giovedì 12 giugno 2014

Un “incidente” che fa pensare

Il ko subito sulla responsabilità dei giudici dal governo Renzi alla Camera – dove dovrebbe avere una maggioranza strabordante –apre la stura a diverse considerazioni, nessuna delle quali rassicurante.
 

La prima riguarda la tempistica che colloca questo risultato, che fino a poco tempo fa non sarebbe stato immaginabile, subito dopo gli arresti per l’Expo di Milano, per la Carige di Genova e per il Mose di Venezia. Un risultato che sa tanto, se non di vendetta, almeno di avvertimento. E non so quale delle due ipotesi sia la peggiore.

La seconda concerne la tenuta di una maggioranza che evidentemente è spaccata non solo tra PD e NCD, ma anche all’interno di un partito in cui probabilmente la minoranza non accetta di continuare a sentirsi offendere e accusare di tutte le sconfitte: votare contro per ripicca su certi argomenti è del tutto inaccettabile, ma la storia insegna che alle violenze dei vincitori i vinti rispondono quasi sempre in maniera incontrollata.

La terza, parte dalla reazione di Renzi: «Rimedieremo subito al Senato». Bravo. Ma se Renzi stesso fosse già riuscito nel suo disegno di cancellare Palazzo Madama, chi diavolo potrebbe rimediare? A ennesima riprova che gli equilibri istituzionali di una nazione non possono essere cambiati in tempi brevi perché i contraccolpi sarebbero tanti e tali da dover essere previsti e analizzati nei tempi necessari.

E da qui è inevitabile passare a qualche considerazione sulla cacciata di Corradino Mineo, senatore PD contrario alla riforma del Senato, dalla Commissione Affari costituzionali. L’unica differenza che ravviso tra questa cacciata di un dissidente con quelle firmate da Casaleggio e del suo portavoce Grillo consiste nella forma: da una parte una comunicazione formale; dall’altra qualche riga via internet.

Vien quasi da pensare che quel 40 per cento abbondante abbia dato alla testa dei vertici del PD che ora si sentono supercorazzati e credono di poter passare a militarizzare tutto e tutti, cancellando velocemente quell’immagine del PD visto come un Partito davvero Democratico, in cui magari ci si divide fortemente ma temporaneamente sulle opinioni, e che poi, proprio grazie alle discussioni, continua a restare unito procedendo faticosamente – nel progresso sociale la fatica è un fattore ineliminabile, come il rischio – nella ricerca delle soluzioni migliori per risolvere i problemi.
 

Nel momento in cui il PD cessasse di avere un’anima davvero democratica e in cui finisse per minare, attaccando la magistratura, la separazione dei poteri dello Stato, credo fermamente che almeno la metà dei suoi attuali elettori avrebbe delle grosse difficoltà a barrare ancora il suo simbolo.

Viene da arrabbiarsi a sentir citare Berlinguer a ogni pie’ sospinto: lui era di un altro pianeta. Non perché fosse infallibile, ma perché pensava sempre a quel che stava per fare e, se poi si rendeva conto di aver sbagliato, lo ammetteva e ne traeva le debite conseguenze.

Nessun commento:

Posta un commento