Sul cosiddetto
Italicum, all’interno della minoranza del PD c’è chi dirà sì, pur
essendo contrario, chi dirà no e chi uscirà dall’aula per non dire no,
anche se il no è quello che pensa. E già qui ci sarebbe spazio per
scrivere un trattato di psicologia su come la politica possa far
attorcigliare i circuiti mentali di persone altrimenti normali, se non
addirittura brillanti. Ma la cosa che mi colpisce di più sono le
dichiarazioni di Roberto Speranza, capogruppo dimissionario che guida la
cosiddetta “componente dem”, che più volte ha ripetuto che non voterà
la fiducia sull'Italicum perché la ritiene una «forzatura inutile ed
eccessiva». Ma ha escluso in modo netto ogni ombra di scissione dal Pd.
Padrone di pensarla così, ma si è
reso conto che c’è già una scissione in atto tra il PD e una parte
considerevole di chi finora lo ha quasi sempre votato? Perché proprio di
scissione si tratta: nessuno farà un nuovo gruppo parlamentare e
probabilmente neppure un nuovo partito, ma certamente saranno molti
coloro che alle prossime elezioni non riusciranno più a fare la croce
sul simbolo del PD neppure turandosi il naso perché la puzza
antidemocratica del partito di Renzi (scusate, ma non lo chiamerò più PD
perché mi sembrerebbe di offendere le tante brave persone che lo hanno
fondato) è ormai davvero troppo forte.
Ma non si tratta soltanto di
distruzione della democrazia nata dalla Resistenza, che già sarebbe più
che sufficiente per tranciare un giudizio di assoluta negatività. È in
ballo anche il fatto che Renzi è un giocatore d’azzardo che, per suoi
probabili vantaggi a breve termine, mette a repentaglio un’intera
nazione a lungo termine.
A me interessa pochissimo il numero
dei collegi e anche la mancanza di preferenze, pur se le vorrei, non mi
fa troppa paura anche perché i prossimi nominati non potranno essere
tanto peggio di coloro che li hanno preceduti senza neppure le primarie.
Le cose che mi spaventano sono il premio di maggioranza e il
ballottaggio. Soprattutto se combinate con la futura eliminazione del
Senato.
Riguardo al primo, la famosa “legge
truffa” sembra oggi una cosa più che ragionevole poiché proponeva di
aumentare la maggioranza di chi aveva già superato il 51 per cento in un
proporzionale puro: oggi la rappresentatività, tanto invocata dalla
Corte Costituzionale, sarà una delle poche cose che Renzi sarà riuscito
davvero ad “asfaltare”, come ama dire.
Ma vi invito a riflettere sul
ballottaggio e a pensare cos’è accaduto a Parma dove il sindaco cinque
stelle Pizzarotti ha battuto al ballottaggio il candidato del PD
(largamente in vantaggio al primo turno) perché tutte le opposizioni si
sono coalizzate pur di far perdere il PD. Pensate che questo non
potrebbe succedere con Renzi tra i “ballottanti”? Pensate che non
sarebbe una iattura per l’Italia se a vincere il ballottaggio fossero
Grillo o Salvini? Pensate che, con tutte le leve del potere in mano, il
vincente non farebbe ulteriori “ritocchi” alla democrazia?
Poi, ovviamente, per Renzi la colpa
ricadrebbe su chi non vuole votarlo perché lo considera un sciagura per
il nostro Paese e tutto si ridurrebbe alla scelta della sciagura minore.
Ma non sempre il terrore funziona.
Ho sperato a lungo che questo
rischio non si concretizzasse, ma ci sarebbe voluto un altro PD, quello
delle origini, talvolta perdente alle elezioni, ma mai disposto a
rinunciare ai suoi valori fondanti. Un PD che, a livello locale, fosse
almeno disposto a difendere con forza il sindaco di Udine, Furio
Honsell, che è accusato dal centrodestra di aver partecipato a una
manifestazione antifascista e antirazzista, cioè di aver difeso i
dettati della Costituzione, con la fascia tricolore. Non ho né la forza,
né l’autorevolezza di un partito, ma almeno io desidero ringraziarlo
anche per il suo discorso del 25 aprile. Mi fa piacere poter dire anche un
solo grazie a chi fa politica.
Nessun commento:
Posta un commento