martedì 6 marzo 2018

Utopie, esperienza e scorie

Del PD – di questo PD che sembra essere ancora di Renzi – mi interesserebbe ben poco se non fosse per il fatto che tra un po’ meno di due mesi qui si voterà per la Regione e per alcuni comuni, tra cui quello di Udine e che sarebbe il caso che non si ripetessero i risultati di domenica. Ed è in quest’ottica che mi sembra inconcepibile, oltre che inqualificabile, che quel partito continui a fare praticamente finta di niente a livello nazionale, dove Renzi, dopo aver dato dimissioni ma senza indicare la data, ha incolpato della sconfitta Mattarella, Gentiloni, gli altri ministri, i vertici del partito che non appartengano alla cerchia dei suoi amici intimi; tutti, tranne se stesso. Ma anche a quello regionale in cui la Serracchiani dà davvero le dimissioni dalla segreteria nazionale, ma sia perché tra non molto decadrà automaticamente dalla presidenza regionale, sia in quanto non vede più motivi logici per stare attaccata a un Renzi ormai comunque alla fine della corsa e che, del resto, l’aveva già scaricata a suo tempo togliendole la vicesegreteria.

E, sempre a livello regionale, appariva ancor più deprecabile, l’atteggiamento di reiterata cecità politica della segretaria regionale del PD, Antonella Grim, che escludeva di dare le dimissioni, dando, così, un concreto segno di discontinuità per riportare il PD nel suo territorio politico di origine, cioè il centrosinistra. Va capito che rinnegare quel che è stato, per la Grim è stato come rinnegare se stessa, anche se, in realtà, è sempre stata soltanto – come hanno dimostrato anche le sue dimissioni tardive – la portavoce di Debora Serracchiani che, a sua volta era la portavoce di Matteo Renzi; ma l’idea che un PD disastrato predicasse umiltà mantenendo, però, la solita spocchia e che cercasse un accordo con la sinistra predicando la necessità di unione, solo nel senso di voto utile e non mettendo neppure in dubbio il proprio candidato scelto in casa, né il proprio programma che altro non è che la continuazione di quello, davvero non proprio esaltante, del quinquennio appena concluso, lasciava prevedere un’altra passeggiata per la destra. Ora, però, il pericolo non è ancora assolutamente escluso.

Se, infatti, a Udine, per le comunali, qualche passo in avanti il PD lo ha fatto, anche se resta ancora il non trascurabile ostacolo rappresentato dal fatto che per molti tracciare una croce anche sul simbolo del PD sarebbe probabile causa di una forte orticaria intellettuale, in regione, questo finora non è accaduto: lì hanno continuato a dire che «quella sarà un’altra partita», come se il responso delle urne di domenica non contasse niente, come se non fosse accaduto che il centrodestra ha fatto il pieno vincendo in tutti i collegi uninominali della regione.

Sembra fortunatamente esclusa l’eventualità che Rosato possa offrirsi per aiutare nelle scelte politiche regionali da qui al 29 aprile. Fortunatamente, infatti, sembra sia già molto occupato a fare ulteriori danni a livello nazionale. A riprova del pericolo che costituirebbe anche per la regione, basterebbe ricordare la sua acutezza e lungimiranza politica, dimostrata ancora una volta quando, dopo il disastro, rispondendo a una domanda sui difetti della legge elettorale che porta il suo nome, ha detto che «Abbiamo individuato che c’è stata una fatica, ai seggi, nella trascrizione del talloncino antifrode». Tutto qua, a riprova dell’inesausta cupidigia della dirigenza del PD renziano di prendere in giro gli elettori, infischiandosene delle conseguenze.

Ma sarebbe assurdo dimenticare che anche a sinistra le cose non sono andate bene. Ho già accennato all’incomprensibile ritardo con cui i fuoriusciti dal PD hanno deciso di diventare tali e di fondare MDP; al fatto che una fusione tra partiti è quasi impossibile se il tentativo avviene nell’imminenza di elezioni; a una campagna elettorale che non c’è mai stata e che non ha mai messo le idee della sinistra a contatto con i cittadini; a una compilazione delle liste che ha dato l’idea di seguire le necessità dei maggiorenti dei partiti più che quelle del partito stesso che spesso meglio sono state espresse da giovani sui quali sarà obbligatorio, oltre che logico, scommettere per il domani.

Ed è proprio su quest’ultimo punto che vorrei spendere due parole in più. In regione il simbolo di Liberi e Uguali è andato meglio – o meno peggio – alla Camera che al Senato e questo non può non far pensare che in questo momento gli ideali di sinistra riescano a fare più breccia tra i giovani che tra gli anziani. Forse noi, che giovani più non siamo, abbiamo accumulato maggiori esperienze, probabilmente siamo più capaci di sognare utopie che per tanti anni abbiamo vagheggiato senza riuscire quasi mai a realizzale, ma questi due teorici vantaggi hanno portato con loro anche tante scorie che si sono depositate nella nostra testa e nel nostro cuore senza riuscire a essere eliminate del tutto.

Tutto questo probabilmente a noi ha tarpato – poco o tanto che sia per ognuno – le ali di quell’entusiasmo che ai giovani, invece, non manca. E a questo punto proprio la nostra esperienza e le nostre utopie dovrebbero essere lo stimolo a farci capire che è ai giovani che dobbiamo lasciare più spazio e più campo soprattutto per far capire al mondo che la sinistra non se ne sta andando con quelli che l’hanno praticata fin da quando erano giovani e non facevano minimamente caso al fatto che qualcuno dei “benpensanti” potesse considerare “sinistra” una brutta parola.

Poi le utopie e le esperienze saranno sempre a loro disposizione, quando lo vorranno. E non dico “se lo vorranno”, sia perché sono sicuro che, senza le scorie che appesantiscono noi, loro non sprecheranno alcuna opportunità, sia in quanto devo ancora conoscere qualcuno che riesca a farci stare zitti, e, quindi, continueremo a parlare, a scrivere, ad agire, a vivere e a votare sempre ben attenti a non tradire noi stessi e i nostri valori.


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