domenica 12 luglio 2015

Lo sterco del diavolo

Nella Polonia dei gemelli Kaczyński vogliono rimettere in funzione la pena di morte, anche se i principi fondativi europei lo proibiscono? Che problema c’è, tanto riguarda i loro cittadini. Alcune nazioni vogliono mandare i propri soldati in guerra in Paesi come l’Iraq e l’Afghanistan? Facciano pure, tanto i soldati che rischieranno la vita sono i loro. L’Ungheria di Orbán intende costruire muri contro l’ingresso di migranti mentre in altre nazioni si vagheggia la possibilità di mitragliare i barconi? Tranquilli, tanto chissà quegli straccioni da dove arrivano? Uno Stato è in ritardo con i pagamenti e non riesce a restituire il debito? E no! Che esca dall’Europa perché quelli sono anche soldi nostri.
Mi rendo conto che è un riassunto molto grossolano di quello che è accaduto negli ultimi anni nella cosiddetta Unione Europea, ma mi sembra un efficace riepilogo di quella che è la filosofia portata avanti da Frau Angela Merkel e da Herr Wolfgang Schäuble nel nome della loro Germania.

Mi verrebbe da dire, partendo da un celebre passaggio di Nietzsche, da poco ricordato da Umberto Galimberti, che i greci hanno da sempre il coraggio di guardare in faccia il dolore, mentre i tedeschi hanno solo il coraggio di guardare in faccia il dolore degli altri. Ma sarebbe sbagliato: gli accusati non sono i tedeschi; sono i loro governanti e la responsabilità del popolo tedesco è invece quella – ma non è piccola cosa – di aver permesso che quei governanti salissero al potere. E su questo noi italiani non possiamo certamente ergerci a giudici visti i governi ai quali abbiamo permesso – e permettiamo – di dirigere le nostre vite.

Al di là di questo, che i popoli c’entrino davvero poco è confermato anche dal modo in cui, da politici e speculatori, viene dosata sapientemente l’alternanza di ottimismi e di docce gelate, un’alternanza che non ha molti altri scopi se non quello di provocare violente euforie e altrettanto profonde depressioni nelle borse, creando le condizioni indispensabili perché i già ricchi possano ulteriormente arricchirsi e i già poveri, anche quelli che non cedono al fascino del gioco d’azzardo truccato che nella cosiddetta finanza trova la sua più alta espressione, vengano ulteriormente impoveriti.

Siamo nelle mani di personaggi – come il terribile duo tedesco – senza scrupoli umanitari, senza accenni di solidarietà nei confronti degli ultimi, e del tutto refrattari all'idea che stanno afamando degli innocenti mentre i veri colpevoli se la stanno spassando beatamente, ma anche di altri personaggi – Renzi ne è un preclaro esempio – che tentano di sfruttare la situazione accreditandosi come saggi, potenti e grandi mediatori, mentre invece continuano a collezionare dichiarazioni ricche soltanto di sicumera e silenzi che tentano di nascondere, almeno ai più distratti, le vertiginose e repentine marce indietro e le smentite di se stessi che dovrebbero invece fare.

Papa Francesco, con quel suo rigore etico ancor prima che religioso, anche recentemente ha ricordato la definizione evangelica del denaro che è considerato “sterco del diavolo”. Ma se lo sterco può fare schifo, le colpe dell’imbrattamento del mondo e della vita, con quello stesso sterco, ricadono su chi lo maneggia scientemente, con l’unico scopo di incrementare potere e ricchezza. Però, almeno in parte, anche su chi permette che questo avvenga.

Molti in questi giorni dicono che il sogno di Spinelli, Rossi e Colorni stia andando in frantumi. Ma non è così: il sogno di quei tre splendidi visionari continua a rimanere lì, monolitico, bellissimo e intangibile. Quella che oggi si teme possa andare in frantumi non è l’Europa: è soltanto una cosa che si è impadronita di quel nome, guardandosi bene di fare propria anche la sostanza. È una specie di appropriazione indebita che ormai viene praticata abitualmente in vari frangenti: basti pensare a come alcuni si stanno appropriando del nome di sinistra, mentre fanno cose di destra.

Anche per l’Europa, come per la sinistra, il far cambiare rotta è nelle mani degli elettori. Sempre che si creda ancora nel significato originario della parola democrazia, altro termine abusato e sempre più spesso depredato della sua sostanza.

E, a proposito, se è vero, come hanno detto Delors e Juncker per sminuire la portata del risultato del referendum greco, che nessuna democrazia ha più valore delle altre, perché questi ineffabili personaggi non ripetono ora la stessa frase quando è la Germania a entrare a gamba tesa per scompaginare le carte di una decisione di aiuto alla Grecia che gli altri Stati europei avevano praticamente già preso?

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