mercoledì 29 aprile 2015

Il gioco d’azzardo

Sul cosiddetto Italicum, all’interno della minoranza del PD c’è chi dirà sì, pur essendo contrario, chi dirà no e chi uscirà dall’aula per non dire no, anche se il no è quello che pensa. E già qui ci sarebbe spazio per scrivere un trattato di psicologia su come la politica possa far attorcigliare i circuiti mentali di persone altrimenti normali, se non addirittura brillanti. Ma la cosa che mi colpisce di più sono le dichiarazioni di Roberto Speranza, capogruppo dimissionario che guida la cosiddetta “componente dem”, che più volte ha ripetuto che non voterà la fiducia sull'Italicum perché la ritiene una «forzatura inutile ed eccessiva». Ma ha escluso in modo netto ogni ombra di scissione dal Pd. 

Padrone di pensarla così, ma si è reso conto che c’è già una scissione in atto tra il PD e una parte considerevole di chi finora lo ha quasi sempre votato? Perché proprio di scissione si tratta: nessuno farà un nuovo gruppo parlamentare e probabilmente neppure un nuovo partito, ma certamente saranno molti coloro che alle prossime elezioni non riusciranno più a fare la croce sul simbolo del PD neppure turandosi il naso perché la puzza antidemocratica del partito di Renzi (scusate, ma non lo chiamerò più PD perché mi sembrerebbe di offendere le tante brave persone che lo hanno fondato) è ormai davvero troppo forte.

Ma non si tratta soltanto di distruzione della democrazia nata dalla Resistenza, che già sarebbe più che sufficiente per tranciare un giudizio di assoluta negatività. È in ballo anche il fatto che Renzi è un giocatore d’azzardo che, per suoi probabili vantaggi a breve termine, mette a repentaglio un’intera nazione a lungo termine.

A me interessa pochissimo il numero dei collegi e anche la mancanza di preferenze, pur se le vorrei, non mi fa troppa paura anche perché i prossimi nominati non potranno essere tanto peggio di coloro che li hanno preceduti senza neppure le primarie. Le cose che mi spaventano sono il premio di maggioranza e il ballottaggio. Soprattutto se combinate con la futura eliminazione del Senato.


Riguardo al primo, la famosa “legge truffa” sembra oggi una cosa più che ragionevole poiché proponeva di aumentare la maggioranza di chi aveva già superato il 51 per cento in un proporzionale puro: oggi la rappresentatività, tanto invocata dalla Corte Costituzionale, sarà una delle poche cose che Renzi sarà riuscito davvero ad “asfaltare”, come ama dire.

Ma vi invito a riflettere sul ballottaggio e a pensare cos’è accaduto a Parma dove il sindaco cinque stelle Pizzarotti ha battuto al ballottaggio il candidato del PD (largamente in vantaggio al primo turno) perché tutte le opposizioni si sono coalizzate pur di far perdere il PD. Pensate che questo non potrebbe succedere con Renzi tra i “ballottanti”? Pensate che non sarebbe una iattura per l’Italia se a vincere il ballottaggio fossero Grillo o Salvini? Pensate che, con tutte le leve del potere in mano, il vincente non farebbe ulteriori “ritocchi” alla democrazia?
Poi, ovviamente, per Renzi la colpa ricadrebbe su chi non vuole votarlo perché lo considera un sciagura per il nostro Paese e tutto si ridurrebbe alla scelta della sciagura minore. Ma non sempre il terrore funziona.
 
Ho sperato a lungo che questo rischio non si concretizzasse, ma ci sarebbe voluto un altro PD, quello delle origini, talvolta perdente alle elezioni, ma mai disposto a rinunciare ai suoi valori fondanti. Un PD che, a livello locale, fosse almeno disposto a difendere con forza il sindaco di Udine, Furio Honsell, che è accusato dal centrodestra di aver partecipato a una manifestazione antifascista e antirazzista, cioè di aver difeso i dettati della Costituzione, con la fascia tricolore. Non ho né la forza, né l’autorevolezza di un partito, ma almeno io desidero ringraziarlo anche per il suo discorso del 25 aprile. Mi fa piacere poter dire anche un solo grazie a chi fa politica.

Nessun commento:

Posta un commento