Probabilmente
pensano davvero – anzi, ne sono convinti – che il popolo italiano sia
composto, per la stragrande maggioranza, da ignoranti, distratti e
creduloni. Ma davanti a questa convinzione dei due vice presidenti del
Consiglio, a prescindere dal fatto che possano avere ragione oppure no, è
obbligatorio ribattere con tutta la forza possibile perché, in assenza
di un pur minimo contraddittorio, anche le bugie più irreali, i bluff
più evidenti, possono assumere fantomatici contorni di plausibilità. Per
capirlo, basta prendere in esame le ultime frasi alle quali Salvini e
Di Maio hanno deciso di far dare più risalto possibile ai più obbedienti
tra giornali, tv, radio e siti web.
Salvini, cercando di difendersi
dalle accuse di razzismo e disumanità riportate in primo piano dalla
rivolta dei sindaci contro il sedicente “Decreto sicurezza”, dopo aver
accusato i sindaci stessi di “tradimento”, ha detto: «È una legge che si
deve applicare perché pienamente costituzionale: è stata firmata dal
Presidente della Repubblica». Il sistema è collaudato: per infinocchiare
i distratti basta dire una cosa reale e infarcirla e coprirla di
falsità, oppure ricordarne soltanto una parte cancellando e nascondendo
tutto quello che non fa comodo perché finirebbe per sgretolare le
certezze che si vogliono trasmettere.
In questo la frase di Salvini è un
esempio chiarissimo: è vero che Mattarella ha firmato la legge, ma è
altrettanto vero che il ministro della paura ha taciuto molte altre
realtà. Intanto che il Presidente può rifiutarsi di firmare soltanto se
ci sono incontrovertibili elementi di incostituzionalità; se, invece, ci
sono dei dubbi, per quanto forti e fondati, l’obbligo, anche per
rispetto della diversità e separazione dei ruoli, è quello di permettere
che la legge entri in vigore, lasciando poi alla Corte Costituzionale
il compito di risolvere i dubbi di congruenza con la Carta fondamentale.
Salvini tace anche il fatto che
l’iter di questa legge è stato molto tormentato con un testo che ha
fatto avanti e indietro tra il Quirinale e il Viminale, per un numero di
volte talmente alto che si è finito per perderne il conto, sempre con
richieste, da parte di Mattarella, di correzioni di passaggi
costituzionalmente inaccettabili e, di ritorno, con correzioni, sempre
insufficienti, da parte di Salvini che, a denti stretti, cercava di
ottenere una firma a qualsiasi costo.
E, ovviamente, il ministro degli
Interni – che almeno per una volta potrebbe travestirsi con una felpa
del Ministero degli Interni – non fa notare che la bocciatura di una
legge da parte della Consulta non corrisponderebbe in alcun modo a una
sconfessione dell’autorità presidenziale. Tant’è vero che nella vita
della Repubblica sono state tantissime le leggi dichiarate parzialmente o
totalmente incostituzionali, ma nessuno si è mai sognato di chiedere,
per questo, le dimissioni del Presidente.
Sullo stesso tema dei migranti, e
nella fattispecie sul rifiuto di far approdare le navi con a bordo 49
naufraghi nei porti italiani, è la dichiarazione di Di Maio che, pur di
non dover lasciare quel posto comodo su cui si è assiso è dispostissimo a
tradire tutto quello che aveva affermato in campagna elettorale. Questa
volta, non sapendo cosa dire di intelligente, ha preferito ripararsi
nell’assurdo. Sulla vicenda dei naufraghi che non possono scendere a
terra, ha detto: «Abbiamo dato una lezione all’Europa» lasciando ai più
abili decifratori e solutori di rebus il compito di capire di quale
lezione stia parlando.
La prima ipotesi potrebbe essere
quella di riferirsi a una lezione di inumana intransigenza salviniana,
ma questa ipotesi non è molto accreditata, visto che Di Maio ha proposto
di far sbarcare le donne e i bambini. Allora potrebbe essere una
lezione di insensibile disumanità un po’ diversa, stante il fatto che
propone di dividere famiglie già sofferenti e indebolite dal fatto di
aver dovuto abbandonare la propria terra e di aver corso rischi
altissimi pur di fuggire insieme per, sempre insieme, costruire una
nuova vita. Ma anche questa ipotesi appare difficilmente sostenibile,
visto che sia i diretti interessati, sia tutte le organizzazioni
umanitarie, sia la Chiesa, sia i normali cittadini non obnubilati, hanno
subito obiettato che non si può indebolire ulteriormente i soggetti
deboli di una famiglia togliendo loro quello che, almeno teoricamente,
dovrebbe essere il sostegno maggiore.
Altre ipotesi sono difficili da
individuare, pur addentrandosi nei meandri dei ragionamenti di Di Maio,
forse un po’ rilassato dalla vacanza in stazioni sciistiche dove
soggiorna con Di Battista e da dove tuona contro i privilegiati che
soggiornano nelle stazioni sciistiche. L’unica via d’uscita è
rappresentata proprio dall’assurdo. Come, del resto, è assurdo che
dall’Italia intera non si alzi un coro di pernacchie, davanti a
tentativi di falso e a sciocchezze simili.
Forse per alcuni le pernacchie non
posseggono quel grado di finezza necessario per interloquire con
gentiluomini come Salvini e Di Maio, ma almeno una serie di palesi ed
espliciti disaccordi sarebbero necessari per cominciare a uscire da
questa nuova maledetta notte della Repubblica.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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