Si può
tranquillamente immaginare Bruno Vespa che sorride e si stropiccia le
mani mentre Renzi gli dice che «Il ponte sullo stretto di Messina si
farà, ma pensiamo prima alle emergenze». Di primo acchito si potrebbe
pensare che l’attuale presidente del Consiglio pro tempore voglia
proprio riuscire a fare tutto quello che Berlusconi aveva immaginato, ma
fortunatamente non era riuscito a concretizzare; anche le cose più
assurde, inutili, ultracostose e, pure per questo, pericolose anche in
senso sociale. Poi
ci si sofferma sulla seconda parte della frase – «Pensiamo prima alle
emergenze» – e ci si rende conto che le emergenze in questo Paese non
finiranno mai (la stessa città di Messina è senz’acqua da decine di
giorni) e che, quindi, mai il ponte sullo stretto sarà realizzato.
Lo stesso Delrio fornisce un
parziale elenco di emergenze che fanno capire quanto lontano possa
essere quell’opera faraonica: «La crisi idrica a Messina; la soluzione
di problemi infrastrutturali, come terminare la Salerno – Reggio
Calabria, la linea alta velocità e alta capacità Napoli – Bari – Taranto
– Lecce, la Messina - Catania - Palermo, rendere i nostri porti
competitivi per il Mediterraneo e l’Europa. E mi limito soltanto alle
necessità per il Sud».
Tutto tranquillo, dunque? Forse dal
punto di vista pratico, ma da quello politico, invece, le preoccupazioni
ci sono e, anzi, continuano ad aumentare. Non soltanto per la
somiglianza sempre più spinta con i concetti di Berlusconi, ma proprio
per il modo di fare politica, di puntare sul sensazionalismo promettendo
(o, in questo caso, minacciando) più che facendo, per poi dire, però,
che la propria politica è quella del fare: proprio come diceva il
declinato ex cavaliere.
Se ci fate caso entrambi hanno
parlato spessissimo di modernizzazione, ma, ammesso che lo sia, è una
modernizzazione senza modernità. Anzi, alla resa dei conti ci si trova
di fronte a una modernizzazione fatta di regresso civile, sociale e
democratico, diffuso e preoccupante che, a onor del vero, sta investendo
gran parte dell’Europa con momenti di ripulsa nei confronti dei
migranti, punte di razzismo, commissariamenti per motivi economici di
intere nazioni e delle loro democrazie, spiccato disinteresse nei fatti
delle sempre più diffuse situazioni di sofferenza dei cittadini.
Come molti suoi colleghi europei, insomma, Renzi è perfettamente in
linea con il pensiero espresso a suo tempo dai ricchissimi contabili
delle agenzie di rating che, con grande efficacia, hanno diffuso il
dubbio che i Parlamenti liberamente eletti e le procedure democratiche
non fossero in grado di garantire decisioni tempestive in campo
economico, come se queste decisioni dovessero essere quasi automatiche e
non attentamente valutate e soppesate perché poi incidono
drammaticamente sulla vita delle persone.
Tutto questo ha portato a una
progressiva crescita della disuguaglianza economica e a un’escalation
delle ambizioni politiche dei più ricchi e già potenti per conquistare
ulteriore potere e altre ricchezze, esibendo creden¬ziali tecnocratiche
quasi sempre false, o attraverso una retorica populista, oppure ancora
cercando sistemi per ottenere più facilmente consensi plebiscitari. In
definitiva mettendo in campo comportamenti che hanno messo in pericolo
il sistema della democrazia che ormai è una parola di cui ci si riempie
la bocca quando fa comodo, ma che in realtà è considerata – come tante
altre volte nella storia – come un lusso insostenibile.
Noi
avremmo bisogno di uomini che lavorino proprio per difendere questa
democrazia - e quindi i cittadini di questo Paese - e non il proprio
potere usando fuochi artificiali che puntino a distrarre gli elettori
dai tanti veri problemi che li angustiano attraendo, nel contempo,
alcuni dei nostalgici dell'ometto di Arcore.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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