sabato 31 dicembre 2016

Il concetto e l’abuso

La Corte Costituzionale non ha ancora deciso sull’ammissibilità, o meno, dei referendum sul Jobs Act, ma da parte degli affezionati sostenitori della legge renziana sul lavoro, è già cominciata la campagna referendaria soprattutto sul tema dei voucher che sono balzati in primo piano con il loro inarrestabile moltiplicarsi e che, in pratica, hanno legalizzato la precarietà, mentre non sono riusciti a sconfiggere, ma probabilmente neppure a ridurre, il lavoro nero.

Ora l’attività dei sostenitori del Jobs Act, Ichino in testa, è tutta concentrata a nel far appuntare l’attenzione generale soltanto sugli incontestabili abusi commessi dai cosiddetti datori di lavoro, sottintendendo, in pratica, che soltanto gli abusi vanno messi in discussione, mentre il voucher sarebbe un’ottima soluzione per regolamentare il lavoro. Ma non è questo il punto perché gli abusi devono essere perseguiti dalle forze dell’ordine e valutati dalla magistratura, mentre è proprio il concetto di voucher – così com’è concepito nella legislazione vigente – che deve essere sottoposto al giudizio degli elettori.

E allora ricordiamo cosa sono questi voucher che sono stati introdotti, come strumento di lavoro occasionale, nel 2003 dal secondo governo Berlusconi e poi sono stati inquadrati per la prima volta dalla Legge Biagi e successivamente limitati nell’utilizzo dal secondo governo Prodi nel 2008. Il quarto governo Berlusconi ne ha esteso l’utilizzo a tutti i soggetti nel 2010 e poco tempo dopo vi è stata una loro totale liberalizzazione di utilizzo con il governo Monti, liberalizzazione ulteriormente rafforzata dal Governo Renzi che ha innalzato i limiti da 5.000 a 7.000 euro annui e ha eliminato dalla legge la dicitura «di natura meramente occasionale» che era l’essenza del buono lavoro. Attualmente, il valore del voucher è di 10 euro di cui 7,50 vanno, netti, al prestatore d’opera, mentre il resto sono contributi Inps e Inail.

Ora, da settembre, per tentare di frenare evasione ed elusione, è obbligatorio l'invio di un SMS all'Inps da parte del committente almeno un'ora prima della prestazione per tentare di impedire usi fraudolenti, come pagare con voucher solo una piccola parte del compenso e il resto corrisponderlo in nero.

Entrando nel merito della loro legittimità, dunque, sono da mettere in rilievo almeno due cose.

La prima riguarda il fatto che un simile tipo di lavoro sta stravolgendo i diritti delle persone perché il lavoratore viene assimilato a una merce che si può acquistare velocemente dal tabacchino e che può essere abbandonata senza alcuna fatica appena non serve più. Una specie di affinamento e di ammodernamento della schiavitù: “schiavitù 2.0” direbbero quelli che amano farsi vedere moderni usando locuzioni diventate luoghi comuni. Ma in realtà questa, per certi versi, è addirittura peggio della vecchia schiavitù perché una volta il padrone assicurava comunque vitto, alloggio e una certa cura che mirava a mantenere la validità e, quindi, il valore di un proprio patrimonio. Oggi il datore di lavoro occasionale non deve avere responsabilità di sorta e cibo, tetto e cura sono a pieno carico di chi, con i voucher, deve tentare di sopravvivere: non per nulla sono 11 milioni – e sono in continua crescita – gli italiani che, nel campo della salute, hanno dovuto rinunciare alla prevenzione, o addirittura alla cura.

La seconda constatazione riguarda il fatto che i 7,50 euro di corresponsione oraria sono uguali per tutti: per i laureati assunti a termine per realizzare il business plan di una piccola azienda, come per la persona incaricata di raccattare le foglie secche in un parco. E questa aberrante idea di parificare tutto al livello più basso possibile è stata partorita proprio da coloro che per decenni si sono riempiti - e si riempiono - la bocca con la parola “meritocrazia”. E poi si lamentano, stupiti, se i giovani tendono sempre più a emigrare; oppure cercano di negare questa realtà parlando di «mitizzazione della fuga dei cervelli».
Insomma, non è che, eliminando l’abuso, il concetto di voucher possa diventare accettabile. Rimane sempre una negazione del significato di lavoro come fonte di dignità personale e una deincentivazione alla crescita culturale e professionale individuale.


Anche sotto questo punto di vista, tantissimi auguri a tutti. Ne avremo davvero bisogno.

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