perché ritiene la politica legata soltanto alle posizioni di potere, sia
in quanto non vede più in nessun partito la volontà di difendere i
propri valori costitutivi, cedendo al miraggio di accaparrarsi più voti
attraverso il nascondere, o addirittura la cancellazione, di questi
valori.
Sempre più gente, però – e lo si
vede proprio dall’esplodere dell’astensionismo e dall’aumento di chi
vota per tradizione e non per convinzione – si sta rendendo conto di
vivere un momento di snodo in cui diventa assolutamente vitale smettere
di buttar via, o di nascondere i propri valori, e di illudersi che senza
valori ben definiti ci si possa avvicinare l’uno all’altro in una sorta
di fatale attrazione in un posto indistinto, paludoso, ma ritenuto
elettoralmente vincente.
Illudendosi di attrarre simpatie,
molti hanno imitato gli altri quando quelli stavano vincendo,
truccandosi e travisando, sia pur parzialmente, il proprio volto,
pensando che fosse più importante catturare un voto che compiere
un’azione degna. Ma, in definitiva, hanno ottenuto soltanto risultati
percentuali e non assoluti, perché non sono riusciti ad attrarre nessuno
in quanto il vuoto, dopo un primo senso di disorientante vertigine, non
attrae mai nessuno, ma, anzi, dà un senso di repulsione. E il risultato
è che sempre meno gente si avvicina al voto, alla politica, alla
partecipazione, al vivere sociale. Contemporaneamente nessuno si è
sentito più vicino agli avversari di una volta che sono rimasti
completamente estranei, ma, anzi, si sono perduti molti amici perché
senza valori di riferimento non ci si riconosceva più a vicenda. E
contemporaneamente si perdeva anche il rispetto per se stessi.
Soltanto quando si è percepito
questo vuoto, quando si è sentito il rodere del rimorso provocato dal
peccato di omissione legato all’astensione dalla politica, si è
cominciato timidamente a riprendere quota, a tornare a pieno titolo
umani, a ritenere nuovamente che la vita privata e pubblica non possano
esistere senza etica, che la politica non possa esistere senza etica,
che il lavoro non possa esistere senza etica, che l’economia non possa
esistere senza etica, che la finanza, raffinata e spietata usura
moderna, così com’è non possa esistere e basta. Come non dovrebbe più
esistere nemmeno quel capitalismo cieco e inutile che è soltanto spinta
irrazionale ad accaparrare per sé, in ogni modo, denaro e proprietà. A
prescindere da quante persone si fanno soffrire per raggiungere questo
squallido scopo.
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