Colpisce molto non soltanto che dopo gli scontri di Roma della
Polizia contro operai di Terni, con cinque manifestanti costretti a ricorrere
alle cure ospedaliere, il ministro degli Interni Angelino Alfano solidarizzi
con tutti, ma che addirittura inviti il sindacato a controllare insieme a lui i
cortei. Ora, a prescindere dal fatto che ogni manganellata data a chi manifesta
con disperazione, ma pacificamente, finisce per far tornare alla memoria il G8
di Genova, e che il sindacato non ha ne forze dell’ordine, né manganelli, la
cosa che più colpisce è l’ipocrisia di questa posizione teoricamente
equidistante.
Non è vero che tutti siano vittime. Forse si tratta di un eccesso
di difesa da parte di chi non aveva i nervi saldi, ma sta di fatto che qualcuno
– soprattutto a livello di comando – ha sbagliato e che è giusto che gli errori,
anche senza successive punizioni, siano messi in rilievo perché, come sempre, è
soltanto la giustizia che può allontanare quelle tensioni sociali paventate e che
si tenta di esorcizzare nascondendo le responsabilità e tentando di dire siamo
tutti buoni e tutti abbiamo ragione.
Ho smesso già da molto giovane l’illusione di poter essere
simpatico a tutti e che tutti potessero essere simpatici a me. E non per altezzosa
misantropia, ma perché l’unico modo per accettare tutto e tutti è quello di rinunciare
a pensare, ad avere un proprio punto di vista, a prendere parte, a essere se
stessi. Talvolta può essere scomodo, ma questa scomodità tocca a tutti: pensate
a Papa Francesco che è costretto a specificare che lui non è comunista, ma che si
limita a seguire i dettami del Vangelo.
Essere tutti dalla stessa parte è politicamente e
socialmente molto pericoloso e anche questa idea è una delle cose che non
riesco proprio a digerire tra i progetti di Matteo Renzi che vorrebbe aprire le
porte del PD a tutti, dimenticando qualsiasi valore, perché la cosa importante
non è far avanzare i propri principi e le proprie idee, ma vincere le elezioni e
vincere sempre più nettamente. E se per questo bisogna spostarsi su posizioni
distantissime da quelle di partenza, allora pazienza. Forse perché le idee di
partenza tanto solide proprio non erano.
Renzi ora parla di “Partito nazionale” usando un aggettivo
che storicamente non ha una buona fama, visto che era ripreso nel Partito nazionale fascista e nel Partito
nazionalsocialista tedesco. È sempre questione di punti di vista, ma quello che
osservo dal mio, mi fa rabbrividire.