martedì 1 gennaio 2019

Non illudiamoci

Tante volte tra l’ultimo giorno del 2018 e il primo del 2019, ho fatto gli auguri «di un buon anno nuovo, che sia migliore di questo appena passato». E mi sono sentito rispondere: «Peggio è impossibile». Non è vero. Non illudiamoci perché può peggiorare ancora. E di tanto.

Pensate, forse, che improvvisamente coloro per i quali il guadagno a ogni costo è più importante del bene del mondo rinsaviranno e la temperatura media della Terra tornerà a livelli più accettabili e meno rischiosi per la sopravvivenza del pianeta?

Credete che forse africani e mediorientali la finiranno di scappare dalle loro terre per guerre, violenze, torture, repressioni, fame, malattie, solo perché Salvini, rispondendo a Mattarella che aveva detto che la sicurezza c’è solo «se tutti si sentono rispettati», e la si realizza «preservando e garantendo i valori positivi della convivenza», ha detto che lui ha reso più sicuri i confini italiani, confondendo sfrontatamente e bambinescamente il significato di “sicuro” con quello di teoricamente “chiuso”?

Ritenete, per caso, che improvvisamente reddito di cittadinanza e pensioni decurtate, anche se agganciate alla fantomatica “quota 100”, oltre a dare agiatezza a tutti gli italiani, faranno nuovamente aumentare il lavoro, unico vero mezzo per ottenere denaro e soprattutto dignità?

Avete l’idea che la riduzione dei controlli sulle gare d’appalto favorirà la scomparsa della corruzione e il miglioramento della qualità delle opere da realizzare?

E si potrebbe andare avanti ancora a lungo con l’elenco delle domande retoriche, ma l’anno è appena cominciato e non è giusto rattristarlo ulteriormente mentre sta appena aprendo gli occhi.

Ma un’ultima sollecitazione ve la voglio suggerire. Pensate a come potrebbe andare peggio se non ci fosse – ed è paradossale dirlo – questo assurdo equilibrio frenante tra la malvagità e l’incapacità, entrambe contemporaneamente al potere. Pensate a come potrebbe andare se soltanto una delle due parti – quella più malvagia, o quella più incapace fosse al comando da solo. Pensate anche che questo si sarebbe potuto realizzare già a marzo se fosse andata in porto la riforma elettorale renziana che prevedeva un ballottaggio tra i due partiti più votati. E pensate pure che oggi chi sta meglio nelle previsioni di voto, almeno secondo i sondaggi, potrebbe essere tentato di riproporre una soluzione maggioritaria. È inutile girarci intorno: è in ballo la democrazia.

L’ultima domanda che voglio porre oggi è: pensate che tutto questo sia ineluttabile? No. Non lo è, sempre che si continui ad avere fiducia nei cittadini e che si faccia qualcosa per impedirlo, per tornare a far pensare la gente. Per far capire che quando uno dice «Prima gli italiani», implicitamente dice anche «Chi non è italiano arriva dopo». E che se si sostituisce – e non è fantascienza – la parola “italiani” con altre parole come “bianchi”, “cristiani”, “uomini”, “eterosessuali”, “normali”, e così via, cioè un gruppo ipotetico con un altro grippo ipotetico, si capisce subito che le esclusioni diventano qualcosa che non soltanto è assai simile, ma finisce per coincidere con l’intolleranza e con il razzismo.

Due gli impegni da assumere. Il primo è non lasciare mai che le parole siano falsificate e usate come clave per massacrare la lingua e la società alla ricerca di utilità personali e/o di gruppo. Il secondo è ribellarsi esplicitamente davanti al pericolo maggiore che è quello di perdere anche la democrazia che è l’unico ancoraggio, assieme alla coscienza che spesso il popolo italiano ha saputo ritrovare la via e se stesso proprio nei momenti peggiori, l’unico ancoraggio, dicevo, che ci può dare ancora speranza che da questa situazione si possa uscire in maniera non traumatica. Forse, se a ribellarsi sempre più spesso sarà la gente comune, il messaggio comincerà ad arrivare anche a quelli che, illudendosi di avere ancora in mano poteri ormai in realtà vaporizzati, si estraniano dal mondo reale per giocare a uno sterile Risiko politico all’interno di stanze in cui regna un’atmosfera stantia. Uscissero e respirassero l’aria che gira davvero nel mondo, forse comincerebbero a capire che bisogna lavorare tutti insieme perseguendo prima gli obbiettivi fondamentali e rimandando a dopo la definizione dei particolari.

Soltanto così – ed è il mio augurio di buon anno per tutti – potremmo scongiurare il pericolo che il 2019 possa essere peggiore del già orrendo 2018.


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