Tante volte tra
l’ultimo giorno del 2018 e il primo del 2019, ho fatto gli auguri «di un
buon anno nuovo, che sia migliore di questo appena passato». E mi sono
sentito rispondere: «Peggio è impossibile». Non è vero. Non illudiamoci
perché può peggiorare ancora. E di tanto.
Pensate, forse, che improvvisamente
coloro per i quali il guadagno a ogni costo è più importante del bene
del mondo rinsaviranno e la temperatura media della Terra tornerà a
livelli più accettabili e meno rischiosi per la sopravvivenza del
pianeta?
Credete che forse africani e
mediorientali la finiranno di scappare dalle loro terre per guerre,
violenze, torture, repressioni, fame, malattie, solo perché Salvini,
rispondendo a Mattarella che aveva detto che la sicurezza c’è solo «se
tutti si sentono rispettati», e la si realizza «preservando e garantendo
i valori positivi della convivenza», ha detto che lui ha reso più
sicuri i confini italiani, confondendo sfrontatamente e bambinescamente
il significato di “sicuro” con quello di teoricamente “chiuso”?
Ritenete, per caso, che
improvvisamente reddito di cittadinanza e pensioni decurtate, anche se
agganciate alla fantomatica “quota 100”, oltre a dare agiatezza a tutti
gli italiani, faranno nuovamente aumentare il lavoro, unico vero mezzo
per ottenere denaro e soprattutto dignità?
Avete l’idea che la riduzione dei
controlli sulle gare d’appalto favorirà la scomparsa della corruzione e
il miglioramento della qualità delle opere da realizzare?
E si potrebbe andare avanti ancora a
lungo con l’elenco delle domande retoriche, ma l’anno è appena
cominciato e non è giusto rattristarlo ulteriormente mentre sta appena
aprendo gli occhi.
Ma un’ultima sollecitazione ve la
voglio suggerire. Pensate a come potrebbe andare peggio se non ci fosse –
ed è paradossale dirlo – questo assurdo equilibrio frenante tra la
malvagità e l’incapacità, entrambe contemporaneamente al potere. Pensate
a come potrebbe andare se soltanto una delle due parti – quella più
malvagia, o quella più incapace fosse al comando da solo. Pensate anche
che questo si sarebbe potuto realizzare già a marzo se fosse andata in
porto la riforma elettorale renziana che prevedeva un ballottaggio tra i
due partiti più votati. E pensate pure che oggi chi sta meglio nelle
previsioni di voto, almeno secondo i sondaggi, potrebbe essere tentato
di riproporre una soluzione maggioritaria. È inutile girarci intorno: è
in ballo la democrazia.
L’ultima domanda che voglio porre
oggi è: pensate che tutto questo sia ineluttabile? No. Non lo è, sempre
che si continui ad avere fiducia nei cittadini e che si faccia qualcosa
per impedirlo, per tornare a far pensare la gente. Per far capire che
quando uno dice «Prima gli italiani», implicitamente dice anche «Chi non
è italiano arriva dopo». E che se si sostituisce – e non è fantascienza
– la parola “italiani” con altre parole come “bianchi”, “cristiani”,
“uomini”, “eterosessuali”, “normali”, e così via, cioè un gruppo
ipotetico con un altro grippo ipotetico, si capisce subito che le
esclusioni diventano qualcosa che non soltanto è assai simile, ma
finisce per coincidere con l’intolleranza e con il razzismo.
Due gli impegni da assumere. Il
primo è non lasciare mai che le parole siano falsificate e usate come
clave per massacrare la lingua e la società alla ricerca di utilità
personali e/o di gruppo. Il secondo è ribellarsi esplicitamente davanti
al pericolo maggiore che è quello di perdere anche la democrazia che è
l’unico ancoraggio, assieme alla coscienza che spesso il popolo italiano
ha saputo ritrovare la via e se stesso proprio nei momenti peggiori,
l’unico ancoraggio, dicevo, che ci può dare ancora speranza che da
questa situazione si possa uscire in maniera non traumatica. Forse, se a
ribellarsi sempre più spesso sarà la gente comune, il messaggio
comincerà ad arrivare anche a quelli che, illudendosi di avere ancora in
mano poteri ormai in realtà vaporizzati, si estraniano dal mondo reale
per giocare a uno sterile Risiko politico all’interno di stanze in cui
regna un’atmosfera stantia. Uscissero e respirassero l’aria che gira
davvero nel mondo, forse comincerebbero a capire che bisogna lavorare
tutti insieme perseguendo prima gli obbiettivi fondamentali e rimandando
a dopo la definizione dei particolari.
Soltanto così – ed è il mio augurio
di buon anno per tutti – potremmo scongiurare il pericolo che il 2019
possa essere peggiore del già orrendo 2018.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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