giovedì 25 febbraio 2016

Il vero interesse

Un dispaccio di agenzia Askanews, lanciato ieri pomeriggio alle 16.31, registra l’esultanza di Alfano dopo aver visto accettare da Renzi la propria tesi sulle Unioni civili. Ma il segretario dell’Ncd va oltre: «In questo momento – sottolinea – manca il motore centrale del centrodestra che una volta era il Pdl, Fi, Berlusconi. Oggi non c’è più perché si è inceppato. Ma i programmi realizzati con il governo Renzi vengono dal programma del centrodestra: la responsabilità civile dei magistrati, la tassa sulla prima casa, l’articolo 18, il bonus famiglie, l’elevazione del limite ai contanti, la difesa della famiglia tradizionale e costituzionale. Ncd ha avuto un ruolino di marcia di straordinaria importanza in questo governo. Se prendete il programma del Pdl del 2013 e lo confrontate con le cose realizzate con questo governo, in due anni e mezzo, sembra che abbia governato il Pdl».
 
Sul voto di fiducia chiesto da Renzi sulle Unioni civili interviene anche Verdini, altro teoricamente strano alleato di Renzi, che – come riporta il Corriere – considera il voto di fiducia solo una fase di passaggio rispetto al processo che considera «inarrestabile»: «Ci vorrà ancora un po’ di tempo», spiega, proiettandosi già verso la campagna referendaria d’autunno, quando l’alleanza nel fronte del sì con Renzi sancirà il completamento dell’operazione. L’avvicinamento – ribadisce – non è solo conseguenza dei numeri parlamentari, ma è il frutto di una nuova stagione di cui il premier è interprete. «Renzi – afferma Verdini – è il liberatore del Pd. Sì, certo, in quel partito la tradizione continuerà a essere rispettata, ma è in atto un cambiamento sociale prima ancora che politico nel suo stesso blocco di riferimento. Guardate ragazzi che gli elettori del Pd sono più a destra di noi».

È evidente che del tema della legge sulle Unioni civili ben poco è interessato a questi due che lo hanno considerato soltanto come un ottimo teatro di scontro per far aumentare il proprio potere. Ed è altrettanto ovvio che coloro che si illudono che contemporaneamente si possa essere renziani e nutrire ideali di sinistra, diranno che le dichiarazioni di Alfano e Verdini sono soltanto propaganda per dare peso al loro ruolo politico. Anche questo certamente incide, ma è secondario perché purtroppo entrambi citano fatti reali e tracciano strade future dalle quali Renzi non potrà assolutamente deviare se intende restare a ogni costo a palazzo Chigi, cosa che è del tutto e sempre più evidente.

Le consultazioni elettorali amministrative che arriveranno da qui a pochi mesi, anche nel caso dovessero registrare un tracollo di Renzi rispetto alle Europee degli 80 euro, farebbero aumentare ulteriormente alcune frizioni interne al partito, ma ben difficilmente porteranno a un cambio di segreteria e di governo.

Con molta maggiore attenzione bisogna guardare al referendum di ottobre. Sia perché è necessario far concentrare l’attenzione dei cittadini italiani sui rischi che correrebbero nel caso passassero le riforme costituzionali imposte da Renzi, evitando contemporaneamente di farsi distrarre dal tentativo di Renzi stesso di trasformarlo in un referendum sulla sua persona, sia perché – come prefigura Verdini – un successo dei sì coinciderebbe, oltre che con un deciso crollo di democraticità nel Paese, anche con la nascita del Partito della Nazione, tanto negato e tanto sognato dall’attuale presidente del Consiglio.

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domenica 21 febbraio 2016

Libertà di coscienza

I falsari più pericolosi sono quelli che manipolano, per loro tornaconto, le parole e, purtroppo, il mondo della nostra politica è zeppo di esempi in tal senso. Uno dei travisamenti più evidenti, è stato ripetuto, riferendosi al tormentato iter della legge sulle Unioni civili, dal presidente del PD Matteo Orfini che ha affermato, con l’aria di chi è stato incredibilmente democratico e magnanimo: «Abbiamo lasciato ai nostri senatori libertà di coscienza».

È una frase assurda per svariati motivi. Intanto, già a livelli di concetti di base, la libertà non può essere concessa, ma, se esiste, c’è perché è stata conquistata. E poi, o la coscienza è naturalmente libera, o non è coscienza, ma soltanto obbedienza a dettami che provengono dal di fuori della propria mente e del proprio cuore.

Il fatto è che Orfini, come altri suoi colleghi, usa questa frase che non sta logicamente in piedi perché non può usare le parole che, invece, vorrebbe dire e che, cioè, in questo caso il PD accetta di non far pesare un “vincolo di mandato” che, invece, in altre occasioni – come per l’Italicum – dal PD è stato imposto. E non può utilizzare questo concetto perché espressamente negato dalla Costituzione che, all’Articolo 67, prescrive: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».

A tale proposito, vale la pena di ricordare un’altra perla detta a suo tempo del convertito presidente Orfini: «La libertà di coscienza non ci può essere sulla legge elettorale, che è un tema politico». Come se gli argomenti politici fossero del tutto staccati dalla coscienza. Come se vedere varare una legge elettorale davvero truffa, che toglie proporzionalità e rappresentatività, non sollevasse problemi morali. Come se una legge come quella sul lavoro (il termine Jobs Act serve solo a confondere le idee) che toglie certamente molti diritti a tanti per darne forse alcuni a pochi, non potesse sollevare problemi di coscienza. E così via esemplificando.

Merita ricordare che l’articolo 67 è stato scritto e concepito per garantire la libertà di espressione a deputati e senatori che non devono essere vincolati da alcun mandato né verso il partito, né verso gli elettori con i quali il vincolo ha la natura di responsabilità politica. 

Va notato anche che la norma dell’articolo 67 non è un’esclusiva della Costituzione italiana, ma è comune alla quasi totalità delle democrazie rappresentative, visto che il vincolo di mandato attualmente esiste soltanto in Portogallo, a Panama, in Bangladesh e in India.

Pensateci: se il vincolo di mandato esistesse, la stessa esistenza del Parlamento avrebbe poco senso. Come vagheggiava Berlusconi, infatti, basterebbe riunire i capigruppo con il numero di teorici eletti che portano con sé in dote per effettuare una somma e vedere se una legge è approvata, oppure no. Con un partito che possiede la maggioranza assoluta, magari grazie al premio di maggioranza al partito previsto dell’Italicum, non serverebbe neppure effettuare la pantomima della riunione dei capigruppo: basterebbe che decidesse direttamente il segretario del partito di maggioranza. Vi ricorda niente?

Qualcuno – come i grillini che vogliono imporre multe economiche salatissime a chi non ubbidisce ai comandi del capo – sostengono che si deve lottare contro il trasformismo. Ma non viene loro - e ad altri - il dubbio che la causa dei ribaltoni, come disse Sartori, non sia affatto l'articolo 67 della Costituzione, ma piuttosto le pessime leggi elettorali che cancellano il rapporto tra elettore ed eletto delegando la scelta alle segreterie di partito che possono poi controllare i deputati e i senatori tramite la minaccia delle non rielezione?

Sarebbe ora di capire che ogni volta in cui la politica invoca tagli alle spese sugli aspetti istituzionali, in realtà desidera tagli alla democraticità della vita nella nazione. E le norme volute da Renzi, che a ottobre saranno sottoposte a referendum costituzionale, vanno proprio in questo senso e proprio per questo devono essere rifiutate.


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venerdì 19 febbraio 2016

Atrazina e democrazia

Sul caso dello stop alla legge sulle unioni civili, merita riportare quello che ha scritto Roberto Saviano su Facebook: «Sul Ddl Cirinnà, al Senato lo spettacolo più ignobile. Il Pd che non sa cosa significhi trovare un accordo per il bene di questo Paese. Partito di beghe e franchi tiratori, unito solo per difendere sodali. Un'opposizione morta e retrograda, che propone emendamenti ridicoli dettati da vuoto conservatorismo. E il Movimento 5 stelle che ha dato prova di essere incapace di comprendere, al di là di ciò che teoricamente sembra giusto o sbagliato, quel che davvero conta». Nulla da eccepire anche perché nulla di tutto questo sorprende. Ma cominciamo dalla fine.

I grillini sono ottusamente schiavi della loro rigidità: a suo tempo non sono riusciti a capire che quasi mai si può ottenere tutto e subito e hanno scelto di continuare a vantarsi di una loro teorica “purezza” senza capire che il conto delle loro scelte lo stavano facendo pagare ad altri. Proprio come questa volta in cui sono tutti coloro che non sono sposati in maniera tradizionale che devono continuare a non poter godere di alcuni loro diritti umani inalienabili perché per Grillo e sodali è più importante non contaminarsi che costruire qualcosa che sia utile a tutti.

Leghisti, alfaniani, berlusconiani e destra assortita continuano a ritenersi furbi nel presentare migliaia di emendamenti idioti, senza senso e costruiti in gran numero macchinalmente con il computer, con l’unico apparente scopo di voler far inceppare la macchina legislativa. Dico “apparente” perché è già assodato il fatto che i sistemi per ovviare a questa follia ci sono, anche se sono altrettanto violenti e inqualificabili dal punto di vista istituzionale. L’unico loro vero scopo è far vedere che ci sono ancora, anche se nulla riescono a combinare.

Il Pd renziano non soltanto non sa trovare un accordo tra due anime che sono sempre più divise, arcigne e lontane tra loro, ma sta mettendo in mostra quanto una democrazia possa essere sbeffeggiata e umiliata con quelle forzature istituzionali che hanno, come unica caratteristica comune, quella di innescare una spirale di degenerazione democratica in cui diventa sempre più importante l’astuzia e sempre meno la legalità. Con l’aggravante, poi, che se le regole costituzionali rendono evidentemente inaccettabili certi trucchetti, non ci si rassegna a rinunciare ai trucchetti, ma si punta a togliere l’impiccio. Nel caso del cosiddetto “canguro”, o “supercanguro” che permette di cancellare in un sol colpo ogni emendamento, anche quelli seri, l'impiccio è l’articolo 72 della Costituzione.

Ed ecco che ora si parla proprio di cambiare prossimamente l’articolo 72 della Costituzione perché giustamente non accetta la legittimità della cancellazione di un intero dibattito parlamentare. E questo la dice lunga anche sulle riforme costituzionali sulle quali saremo chiamati a esprimere il nostro voto a ottobre: riforme che non pensano minimamente all’allargamento della democrazia, ma soltanto alla comodità procedurale di chi governa.

Cambiare la Costituzione per la propria comodità mi ricorda molto da vicino la vicenda dell’atrazina nella nostra regione: quando i politici si sono accorti che era troppo fastidioso riuscire a far mantenere le concentrazioni nell’acqua di questo diserbante al di sotto del livello di pericolosità, hanno deciso, molto più comodamente, di innalzare questo livello, rendendo burocraticamente l’acqua potabile, anche se la sua tossicità reale era inaccettabile.

Così – se le riforme costituzionali volute da Renzi passeranno – la nostra Costituzione sarà burocraticamente perfettamente a posto, ma soltanto con la carta su cui è scriutta, perché la tossicità della nostra democrazia sarà terribilmente più elevata.


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martedì 16 febbraio 2016

Europa, da sogno a incubo

Troppo spesso si è rimasti in silenzio, per convenzionale pudore, o per malinteso rispetto, o per paura di idolatrica blasfemia, o per non portare acqua a detestabili mulini altrui, o per stupido timore di creare danni maggiori davanti a cose che, invece, avrebbero dovuto essere dette chiaramente.
Un esempio su tutti potrebbe essere rappresentato dal generale silenzio sul comportamento del presidente emerito Giorgio Napolitano, fondamentale in svariate operazioni che mi hanno lasciato l’amaro in bocca: dal salvataggio di Berlusconi con la concessione di un incredibile ritardo di un mese – ottimo per gli acquisti – per il voto di fiducia, al ripetuto ricorso a presidenti del Consiglio non eletti da nessuno, a per me indigeribili silenzi alternati ad ancor più indigesti fervorini.

Altro esempio, sul quale è bene ora dire qualcosa è quello dell’Europa che, un po’ come il PD, sta disfacendosi e perdendo le sue caratteristiche, facendo finta, però, di restare sempre se stessa. E quello che credo sia da dire è che di quell’Europa che si sta prefigurando non soltanto potremmo fare benissimo a meno, ma che, anzi, sarebbe il caso di distruggerla scientemente, ripartendo poi da zero e rimettendo insieme quelli – cho non sono pochi – che ancora credono ai suoi utopici valori fondanti che sono soprattutto la pace, il rispetto, la tutela e l’allargamento dei diritti umani di tutti e una progressiva riduzione dei poteri dei vari Stati nella prospettiva di un nuovo Stato sovranazionale, che mantenga le proprie divisioni – se proprio si deve – magari soltanto per gli impegni sportivi delle vecchie “nazionali”.

Come si fa a parlare ancora di Europa riferendosi a un’Unione che sembra disposta, pur di non vedere l’uscita di un Regno Unito decisamente conservatore ed egoista e già da sempre euroscettico, a giocare al ribasso su se stessa, riducendo le caratteristiche comuni e ridando forza agli egoismi dei vari membri?

Come si fa a parlare ancora di Europa riferendosi a un’entità che è rigorosissima sui parametri economici, tanto da arrivare vicinissima all’espulsione di uno dei suoi membri idealmente più importanti, la Grecia, mentre non ha speso mezza parola sul vecchio caso della Polonia che voleva reintrodurre la pena di morte, o su quelli attuali dell’Ungheria, della Slovacchia, della Repubblica Ceca e sempre della Polonia, che non soltanto alzano muri di cui anche altri accarezzano l’idea, ma applicano regole razzistiche nei confronti di gruppi di persone e non di singoli individui, colpevolizzando aprioristicamente l’appartenenza a una nazionalità, a una lingua, a un’etnia, a una religione?

Come si fa a parlare ancora di Europa, se la politica di questo continente ormai sa parlare soltanto di economia e finanza e se all’economia e alla finanza vanno subordinate anche la solidarietà, la dignità, la giustizia, il lavoro, la vita stessa delle persone? Se una vita ha un valore economico da sottoporre al conteggio di costi e benefici, allora anche la guerra potrebbe tornare ad avere una sua validità economica e, quindi, in questa società vergognosa può diventare di nuovo accettabile.

Mi interessa poco che Renzi batta i pugni sul tavolo per ottenere maggiore flessibilità sui bilanci: mi interesserebbe molto di più se non stesse cautamente zitto davanti ai soprusi di molti Stati membri nei confronti di coloro che scappano dalle guerre e dalle sopraffazioni.
Vorrei ripetere un concetto che ho già avuto modo di esprimere: salvare vite umane costa, ma se qualcuno riesce a fissare una cifra oltre la quale salvare una vita diventa inaccettabile, con quella persona non voglio avere alcun rapporto.

Far sapere a tutto il mondo com’è davvero questa Europa di cui purtroppo non vedo più con orrore una possibile fine, potrebbe forse davvero bloccare l’esodo di chi spera di trovare qui da noi un mondo migliore. Una volta era davvero migliore e spero possa diventarlo presto di nuovo, ma per il momento non è davvero così.

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