giovedì 4 novembre 2021

L'aspetto delle armi

0 no vax Con tutto il rispetto inevitabilmente dovuto alla carica istituzionale, non posso non dichiararmi in totale disaccordo con il prefetto di Udine, Massimo Marchesiello, che ha respinto la richiesta del sindaco di Udine, Fontanini – con il quale per una volta sono perfettamente d’accordo – di far «evitare che cortei e manifestazioni pubbliche si svolgano in spazi ristretti come le vie del centro, o piazza Libertà». La motivazione del prefetto è che «Udine oggi può contare su una situazione epidemiologica molto diversa da quella di Trieste e le manifestazioni sin qui organizzate non hanno causato problemi legati all’ordine pubblico». Cioè, se interpreto bene la decisione, si potrà chiudere la stalla soltanto quando i buoi, come a Trieste, saranno tranquillamente scappati, lasciando dietro di sé focolai di infezione e, purtroppo, anche morti.

Qui non si tratta assolutamente di minare il dettato costituzionale proibendo di manifestare la propria opinione o il proprio dissenso, bensì di rispettarlo proibendo di portare in piazza armi atte e creare pericolo per tutta la comunità. Mi sto riferendo all’articolo 17 della nostra Carta che recita così: «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza, o di incolumità pubblica».

Il problema che mi impedisce di plaudire al rigetto della richiesta del sindaco, al di là della sottile ma importante differenza tra “luogo aperto al pubblico” e “luogo pubblico”, probabilmente, consiste nell’interpretazione della parola “armi” che evidentemente, secondo il prefetto, può essere applicata soltanto a fucili, pistole, coltelli, o, a essere larghi, a bastoni e tirapugni. Secondo me, e anche secondo la maggior parte dei vocabolari, invece, l’interpretazione del concetto di “arma” è quella di qualsiasi cosa che possa essere atta a causare danni, anche gravi, alle persone. E il virus del Covid 19 ha certamente questa capacità, visto che finora ha tolto la vita a circa 140 mila italiani e ad alcuni milioni di persone nel mondo intero.

Vogliamo negare che una cosa invisibile possa essere considerata un’arma? Difficile perché basterebbe ricordare come nell’antichità molti assedi siano stati risolti scagliando con delle catapulte, o dei trabucchi, dentro le mura degli assediati dei cadaveri di persone uccise dalla peste, o anche soltanto i loro vestiti. E il bacillo della peste, pur decisamente più grande di ogni virus, resta comunque invisibile a occhio nudo.

Vogliamo pensare che a Udine, per un qualche miracolo non potrebbe succedere quello che è accaduto a Trieste con centinaia di nuovi infetti e con la concreta possibilità che la città possa tornare in zona gialla soltanto per causa di quell’esigua minoranza che rifiuta i vaccini e i green pass? Vogliamo pensare che davanti a un divieto a Trieste e a una totale libertà a Udine, ricordando anche che alla fine in piazza erano pochissimi i triestini e moltissimi quelli che arrivavano dal resto d’Italia, Friuli compreso, a nessuno verrà mai in testa di spostare la sede di una molto teorica capitale dei no-vax e no-pass?

Vogliamo pensare che non ci siano problemi legati all’ordine pubblico nel fatto che in queste manifestazioni – anche in quelle già viste a Udine – la gente giri senza mascherina e facendosi un baffo della distanza minima da osservare, pur non essendo queste non semplici raccomandazioni, ma parole esplicite contenute in svariati decreti?

Al di là del rischio di veder ammalarsi e morire altre persone per la follia di alcuni, a mio modo di pensare, c’è anche il rischio di veder ulteriormente aggravarsi le condizioni di salute della nostra democrazia; di mettere ad ancor più serio rischio la sua sopravvivenza, perché in questo periodo si sta rovesciando il concetto stesso dell’etimologia della parola “democrazia” in cui il “cratos”, il potere, è delegato al “demos”, al popolo, con il sistema della maggioranza.

Si potrebbe dire che proibendo le manifestazioni, o semplicemente spostandole in periferia, si favorirebbe la maggioranza del momento e si attenterebbe alla libertà di espressione di alcuni. Ma così non sarebbe perché l’eventuale blocco riguarderebbe qualsiasi tipo di manifestazione e in quanto il blocco non dovrebbe nemmeno avere ragione di esistere, se fossero usate le mascherine e rispettate le distanze.

Libertà di parola e di pensiero assolutamente sì, insomma. Libertà di uccidere inevitabilmente no.

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