martedì 20 novembre 2018

Uno vale uno?

Ogni tanto, a vedere lo sfascio, anche economico, ma soprattutto etico e sociale, che Salvini, il suo complice Di Maio e il loro ossequiente portavoce Conte, stanno facendo dell’Italia, il nostro Paese, ti viene il pensiero di riavvicinarti al PD. Non di iscriversi, per carità, ma di avvicinarsi sì.

Questi i pensieri che si agitano nella mente che cerca ogni possibile via d’uscita, per quanto improbabile possa essere. Bene o male, almeno è un partito che ha ancora, stando ai sondaggi, un 18 per cento di consensi e, quindi, non si deve ripartire da zero. Bene o male, almeno è un partito che era nato a sinistra e, quindi, nel DNA qualcosa dei geni originali deve essergli rimasto. Bene o male, almeno è un partito che ancora candida alcune persone non del tutto ignoranti e non del tutto prive di pudore. Bene o male, almeno sembra che Renzi non ci sia più. E così via.

Poi, per fortuna, arriva Dario Corallo, rampante trentenne candidato alla segreteria del partito, e rimette subito le cose a posto.

L’ambizioso Corallo, infatti, un po’ per convinzione, un po’ per far parlare e scrivere di sé, dal pulpito dell’Assemblea PD attacca Burioni, medico virologo al quale dobbiamo, almeno in parte, il fatto che, contrariamente ai desideri dei “no vax” siamo ancora abbastanza protetti contro le malattie infettive, quelle che un secolo fa mietevano migliaia di vittime e che, prima dei colpi di genio degli antivaccini, avevano quasi cancellato dalla faccia della terra alcuni di quei terribili morbi. E la reazione dei compagni (non so se si può dire ancora così) di partito è stata ancora più sconcertante della sua uscita, visto che una parte non irrilevante del PD si è schierata al suo fianco, o, almeno, non lo ha sconfessato.

La cosa che colpisce non è l’affermazione implicita che, tutto sommato, questi vaccini non sono proprio necessari, ma il modo in cui Burioni è stato accusato di «bullismo verbale». Corallo ha detto che questa è «una sinistra arrogante» e poi ha spiegato che, sul piano scientifico, con il virologo «il 99 per cento delle persone non può competere e noi ci siamo limitati a raccontare l’un per cento del popolo, mentre l’altro 99 per cento lo abbiamo umiliato, come un Burioni qualsiasi».

Ancora una volta il PD, o almeno una sua parte, non ha una propria linea, ma si mette a copiare chi in questo momento sembra avere successo. Dopo che Minniti si è ispirato a Salvini per affrontare la questione dei migranti, questa volta ci troviamo davanti all’applicazione classica di quell’“uno vale uno” che è stata la parte fondamentale dell’ascesa dei grillini che ora, però, dimostrano abbondantemente che, quando si tratta di cose tangibili, di conoscenze applicative, non siamo assolutamente tutti uguali. E, infatti, non accusavamo il maestro di averci umiliati se, dopo avergli detto che 2 più 2 fa 5, ci vedevamo appioppare un pessimo voto; e, se stiamo male, andiamo a farci visitare da un medico e non dal primo passante che incontriamo per strada.

L’uno vale uno, come mirabilmente spiega Michela Murgia nel suoironico e corrosivo “Istruzioni per diventare fascisti”, è il metodo più sicuro per cancellare la possibilità che una voce particolarmente ispirata, razionale e credibile, riesca a far pensare gli elettori, ottenga di farli andare alle urne non seguendo la rabbia della delusione, ma i propri principi e il ragionamento.

«Se l’ostacolo che la contemporaneità mette allo svi¬luppo del fascismo – scrive la Murgia – è che adesso, in democrazia, tutti, e non solo il capo, hanno un modo per far sentire la propria voce, forse la soluzione più fascista è proprio quella di farli parlare. Ma sem¬pre, però. Tutti. Contemporaneamente. Su tutto. Sen¬za la minima gerarchia di autorevolezza tra opinioni. Se milioni di persone che prima avevano la televisione e i giornali come punti di riferimento oggi stanno sui social network di continuo e commentano, condivido¬no, apprezzano o dissentono, non c'è alcuna ragione per impedirglielo, perché è proprio il fatto che lo facciano tutti a rendere la voce di ciascuno indistinguibile dalle altre e in definitiva ininfluente».

E continua: «Se convinciamo tutti che uno vale uno, alla fine nessuno varrà più di un altro e ogni cosa, idee e persone, sarà perfettamente in¬tercambiabile, come se la si estraesse a caso da un maz¬zo di carte identiche. Occorre minare ogni principio di autorevolezza tra i pareri, dunque, affinché vero e falso non siano più distinguibili in base a chi li afferma, ma per farlo sarà essenziale demolire le figure pubbliche che hanno un’autorità morale o scientifica, cioè quelli che pensano di saperne più degli altri». E che magari lo sanno davvero.

Ancora una volta appare evidente che resistere passivamente ormai non basta più. Occorre davvero ribellarsi dicendo no a chi sta distruggendo ogni residuo di democrazia vera perché cosciente.

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