giovedì 16 marzo 2017

La sorpresa sorprendente

Non fosse per il fatto che distrazione e smemoratezza sono diventate caratteristiche distintive della nostra società, risulterebbero quasi incredibili la sorpresa, e il conseguente risalto mediatico, causati da un paio di frasi pronunciate da Papa Francesco durante l’udienza generale in piazza San Pietro.

Dopo aver detto di rivolgere «un pensiero speciale» ai lavoratori di Sky che sono in ambasce davanti a un cosiddetto “progetto di ristrutturazione” che, tra l’altro, prevede oltre 200 licenziamenti, il Pontefice, dopo aver affermato che è necessario «fare di tutto perché ogni uomo e ogni donna possa lavorare e così guardare in faccia gli altri con dignità», ha denunciato con forza che «chi per manovre economiche, per fare negoziati non del tutto chiari chiude fabbriche, chiude imprendimenti lavorativi e toglie il lavoro agli uomini, fa un peccato gravissimo».

La sorpresa e il risalto sono a loro volta sorprendenti sia perché non è la prima volta che Papa Bergoglio tocca questi temi con i medesimi toni di accorato sdegno, sia in quanto, già da prima che Leone XIII lo ricordasse esplicitamente nell’enciclica “Rerum novarum” del 1891, da sempre, tra i «peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio per la loro straordinaria malizia» ci sono «opprimere i poveri» e «defraudare della giusta mercede i lavoratori».

Quindi non è che tutt’a un tratto la dottrina sociale della Chiesa sia cambiata sotto la spinta di un gesuita socialmente sensibile, ma soltanto che quella dottrina è stata finalmente recuperata e nuovamente messa in evidenza perché, dopo decenni in cui non se ne sentiva più parlare nei catechismi scolastici o parrocchiali, nessuno possa più accampare la scusa della “ignorantia legis” che comunque, anche in questo caso, “excusatio non est”.

Tragicamente divertenti sono gli effetti di queste frasi sulla gran parte del mondo politico italiano che questa volta non si affretta minimamente a commentare entusiasticamente, a scopi elettoralistici, le parole che arrivano dal Vaticano.

Non fosse per il ricorrente impegno a favore di banche e grossi imprenditori e a scapito di cittadini e lavoratori, e per la promulgazione del cosiddetto Job’s Act, si potrebbe quasi ipotizzare che finalmente la politica italiana stia affrancandosi dall’accusa di essere “confessionale” per diventare davvero “laica”, ma non preoccupatevi: l’atteggiamento nei confronti delle famiglie anche parzialmente non tradizionali, o quello nei confronti del “fine vita”, rassicura sul fatto che i sedicenti cattolici dichiaratamente osservanti e praticanti, ma anche i sedicenti “atei devoti” non hanno perduto il collegamento con una parte importante e porporata del potere di oltre Tevere.

È che, nonostante tutta la devozione possibile, mettere in pratica l’articolo 1 della nostra Costituzione è cosa che va oltre le loro forze perché comporterebbe una ridistribuzione delle ricchezze e per loro, se la ridistribuzione non va nella direzione gradita, la cosa sarebbe davvero contro natura.

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