domenica 19 maggio 2019

Colpe e complicità

Va bene. D’accordo. Ci dicono che è meglio, anche per questioni di utilità politica, non chiamare razzisti i razzisti e fascisti i fascisti; e noi, dubbiosi ma ragionevoli, tentiamo di adeguarci. Ma se ci adeguiamo noi fortunatamente non tutti fanno considerazioni politicamente utilitaristiche, ma preferiscono dire le cose come stanno.
Una fonte che fa così è l’ONU che, in una lettera di undici pagine, chiede all’Italia di ritirare le direttive del Viminale contro il salvataggio in mare e di interrompere immediatamente l’iter di approvazione del decreto Sicurezza bis, che Salvini vorrebbe portare subito in Consiglio dei ministri. E le motivazioni sono chiarissime, oltre che avvilenti per gli abitanti del Paese che viene richiamato: «Mette a rischio i diritti umani dei migranti, inclusi i richiedenti asilo»; «fomenta il clima di ostilità e xenofobia», «viola le convenzioni internazionali».
Beatriz Balbin, capo delle “Special procedures” dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani aggiunge che «è stato ampiamente documentato in diversi report dell’ONU che i migranti in Libia sono soggetti ad abusi, torture, omicidi e stupri e quindi la Libia non può essere considerata un ‘place of safety’, un porto sicuro, per lo sbarco». E la lettera continua specificando che «ci sono ragionevoli elementi per ritenere che la direttiva del 15 aprile sia stata emanata per colpire direttamente la Mare Jonio, vietandole l’accesso alle acque e ai porti italiani. La si accusa esplicitamente di favorire l’immigrazione clandestina. Siamo profondamente preoccupati per queste direttive, che non sono basate su alcuna sentenza della competente autorità giuridica». E osserva anche che tali direttive non sono altro che «l’ennesimo tentativo di criminalizzare le operazioni Search and rescue delle organizzazioni civili».
La missiva rivela, poi, anche un’altra notizia di estrema importanza: che l’Alto Commissariato per i Diritti Umani tramite l’ambasciatore italiano all’Onu Gian Lorenzo Cornado aveva già fatto giungere lo scorso anno al ministro italiano degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, due richiami del tutto snobbati dal governo italiano che, dunque appare responsabile in solido di queste decisioni che, pur se volute soprattutto da uno, sono state avallate da tutti in una manifestazione di complicità che non può essere in alcun modo sottaciuta.
Interessante è vedere come i tre giornali che maggiormente supportano le azioni di questo governo, o almeno di una sua parte politica, hanno affrontato la notizia. Ebbene, due non ne hanno fatto neppure ceno, salvo poi dare ampio spazio a Salvini che replica a non si sa cosa. Il terzo pubblica un sunto della lettera, ma sotto un titolo nettamente fuorviante: «L’ONU a gamba tesa su Salvini», dando l’idea che a commettere fallo sia stato l’ONU e non lo stesso Salvini.
Il ministro della paura risponde nella mattinata successiva definendo il suo decreto “Sicurezza bis” «necessario, urgente e tecnicamente ineccepibile», confermando che non permetterà alla Sea Watch di far scendere a terra i 47 migranti e invitando l’ONU a occuparsi del Venezuela piuttosto che delle sue decisioni. E in questo mi ricorda da vicino il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, che ogni volta che sente parlare di Auschwitz, pur non essendone minimamente responsabile, risponde quasi automaticamente: «E le foibe, allora?». Come se due orrori si elidessero invece di assommarsi nella condanna.
Salvini poi se la prende con l’ONU perché l’Alto commissariato «non ha inviato la lettera prima al Viminale e poi, eventualmente, ai media e non viceversa». Azzardo una risposta: forse perché delle due prime lettere Salvini ha fatto in modo che non ne sapesse nulla nessuno.
La lettera dell’ONU e la risposta di Salvini conferma una volta di più il fatto che la reazione a quello che sta succedendo in Italia non è più una cosa che riguardi soltanto la sinistra e il centrosinistra, ma tocca tutti coloro che sono contro questi invasori e distruttori di diritti: è necessario costituire un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale nel quale non si discuta di altre cose al di là della Liberazione per via costituzionale fino a quando non si tornerà a una democrazia sostanziale nella quale tutti possano davvero dire la loro parola e nella quale nessun ministro possa sentirsi investito dal dono dell’infallibilità e della non contraddicibilità e che a tutti sia ben chiaro che la complicità non è meno condannabile della titolarità di atteggiamenti inumani.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento