giovedì 20 aprile 2017

Per la contradizion che nol consente

Nel XXVII canto dell’Inferno Dante si fa narrare da Guido da Montefeltro come alla sua morte fossero apparsi San Francesco, che voleva portare la sua anima in cielo, e il diavolo che si era opposto con un ragionamento descritto in una terzina magistrale: «ch’assolver non si può chi non si pente, / né pentere e volere insieme puossi / per la contradizion che nol consente». E che il diavolo, dopo aver detto al neo–dannato con irridente scherno «Forse / tu non pensavi ch’io löico fossi!», lo portò davanti a Minosse.
Ecco, il problema è che oggi, al di là del diavolo, che speriamo non sia presente, di “löici” sembrano essercene in giro davvero pochi, visto che “la contradizion” consente, eccome. Anzi, che la maggior parte della gente di queste incoerenze ormai non si accorge neppure più.

Pensiamo ad alcune cose che accadranno il 25 aprile che anche quest’anno si presenta con assenze e polemiche. A Roma, per esempio, al corteo principale non parteciperà la Comunità ebraica che ricorderà la Liberazione con una propria manifestazione separata, di fronte all’allora sede della Brigata Ebraica. Il motivo? Semplice: si rifiutano di partecipare a un corteo nel quale sfilano anche i rappresentanti della Comunità palestinese che, secondo la Comunità ebraica, è erede «del Gran Mufti di Gerusalemme che si alleò con Hitler». Sembra difficile che qualcuno possa annotare che del Gran Mufti di Gerusalemme molto probabilmente i palestinesi che sfileranno martedì non sanno quasi nulla. E sembra anche abbastanza contraddittoria la dichiarazione di Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma: «L’Anpi che ci paragona a una comunità straniera è fuori dalla storia e non rappresenta più i veri partigiani. Oggi c’è bisogno di celebrare il 25 aprile senza faziosità e senza ambiguità, una festa di chi crede nella Costituzione e nei valori dell’antifascismo».

Una richiesta di non faziosità che si nutre proprio di faziosità, intesa come convinzione di essere - loro e il governo di Benjamin Netanyahu - depositari della verità a prescindere, tanto da avere la convinzione di poter essere in grado di sceverare i “veri partigiani” da quelli posticci. Proprio come aveva fatto Maria Elena Boschi quando aveva lanciato la propria scomunica contro l’Anpi rea di voler difendere la Costituzione contro le mire di Renzi che chiedeva più governabilità in cambio di meno democrazia.

E, a dire il vero, sembra proprio che il PD non abbia cambiato strada visto che quello capitolino non sarà alla manifestazione dell’associazione dei partigiani. «Purtroppo ancora una volta a Roma il corteo dell’Anpi è diventato elemento di divisione quando dovrebbe essere invece l’occasione di unire la città intorno ai valori della resistenza e dell’antifascismo. Per questo, come già l’anno passato, non parteciperemo", spiega Matteo Orfini, giovane turco che tanto giovane più non è, ma turco sempre di più, vista la piega imposta da Erdogan.

E, senza andare tanto lontano, pensiamo a cosa accadrà in piazza Libertà a Udine dove a fare l’orazione ufficiale sarà sempre quello stesso sindaco Honsell che tante volte ci aveva commossi per le parole e i toni usati nel difendere la Costituzione come splendido e irrinunciabile frutto della lotta di Resistenza e che, pochi giorni dopo aver raccomandato pubblicamente, in sala Ajace, di leggere libri che chiaramente indirizzavano verso il No, ha dichiarato coram populo di abbracciare le tesi del Sì e si è anche impegnato a tentare di far vincere le idee di Renzi, Boschi e Serracchiani.

Sono divisivo nel ricordare questi fatti alla vigilia della celebrazione della Liberazione? Credo di no perché la successione dei fatti nella condotta di Honsell non è in discussione e perché mi sembra bizzarro, se non del tutto lontano dal concetto di “löico” affidare l’orazione ufficiale per la Resistenza a chi voleva cancellarne quel frutto che egli stesso, fino all’anno scorso, definiva il più prezioso.

E, poi, divisivo cosa vuol dire? Vorrei ricordare che essere partigiano voleva e vuol dire prendere parte. E che è negli anfratti dell’equidistanza che si annidano i germi che, spesso soltanto per piccini desideri di tranquillità, finiscono per far ammalare le società di disinteresse e, con questo, per spalancare le porte alle scorribande di coloro che si fanno passare per uomini forti, in grado di risolvere i problemi di tutti, mentre spesso lo fanno soltanto per risolvere i propri.

Ancora una volta va ricordato che la Resistenza non è di tutti. Non era di Berlusconi che cacciava dalla Rai il partigiano Enzo Biagi; non è di coloro che adesso vorrebbero che dimenticassimo che il 4 dicembre la Costituzione è rimasta a difenderci nonostante i loro attacchi.

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