La vicenda delle
quattro banche salvate con i soldi dei truffati dalle banche stesse
sarebbe già gravissima di per sé, ma i corollari finiscono per mettere
in luce aspetti ancora più preoccupanti per il futuro di questo nostro
Paese.
Già sarebbe sufficiente a lasciare
esterrefatti la constatazione che un ministro, Maria Elena Boschi, creda
di essere perfettamente a posto limitandosi a non essere presente al
Consiglio dei ministri in cui si votano le iniziative di salvataggio per
la Banca Etruria con la quale la sua famiglia è fortemente connessa.
Lascia con la bocca aperta anche perché non si era mai finito di
criticare Berlusconi che aveva avuto lo stesso comportamento quando si
decidevano azioni che favorivano le imprese della sua famiglia.
Ma ancor più grave mi appare la
frase pronunciata dalla medesima ministra davanti alla notizia che
contro di lei sarà presentata una mozione di sfiducia. «Discuteremo – ha
replicato – voteremo in aula e poi vedremo chi ha la maggioranza». E lo
dice con la sfrontata tranquillità di chi sa di godere in partenza, a
prescindere dallo scontato andamento del dibattito parlamentare, di
un’ampia maggioranza. Ma una delle caratteristiche fondamentali della
democrazia, rispetto ai regimi autocratici, consiste nel fatto che avere
la maggioranza significa che si può decidere, ma non necessariamente
che si è anche nel giusto. E, infatti, il voto può punire proprio il
fatto di sbagliare nelle decisioni.
Nella fattispecie, è evidente che
alla ministra Boschi, ma anche al suo presidente Renzi, importa ben poco
di uscire da questa vicenda a testa alta dal punto di vista etico,
mentre interessa molto di restare al suo posto.
Tutto questo appare ancora più grave
se viene visto in prospettiva generale perché sottolinea per l’ennesima
volta che per il Parlamento esiste soltanto la maggioranza, mentre non
esiste la giustizia che nulla mai c’entra nella sentenza, di condanna, o
di assoluzione che sia. Ed è evidente che un simile contesto è anche
determinante nel contribuire a creare quella terribile situazione che è
stata ottimamente descritta qualche settimana fa al Centro Balducci dal
Procuratore della Repubblica de L’Aquila, Fausto Cardella, che ha detto:
«Il problema più grave è che in Italia ormai sembra essere diventato
indistinto il confine tra il bene e il male; tra l’onesto e il
disonesto».
In questo quadro desolante spicca
poi il fatto che in un Paese condotto da un governo che si autodefinisce
di centrosinistra i cittadini siano sempre più sottomessi a quello che
una volta veniva definito “capitale” e che oggi, nell’ansia di
camuffamento del vocabolario, si preferisce chiamare “i mercati”.
Ed è evidente anche che a molti
interessa dire – come dimostrano le parole dell’ossequiente e fidissimo
Nardella – che non ha più senso parlare di destra e di sinistra. Perché
una vera sinistra cose simili le combatterebbe con tutte le sue forze.
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