domenica 21 febbraio 2016

Libertà di coscienza

I falsari più pericolosi sono quelli che manipolano, per loro tornaconto, le parole e, purtroppo, il mondo della nostra politica è zeppo di esempi in tal senso. Uno dei travisamenti più evidenti, è stato ripetuto, riferendosi al tormentato iter della legge sulle Unioni civili, dal presidente del PD Matteo Orfini che ha affermato, con l’aria di chi è stato incredibilmente democratico e magnanimo: «Abbiamo lasciato ai nostri senatori libertà di coscienza».

È una frase assurda per svariati motivi. Intanto, già a livelli di concetti di base, la libertà non può essere concessa, ma, se esiste, c’è perché è stata conquistata. E poi, o la coscienza è naturalmente libera, o non è coscienza, ma soltanto obbedienza a dettami che provengono dal di fuori della propria mente e del proprio cuore.

Il fatto è che Orfini, come altri suoi colleghi, usa questa frase che non sta logicamente in piedi perché non può usare le parole che, invece, vorrebbe dire e che, cioè, in questo caso il PD accetta di non far pesare un “vincolo di mandato” che, invece, in altre occasioni – come per l’Italicum – dal PD è stato imposto. E non può utilizzare questo concetto perché espressamente negato dalla Costituzione che, all’Articolo 67, prescrive: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».

A tale proposito, vale la pena di ricordare un’altra perla detta a suo tempo del convertito presidente Orfini: «La libertà di coscienza non ci può essere sulla legge elettorale, che è un tema politico». Come se gli argomenti politici fossero del tutto staccati dalla coscienza. Come se vedere varare una legge elettorale davvero truffa, che toglie proporzionalità e rappresentatività, non sollevasse problemi morali. Come se una legge come quella sul lavoro (il termine Jobs Act serve solo a confondere le idee) che toglie certamente molti diritti a tanti per darne forse alcuni a pochi, non potesse sollevare problemi di coscienza. E così via esemplificando.

Merita ricordare che l’articolo 67 è stato scritto e concepito per garantire la libertà di espressione a deputati e senatori che non devono essere vincolati da alcun mandato né verso il partito, né verso gli elettori con i quali il vincolo ha la natura di responsabilità politica. 

Va notato anche che la norma dell’articolo 67 non è un’esclusiva della Costituzione italiana, ma è comune alla quasi totalità delle democrazie rappresentative, visto che il vincolo di mandato attualmente esiste soltanto in Portogallo, a Panama, in Bangladesh e in India.

Pensateci: se il vincolo di mandato esistesse, la stessa esistenza del Parlamento avrebbe poco senso. Come vagheggiava Berlusconi, infatti, basterebbe riunire i capigruppo con il numero di teorici eletti che portano con sé in dote per effettuare una somma e vedere se una legge è approvata, oppure no. Con un partito che possiede la maggioranza assoluta, magari grazie al premio di maggioranza al partito previsto dell’Italicum, non serverebbe neppure effettuare la pantomima della riunione dei capigruppo: basterebbe che decidesse direttamente il segretario del partito di maggioranza. Vi ricorda niente?

Qualcuno – come i grillini che vogliono imporre multe economiche salatissime a chi non ubbidisce ai comandi del capo – sostengono che si deve lottare contro il trasformismo. Ma non viene loro - e ad altri - il dubbio che la causa dei ribaltoni, come disse Sartori, non sia affatto l'articolo 67 della Costituzione, ma piuttosto le pessime leggi elettorali che cancellano il rapporto tra elettore ed eletto delegando la scelta alle segreterie di partito che possono poi controllare i deputati e i senatori tramite la minaccia delle non rielezione?

Sarebbe ora di capire che ogni volta in cui la politica invoca tagli alle spese sugli aspetti istituzionali, in realtà desidera tagli alla democraticità della vita nella nazione. E le norme volute da Renzi, che a ottobre saranno sottoposte a referendum costituzionale, vanno proprio in questo senso e proprio per questo devono essere rifiutate.


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