giovedì 5 maggio 2016

L’articolo 21 esiste ancora

Periodo non semplice per Renzi. Da una parte i magistrati accolgono il suo sfottente invito a emettere sentenze e condannano a tre anni di reclusione per evasione fiscale il segretario regionale del PD sardo, Renato Soru, che si dimette subito dalla sua carica politica.
 
Dall’altra, riguardo al caso dell’arresto del sindaco PD di Lodi, Simone Uggetti, arrestato per turbativa d'asta, ripete che il PD non vuole assolutamente intralciare la magistratura, ma intanto il membro laico del PD, Giuseppe Fanfani, definisce le misure adottate «ingiustificate e comunque eccessive» e si dice intenzionato a chiedere l'apertura di una pratica al CSM per verificare «la legittimità dei comportamenti tenuti e dei provvedimenti adottati» dalla magistratura. Poi, dopo che la Giunta Esecutiva Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati fa sapere di ritenere «le dichiarazioni rese oggi dal membro laico del Csm Giuseppe Fanfani un'indebita interferenza nel procedimento in corso presso gli uffici giudiziari di Lodi», fa marcia indietro. Ma non sfugge a nessuno che Fanfani è stato sindaco di Arezzo, che è molto amico di Maria Elena Boschi e uno dei più grandi “difensori” di Banca Etruria, e che è stato lo stesso Renzi a indicarlo per l’elezione al CSM. Quindi, appare piuttosto strano che possa essersi reso responsabile di un’alzata d’ingegno personale non in sintonia con le sue importanti amicizie.

Ed è ancora il rapporto con la magistratura a procurargli mali di testa visto che il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che sicuramente non agisce senza il beneplacito del suo capo, chiede al vicepresidente del Csm, Legnini, «un incontro formale per un chiarimento» sulla vicenda di un’intervista del consigliere del CSM Piergiorgio Morosini pubblicata dal Foglio e smentita dal consigliere stesso. Lo ha detto lo stesso Legnini durante il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura che ha discusso la vicenda. «Sono inaccettabili gli attacchi a esponenti di governo e Parlamento», ha detto Legnini.

Quale attacco, pur smentito, sarebbe stato portato da Morosini, ex Gip a Palermo e oggi consigliere del CSM in quota Magistratura democratica? Ha annunciato che parteciperà attivamente alla campagna per il No al referendum costituzionale e ha spiegato: «Bisogna guardarsi bene dal rischio di una democrazia autoritaria. Un rapporto equilibrato tra Parlamento e organi di garanzia va preservato. Per questo occorre votare No a ottobre».

Non si vede alcun attacco «a esponenti di governo e Parlamento», a meno che l’attacco non si riferisca al fatto che Renzi ha annunciato che se ne andrà se la sua riforma costituzionale sarà respinta e che, quindi, annunciare di lavorare per salvare l’attuale Costituzione e per far votare contro la riforma Renzi–Boschi coincide con l’annunciare di essere contro Renzi e il suo governo. Ma, tra l’altro, forse ingenuamente, questo ci sembra ancora legittimo.

Probabilmente, affascinato da quei vecchi cartelli che si trovavano sul davanti dei tram – «Non disturbare il manovratore» – e nella fretta di far applicare questo concetto anche nel governo della Repubblica italiana cancellando dalla Costituzione ogni possibile fastidio derivante dall’opposizione e dagli organi di garanzia, Renzi si è dimenticato, almeno per il momento, di por mano anche all’articolo 21 che per ora resta inalterato e che comincia – merita ricordarlo – con queste parole: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».

E, fino a prova contraria, anche i magistrati sono cittadini come gli altri e, quindi, come gli altri, hanno diritto di pensiero e di parola.

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