venerdì 7 agosto 2015

La barbarie del male minore

Lo si sente dire sempre più spesso, anche dopo la nuova lottizzazione effettuata d’amore e d’accordo con Forza Italia, anche dopo che la famosa “lotta all’evasione” si concretizza in nuovi sconti per gli evasori: «Chi non vuole le riforme consegna l’Italia a Grillo e a Salvini ». 

Lo dicono praticamente tutti i renziani, compresa la vicesegretaria Serracchiani che, dopo la dichiarazione eterodossa sulla votazione senatoriale che ha rifiutato la richiesta di arresto per Azzollini, ora rinsalda le fila del PDR (Partito di Renzi), pur non accodandosi anche all’altro codicillo minatorio ("Ve ne andate tutti a casa") molto amato dai fedeli del presidente del Consiglio pro tempore che, evidentemente, sente sempre più incombente quella fastidiosa mancanza di eternità legata al suo attuale ruolo. Dichiarazioni del genere, infatti, non sono altro che ammissioni di preoccupazione e debolezza mascherate da minacce che possono far breccia sia tra gli eletti, che vedono messa in forse la loro permanenza a Roma, sia tra gli elettori che possono anche spaventarsi davanti all’autarchico e ondivago procedere grillino, o alla stolida chiusura razzista, aliofoba e antieuropeista dei leghisti.

In pratica, agli elettori si dice: «Non vi piace Renzi? Ebbene, pensate a come si starebbe peggio con Grillo e Salvini». In linea di massima si può essere assolutamente d’accordo; anche perché è da troppi anni che ragioniamo così, non votando più per un partito che ci convinca davvero, ma soltanto per la persona che riteniamo meno dannosa di altre. Per il male minore, insomma. Ma credo che ormai non sia più rinviabile il momento in cui chiederci, seguendo le parole di Eyal Weizmann, «se il male minore non sia il nuovo nome della nostra barbarie».

Accettare il male minore, infatti, implica rassegnazione e l’immancabile conseguente sconfitta, per il progressivo lasciare spazio a cose, opere, pensieri detestabili, che invadono quel già non enorme territorio di bene che non ci rassegniamo a veder sparire; in pratica, a lasciare che il male minore diventi la base necessaria sulla quale poi veder edificare il male maggiore.

Davanti al caos e alle frustrazioni immediatamente seguenti il primo conflitto mondiale, i difetti del fascismo, e poi del nazismo, che si presentavano come portatori di ordine e di orgoglio nazionale, sono stati considerati il male minore; e tutti sappiamo a quali orrori abbiano portato. Ancora durante quella stessa guerra l’egualitarismo esasperato - d’arrivo e non di partenza - predicato da Lenin ha fatto considerare il comunismo dei soviet il male minore rispetto al crudele feudalesimo zarista. E anche in questo caso i risultati sono stati funesti. E potremmo continuare a lungo, vagando nel tempo e nello spazio.

Qualcuno sicuramente dirà che una simile visione delle cose è un indebita drammatizzazione della realtà, ma vi invito a riflettere soltanto su un fatto: su quale situazione democratica potrebbe essere quella nella quale saremmo costretti a vivere, se andassero in porto tutte le riforme della Costituzione volute da Renzi, quasi fossero il toccasana - e non lo sono - per risolvere qualsiasi problema economico accentrando quasi tutti i poteri nelle mani di un premier identico a quello sognato a suo tempo da Berlusconi e, forse, ancor prima anche da Craxi. In realtà i costituzionalisti - tutti tranne un paio di renziani di ferro - non nascondono i rischi, se non prevedono, addirittura, sfracelli istituzionali destinati ad avere conseguenze difficilmente riparabili su tutto il tessuto sociale italiano.

E allora, chiediamoci se davvero Renzi è il male minore. Tenendo ben presente che non si è condannati a scegliere soltanto tra il male minore e i mali peggiori (perché anche loro distruggerebbero quell’Italia, piena di difetti, ma sicuramente e disperatamente democratica, uscita dalla Costituente nel 1948).

La scelta, in realtà, per ognuno, deve tornare a essere tra quello che un cittadino considera bene e quello che considera male. Con un unico punto fermo di partenza: che la democrazia è bene e la falsa democrazia non lo è. Ma servono idee, progetti e persone. 

Sono convinto che in Italia ne esistano in abbondanza e che sarebbe ora che si facessero vive, anche senza poter contare in partenza della comicità di Grillo, della spudoratezza di Salvini, dell’inutile ricchezza di Berlusconi, o dell’autoritarismo, e non dell’autorevolezza, di Renzi. Il nostro Paese lo meriterebbe.

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