martedì 14 ottobre 2014

Renzi, la sinistra e Lupi

Matteo Renzi torna tronfio dall’incontro con la Confindustria di Bergamo e afferma di aver presentato «una manovra di sinistra» e che «se questo discorso l’avesse fatto qualcun altro, la Cgil avrebbe applaudito».
Ad ascoltare Renzi spesso si resta sorpresi, ma questa volta non posso evitare di chiedermi se sia possibile che mi sia sbagliato tanto nel criticare il suo operato ritenendolo assolutamente squilibrato a destra? È sicuramente possibile perché non possiedo il dono dell’infallibilità di cui lui si ritiene, invece, dotato. Ma a questo punto diventa obbligatorio analizzare un po’ meglio il suo programma.
Abbassare l’Irap può essere considerato di sinistra? Probabilmente sì, ma visto che era anche tra i desideri di Berlusconi e Monti, oltre che in quelli di Prodi e Letta, può essere considerato anche di destra. O, forse, è soltanto una necessità economica a prescindere da chi sia al governo. Poi sicuramente conviene alle imprese; soltanto sperabilmente ai lavoratori.
Anche l’idea di togliere l’obbligo di versare i contributi per i primi tre anni di lavoro per gli assunti a tempo indeterminato sembra una bella idea, anche se pure i predecessori di Renzi avevano messo in progetto alcune ipotesi simili. Ma due sono le obiezioni ed entrambe minacciano molto di più la felicità del dipendente piuttosto che quella del datore di lavoro.
La prima si riassume in una domanda: chi mai assumerà qualcuno, se non avrà lavoro da far fare a un nuovo assunto? Della seconda ho già scritto recentemente e considera il fatto che tre anni senza contributi da versare con contratti a tutele crescenti e che nei primi anni saranno debolissime, e con la quasi totale cancellazione dell’articolo 18, se non in casi estremi, potrebbe far accelerare la già triste giostra dei turnover aziendali anche se nominalmente nessuno – tranne i lavoratori e i sindacati – parlerà più di precariato, ma soltanto di necessità aziendali contingenti.

Difficile, dunque, dare credito a Renzi quando si erge a campione della sinistra nel campo del lavoro. Se possiamo permettercelo, gli suggeriamo di investirsi di questo onore e onere quando arriveranno al pettine gli enormi nodi del Decreto Lupi che, in termini di edilizia e di opere pubbliche, continua imperterrito su quella strada che la destra ha sempre voluto chiamare libertà e che, invece, ha la sostanza dell’arbitrio. Le cosiddette liberalizzazioni previste da Lupi consistono, infatti, in cancellazioni di quei controlli e di quelle garanzie che, se applicate a suo tempo, avrebbero impedito lo scempio portato a Genova, ma non solo lì, da un’acqua costretta in tante condotte forzate a cielo aperto create dalla dilagante cementificazione.
Ecco, un governo che tenta di qualificarsi con politiche che dice di essere di sinistra dovrebbe opporsi strenuamente a quella distruzione dell’ambiente che porta morti e a immense spese pubbliche non per proteggere i cittadini, ma soltanto per riparare i danni. Dicono: “Ma Lupi e di destra”. Davvero? Ve ne sietre accorti ora? E accettare i suoi vaneggiamenti è forse di un governo di centrosinistra?

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