Verdini e i suoi
diventano determinanti al Senato per dare via libera alla riforma
costituzionale e Renzi, ineffabile, afferma che si tratta soltanto di
una cosa casuale e che non per questo Verdini entra in maggioranza. Ma
circa ventiquattr’ore dopo i verdiniaini sono “premiati” con tre
vicepresidenze di commissione. Questa volta le rassicurazioni di Renzi
appaiono difficilmente digeribili addirittura per la frantumatissima
sinistra del PD, ma molto probabilmente per l’ennesima volta l’ex
sindaco di Firenze continuerà a imporre le sue volontà senza eccessivi
problemi reali.
Il medesimo Renzi continua a
esaltare i cosiddetti “risultati raggiunti” e a tacere ostinatamente
sulle cose non fatte soltanto perché odorerebbero vagamente di sinistra e
rischierebbero di indisporre, oltre che Verdini, qualche alfaniano,
anche se non lo stesso Alfano che ha dimostrato capacità digestive degne
di uno struzzo.
Lui stesso, oltre che il ministro
Boschi, nuota sempre più al largo nelle perigliose acque del mare dei
conflitti di interessi, ma piuttosto che parlare di queste cose, per le
quali manca ancora una legge seria, preferisce presentare come nuova una
legge già esistente contro gli assenteisti e, per ulteriore
precauzione, fa di tutto per distrarre gli italiani ingaggiando un
scontro con Junker alzando vertiginosamente i toni su argomenti di tipo
europeo sui quali già da anni si discuteva, ma quasi soltanto per
ingannare il tempo.
Nel frattempo trova ancora
l’occasione di legare nuovamente il suo destino politico al risultato
del referendum costituzionale: «Se perdo il referendum, la mia carriera
politica finisce lì». Cerca, insomma, di far diventare plebiscito sulla
sua persona un referendum sulla Costituzione e, obbiettivamente, la
tentazione di cedere a questa lusinga ci sarebbe perché liberarsi in un
colpo solo dell’attentato alla nostra Costituzione e del capo della
fazione che cerca di abbatterla sarebbe davvero una bella prospettiva.
Ma a questa tentazione è necessario
resistere perché deve restare sempre chiaro a tutti che l’uscita di
scena da parte di Renzi in caso di vittoria degli italiani che vogliono
mantenere intatti i principi fondamentali che hanno ispirato i padri
costituzionali, sarebbe soltanto un effetto collaterale. Assolutamente
piacevole, d’accordo, ma pur sempre collaterale.
Deve restare sempre chiaro a tutti,
insomma, che al referendum non si andrà per confermare, o meno, la
fiducia a Renzi, ma per scegliere se mantenere intatti i caposaldi della
nostra democrazia, oppure per cambiarli. Ad alcuni potrà anche sembrare
giusto che qualche cambiamento ci sia, ma il voto deve mettere a
confronto proprio le due tesi contrapposte sulla democrazia e sulla
Costituzione, non su un piccolo personaggio che si sente grande soltanto
perché è riuscito ad arrivare a palazzo Chigi senza mai essere stato
eletto dagli italiani, ma soltanto, al massimo, da una parte dei
toscani, o dalla maggioranza di coloro che hanno partecipato alle
primarie del PD, spesso senza essere neppure vagamente vicini a quelli
che erano gli ideali fondativi del PD stesso.
Questo referendum deve essere
assolutamente focalizzato sugli aspetti democratici e costituzionali e
non su quelli politici perché soltanto così potrà diventare una specie
di vaccinazione democratica che potrebbe rendere impossibile continuare a
veder sedere sulla sedia del presidente del Consiglio altri energumeni
politici incapaci di pensare in termini di democrazia reale e non
soltanto di computo di voti che, tra l’altro, ormai, visti i profondi
mutamenti del quadro politico parlamentare rispetto alle ultime elezioni
– per la maggior parte indotti dallo stesso Renzi – hanno ben pochi
legami reali con quello che davvero pensano gli italiani e che, come è
stato dimostrato negli ultimi decenni, molto difficilmente i sondaggi
riescono a mettere a fuoco.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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