venerdì 7 novembre 2014

La rabbia e il disprezzo



Ai primissimi posti della hit parade delle caratteristiche più disdicevoli di Matteo Renzi, praticamente alla pari con l’abitudine di voler far passare come “di sinistra” idee e provvedimenti indubitabilmente di destra, trova posto il suo modo di rivolgersi agli italiani come se stesse parlando a una banda di persone incapaci di discernimento.

Lo fa spesso, ma talvolta esagera davvero.

Alla Piaggio Aerospace, dopo aver dovuto ascoltare, sia pur distrattamente, le proteste di  un gruppo di lavoratori, all’esterno del nuovo stabilimento di Villanova di Albenga, che stavano protestando contro le esternalizzazioni previste dal gruppo, ha detto con incredibile faccia tosta al pubblico presente all’interno dello stabilimento – e, quindi, selezionata e plaudente – che «è normale avere idee diverse ma guai a pensare che si possa fare del mondo del lavoro il terreno dello scontro».

Bella, questa. Cioè i lavoratori dovrebbero stare zitti anche se i licenziamenti collettivi sono diventati frequentissimi; anche se, per la maggior parte, i contratti sono bloccati da anni mentre i prezzi, le tasse e le imposte continuano a crescere, mentre i servizi diminuiscono; anche se gli 80 euro toccano soltanto una piccola fascia di lavoratori e il provvedimento non si occupa minimamente di quelli che stanno ancora peggio; anche se la quasi totalità delle disposizioni della legge di stabilità si preoccupa delle aziende e non di chi vi lavora; anche se lo steso Renzi si rifiuta di parlare con i rappresentanti dei lavoratori mentre cinguetta con quelli degli imprenditori.

E poi ha detto, ma qui probabilmente non si è neppure reso conto della cinica assurdità della sua frase: «Quando si sta un un'azienda ci lega qualcosa di più che lo stipendio, ma l'idea di appartenere a una storia». Personalmente conosco tantissima gente che ha lavorato ben al di là di quanto richiesto dal contratto per ricevere lo stipendio e che si è sentita parte fondamentale della storia dell’azienda per cui ha operato con orgoglio e dedizione. E ho conosciuto anche degli imprenditori – non tutti, per fortuna – che, appena la propria azienda ha cominciato a scricchiolare ha pensato a mettere al sicuro se stessi fregandosene tranquillamente della propria azienda, della sua storia e, soprattutto, della gente che vi lavorava con quell’orgoglio di cui dicevo prima.

Renzi dovrebbe capire, prima o poi, che le uova che gli lanciano contro e sulle quali scherza esprimono sì rabbia, ma soprattutto disprezzo.

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