venerdì 31 agosto 2018

La democrazia dal volto umano

Contrariamente a quello che non pochi pensano, il primo compito di un leader democratico non è quello di vincere le elezioni successive; consiste, invece, nel difendere la democrazia, creatura preziosissima e sempre molto fragile; difenderla cercando di salvaguardare le sue istituzioni e di far vivere nella maniera migliore possibile i propri cittadini. Tenendo sempre presente che, in questa ricerca del vivere meglio, l’economia è importante, ma che non può essere elevata in posizione tale da mettere in pericolo, o addirittura da cancellare, l’etica e i suoi valori perché altrimenti, alla lunga, sarà proprio la democrazia a essere cancellata.

Dopo molti anni di silenzio su questo argomento primario, finalmente a sinistra si è ricominciato a parlare di futuro, perché quello smisurato presente che tutto sembrava assorbire, facendo dimenticare il passato e non progettare il domani, è diventato talmente brutto e pauroso da costringere a sforzarsi di uscirne al più presto. E anche, finalmente, a capire che bisogna muoversi in fretta perché di giorno in giorno diventa sempre più concreta la minaccia di perdere valori, diritti e democrazia, parole nobilissime che sembrano avere cambiato significato e sostanza nella bocca della destra estrema, violenta, razzista, xenofoba, capace di minacciare, come per Maria Lucis, se nascosta dalla moltitudine del branco, o dall’anonimato dei social network, incarnata da Salvini e dei suoi complici grillini che gli permettono di andare avanti sulla sua strada con un misto di voluttà di servilismo che si lega alla paura di perdere poltrone che hanno trovato di grande comodità, mescolata alla tradizionale presunzione e ignoranza che fa credere loro di sapere sempre più di chi davvero sa, che siano medici, scienziati, economisti; che fa sbertucciare le istituzioni facendo dire al loro capo, da un po’ abbastanza silenzioso per togliere se stesso e la Casaleggio Associati dalla luce dei riflettori, che i posti in Parlamento potrebbero essere addirittura estratti a sorte, negando in un sol colpo sia la democrazia, sia quella meritocrazia di cui Grillo si è sempre riempito la bocca, ma lasciandola evidentemente del tutto vuota.

Molti, per far capire cosa sta accadendo oggi, hanno tirato in campo il ricordo della Repubblica di Weimar che fu il prodromo della salita al potere di Hitler e del nazismo. Credo, però, che per capire come uscire da questa situazione, sia più opportuno dare un’occhiata all’invasione sovietica di Praga, di cui proprio in questo mese si è celebrato il cinquantesimo anniversario, e che è stata decisa per il timore del progetto politico di Dubcek che voleva instaurare quello che è stato definito il “comunismo dal volto umano”. Un progetto che, dal punto di vista di Mosca, era rivoluzionario e terribilmente destabilizzante, ovviamente non per il termine “comunismo”, ma per la specificazione “dal volto umano” che sottolineava come un’ideologia, pur nata per la ricerca della giustizia sociale, avesse bisogno di riacquistare quella umanità dalla quale si era allontanata per i burocratici calcoli di potere messi in campo da chi aveva in mano lo scettro del comando.

Probabilmente oggi, per sperare di uscire dal buio buco in cui siamo caduti, bisognerebbe applicare la specificazione “dal volto umano” al termine “democrazia” che ha visto deturpare il proprio volto, tanto da diventare non appetibile, se non proprio sgradita, dai tanti che ne hanno approfittato per fare i propri interessi in quella che è stata definita la “Prima Repubblica”, poi, più dichiaratamente, nel periodo berlusconiano, in quello renziano e, oggi, in quello del governo giallo-bruno, che è sicuramente il meno umano di tutti.

So bene che molti si adonteranno del fatto che abbia inserito Renzi (ma certamente non l’unico, a sinistra) tra i colpevoli di questo sfascio, ma credo sia necessario ricordarlo, visto che l’ex presidente del Consiglio continua a dire di interessarsi d’altro, ma a riempire giornali e televisioni di dichiarazioni che confermano il suo inalterato protagonismo. Su di lui, una considerazione e una domanda. La considerazione è che con il suo affannoso rincorrere la destra nella speranza di recuperare voti, Renzi ha distrutto il simbolo della sinistra e, come insegna l’etimologia che affonda le sue radici nella saggezza dell’antica Grecia, chi distrugge un simbolo (che deriva da syn-bállein, mettere insieme, unire) finisce inevitabilmente per evocare e materializzare il suo opposto, il diavolo (che deriva da dià-bállein, separare, dividere), quel demonio che sembra non aver ancora finito di distruggere quel popolo che aveva saputo trasformare alcuni sogni in realtà e che voleva materializzare ancora altre utopie. La domanda, invece, chiede di riflettere a cosa succederebbe oggi, se la riforma costituzionale e la nuova legge elettorale volute da Renzi fossero andate in porto e potessero essere usate oggi da Salvini per dilatare ulteriormente la sua prepotenza. Molti non vogliono, né possono dimenticarsene, e una presenza di Renzi e di altri che già hanno fallito diventerebbe una zavorra troppo pesante per lasciar decollare la rinascita di qualsiasi formazione di sinistra. Occorrono, invece, volti nuovi che sappiano adattare alla realtà idee vecchie, ma non desuete; che sappiano coniugare in progetti credibili la nuova società e tutti quei valori etici ai quali non è accettabile rinunciare. Forse sarebbe anche il caso di trovare anche un nome diverso da quello che è legato ormai a troppe sconfitte, ma l’importante, pur nell’epoca della apparenza, continua a essere il contenuto e non il contenitore. Ma bisogna riuscir a far capire anche questo e lo si può fare soltanto con un “volto umano”.

Ne parlo perché questo auspicato decollo è decisamente urgente e può essere possibile soltanto se, al di là degli uomini, ci sarà un recupero di quella umanità che si nutre di convinzioni, di valori e di ideologie. E, a proposito di questo, ormai appare evidente che nessuno è più integralista degli integralisti laici che dicono che tutte le ideologie devono essere annullate, combattute, distrutte. Sono come gli ateisti che non soltanto non credono in Dio, ma per negarne l’esistenza al di là di ogni dubbio, creano una propria religione che, tra l’altro, li rende liberi di cambiare atteggiamento ogni volta che lo desiderano.

E deve essere un recupero urgente perché non può bastare confidare nel tempo e nel fatto che ogni satrapia, nella vana convinzione della propria superiorità finisce per perdere i contatti con la realtà e per condannare se stessa. Pensate a quanto tempo e denaro viene oggi assorbito dalla crudele e inutile lotta contro l’accoglienza a detrimento di mille altri problemi reali, spinosi e più importanti e provate a ricordare come, sempre per motivi razzistici, i nazisti finirono per indebolire il proprio esercito privilegiando, nell’uso dei treni, i trasporti degli ebrei verso i campi di sterminioe togliendoli al rifornimento di materiali, munizioni e sussistenze ai soldati al fronte. Vien da dire che i razzisti vengono accecati da se stessi.

Non si può aspettare perché i disastri aumentano ogni giorno in progressione geometrica, ma anche perché la prima cosa da fare è quella di ridare un volto umano e finalmente davvero partecipato alla democrazia. E questo lo si può fare benissimo fin da subito perché, se non siamo riusciti a evitare che rovinassero l’Italia, dobbiamo impegnarci al massimo perché dai nazionalismi e dai razzismi, dall’odio e dalla paura non venga travolta anche la già fragile Europa per la quale si voterà in primavera. Rischierebbe di essere una strada senza ritorno.


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