La
cosa che più colpisce nella sentenza di assoluzione di Berlusconi per
quanto riguarda la vicenda Ruby – a prescindere dal fatto che, se si
hanno i soldi per pagare ottimi avvocati, la forma spesso prevale sulla
sostanza e che le leggi ad personam, come quella nuova sulla concussione
che porta il nome della Severino, continuano a colpire – è
l’atteggiamento di Renzi e di buona parte dei suoi davanti alla notizia.
Tutti si sono affannati a ripetere più volte, senza riuscire a celare
decentemente la soddisfazione, che «l’importante è che le riforme vadano
avanti». Che, combinato, con la dichiarazione di Berlusconi - «È la
prova che con la linea soft io mi salvo» - lascia affiorare un bel po’
di brutti pensieri sulla possibile applicazione di quella che una volta
era chiamata “ragion di Stato”.
In
questo la figura di Renzi davanti all’Italia mi appare sempre di più
come quella di un chirurgo plastico che decanta le virtù di un seno
rifatto a una signora che sta lottando contro una malattia gravissima.
Perché modificare il Senato in questa maniera può gettare fumo negli
occhi di chi si riempie la bocca con la parola “riforme”, ma in realtà,
distruggendo parte dell’edificio costituzionale costruito con fatica
sulla Resistenza ai fascismi, aggrava i già pesanti problemi di
democraticità del nostro Paese e non va neppure lontanamente a sfiorare i
problemi veri che sono quelli del lavoro, della giustizia, della pace,
del diritto a una vita dignitosa; tutti aspetti che da più di un
ventennio hanno visto scavare fossati sempre più profondi tra coloro che
questi diritti li hanno e quelli che, invece, devono limitarsi a
desiderarli.
Maurizio
Menegazzi ieri mi ricordava la favola del re nudo e annotavamo che
neppure le vecchie favole funzionano più in questa nostra Italia nella
quale il re è ancora nudo, ma lo sa benissimo e non solo non gliene
importa, ma addirittura diventa egli stesso uno dei falsi tessitori,
mentre il popolo in parte rifiuta di accettare ciò che vede, in parte
non gli interessa minimamente, in parte è tentato di denudarsi anche lui
per cercar di creare una sorta di imitazione e di legame con il potere.
Chi
invece sente la voce dell’innocenza del bambino che descrive la realtà
com'è e resta fuori dalle altre categorie di silenti, o acclamanti, non
può che meditare tristemente sulle attualo realtà politiche e sociali di
questa povera Italia, chiedendosi: “Per chi diavolo potrò votare, senza
vergognarmene troppo, la prossima volta?”.
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