Va bene.
D’accordo. Ci dicono che è meglio, anche per questioni di utilità
politica, non chiamare razzisti i razzisti e fascisti i fascisti; e noi,
dubbiosi ma ragionevoli, tentiamo di adeguarci. Ma se ci adeguiamo noi
fortunatamente non tutti fanno considerazioni politicamente
utilitaristiche, ma preferiscono dire le cose come stanno.
Una fonte che fa così è l’ONU che,
in una lettera di undici pagine, chiede all’Italia di ritirare le
direttive del Viminale contro il salvataggio in mare e di interrompere
immediatamente l’iter di approvazione del decreto Sicurezza bis, che
Salvini vorrebbe portare subito in Consiglio dei ministri. E le
motivazioni sono chiarissime, oltre che avvilenti per gli abitanti del
Paese che viene richiamato: «Mette a rischio i diritti umani dei
migranti, inclusi i richiedenti asilo»; «fomenta il clima di ostilità e
xenofobia», «viola le convenzioni internazionali».
Beatriz Balbin, capo delle “Special
procedures” dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani aggiunge che «è
stato ampiamente documentato in diversi report dell’ONU che i migranti
in Libia sono soggetti ad abusi, torture, omicidi e stupri e quindi la
Libia non può essere considerata un ‘place of safety’, un porto sicuro,
per lo sbarco». E la lettera continua specificando che «ci sono
ragionevoli elementi per ritenere che la direttiva del 15 aprile sia
stata emanata per colpire direttamente la Mare Jonio, vietandole
l’accesso alle acque e ai porti italiani. La si accusa esplicitamente di
favorire l’immigrazione clandestina. Siamo profondamente preoccupati
per queste direttive, che non sono basate su alcuna sentenza della
competente autorità giuridica». E osserva anche che tali direttive non
sono altro che «l’ennesimo tentativo di criminalizzare le operazioni
Search and rescue delle organizzazioni civili».
La missiva rivela, poi, anche
un’altra notizia di estrema importanza: che l’Alto Commissariato per i
Diritti Umani tramite l’ambasciatore italiano all’Onu Gian Lorenzo
Cornado aveva già fatto giungere lo scorso anno al ministro italiano
degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, due richiami del tutto snobbati dal
governo italiano che, dunque appare responsabile in solido di queste
decisioni che, pur se volute soprattutto da uno, sono state avallate da
tutti in una manifestazione di complicità che non può essere in alcun
modo sottaciuta.
Interessante è vedere come i tre
giornali che maggiormente supportano le azioni di questo governo, o
almeno di una sua parte politica, hanno affrontato la notizia. Ebbene,
due non ne hanno fatto neppure ceno, salvo poi dare ampio spazio a
Salvini che replica a non si sa cosa. Il terzo pubblica un sunto della
lettera, ma sotto un titolo nettamente fuorviante: «L’ONU a gamba tesa
su Salvini», dando l’idea che a commettere fallo sia stato l’ONU e non
lo stesso Salvini.
Il ministro della paura risponde
nella mattinata successiva definendo il suo decreto “Sicurezza bis”
«necessario, urgente e tecnicamente ineccepibile», confermando che non
permetterà alla Sea Watch di far scendere a terra i 47 migranti e
invitando l’ONU a occuparsi del Venezuela piuttosto che delle sue
decisioni. E in questo mi ricorda da vicino il sindaco di Udine, Pietro
Fontanini, che ogni volta che sente parlare di Auschwitz, pur non
essendone minimamente responsabile, risponde quasi automaticamente: «E
le foibe, allora?». Come se due orrori si elidessero invece di
assommarsi nella condanna.
Salvini poi se la prende con l’ONU
perché l’Alto commissariato «non ha inviato la lettera prima al Viminale
e poi, eventualmente, ai media e non viceversa». Azzardo una risposta:
forse perché delle due prime lettere Salvini ha fatto in modo che non ne
sapesse nulla nessuno.
La lettera dell’ONU e la risposta di
Salvini conferma una volta di più il fatto che la reazione a quello che
sta succedendo in Italia non è più una cosa che riguardi soltanto la
sinistra e il centrosinistra, ma tocca tutti coloro che sono contro
questi invasori e distruttori di diritti: è necessario costituire un
nuovo Comitato di Liberazione Nazionale nel quale non si discuta di
altre cose al di là della Liberazione per via costituzionale fino a
quando non si tornerà a una democrazia sostanziale nella quale tutti
possano davvero dire la loro parola e nella quale nessun ministro possa
sentirsi investito dal dono dell’infallibilità e della non
contraddicibilità e che a tutti sia ben chiaro che la complicità non è
meno condannabile della titolarità di atteggiamenti inumani.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
Nessun commento:
Posta un commento