giovedì 9 aprile 2015

Il lusso di pensare

La vicenda Di Gennaro - Finmeccanica mi appare estremamente utile per chiarire come funziona – o, meglio, come dovrebbe funzionare – un partito che dice di essere di centrosinistra. Il PD, infatti, adesso si scaglia, in parte, contro quello che era a capo della polizia quando si sono verificati i vergognosi fatti del G8 di Genova con le violenze praticate dagli uomini in divisa nelle strade, nella scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto. Oggi Matteo Orfini, presidente del PD, dice che «è vergognoso che De Gennaro sia a capo di Finmeccanica» confermando di essere ormai molto più turco, che parla da una posizione di potere tanto quanto era silenzioso quando potere non ne aveva, che giovane. Il segretario Renzi, che aveva confermato De Gennaro ai vertici del primo gruppo industriale pubblico italiano, sta rigorosamente zitto, come sempre gli succede quando non può nemmeno tentare di gettare le colpe su altri, mentre il vicesegretario Debora Serracchiani spera di trovare una via di mezzo appellandosi alla presunta coscienza dello stesso Di Gennaro, coscienza che evidentemente non ha dato alcun segno di vita durante la “macelleria” di Genova, ma neppure dopo.
 
Ma la vera domanda è: serviva una sentenza di condanna della Corte europea perché un partito di centrosinistra si rendesse conto della vergogna gettata su tutto il Paese dagli allora ministri Scajola e Fini e dall’allora capo della polizia De Gennaro? E anche la dizione “rendersi conto” è inesatta perché il vero centrosinistra di quella volta, - l’Ulivo di cui il partito di Renzi sostiene, con evidente millantato credito, di essere erede - era stato inflessibile nelle accuse a chi aveva gestito quella mattanza che peserà per sempre come una vergogna su uno Stato che si picca di essere democratico. Quindi non di “rendersi conto” si tratta, ma di aver tradito l’opera e il pensiero che di, soltanto quando comoda, è indicato come ispiratore e che in 101 hanno preferito impallinare quando l’Italia avrebbe ancora potuto evitare le distorsioni che sta vivendo.

Serviva che la Corte di Strasburgo dicesse ufficialmente che alla Diaz si verificarono vere e proprie torture e che i colpevoli sono rimasti impuniti perché Orfini si sentisse indignato per la posizione di De Gennaro e perché Renzi dicesse che bisogna spicciarsi a infilare nel codice anche il reato di tortura? Ma il Pd crede davvero che per dimostrare davvero di essere almeno di centro, basti ora stigmatizzare quello che accadde a Genova, mentre la destra continua a incensare i suoi “eroi” della violenza eletta a sistema di Stato?

Un vero partito di centrosinistra avrebbe continuato a credere sempre che la violenza di Stato non abbia diritto di cittadinanza in uno Stato di diritto, avrebbe continuato a condannare quei fatti e i suoi protagonisti anche prima di una sentenza ufficiale e oggi non continuerebbe a esibirsi in equilibrismi dialettici che non riescono a nascondere il tonfo etico avvenuto in questi anni.

Si difendono sostenendo che la Costituzione dice che nessuno è colpevole fino a quando una sua condanna non diventa definitiva. D’accordo: anche davanti a obbrobri come quelli di Genova non si può condannare, ma un minimo di etica civile afferma che almeno non bisognerebbe promuovere, o mantenere in posizioni di spicco, i responsabili dello scempio. Ma per fare ciò si sarebbe dovuto anche pensare, cosa che in tempi di velocità obbligata, è evidentemente un lusso per molti insostenibile. Molto più comodo lasciare l’incombenza del pensiero ad altri, come la Corte di Strasburgo.

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