lunedì 26 maggio 2014

L’assedio non è più un alibi

Che per Renzi io non provi molta simpatia l’ho già scritto molte volte. Ciò non toglie che oggi mi senta in dovere di mostrargli gratitudine per i risultati delle elezioni europee. Una gratitudine che è il frutto diretto di quella decisione presa da molti italiani di far convergere sul PD un grande numero di voti soprattutto per rendere inequivocabile il fatto che la stragrande maggioranza degli elettori non vuole continuare a temere l’ascesa dell’inquietante Casaleggio e del suo volgare e sbraitante portavoce Grillo.

Direi, però, che la gratitudine, sia pure notevole, si ferma qui. Infatti non è certamente merito di Renzi se Berlusconi ha portato i suoi a retrocedere al 16 per cento: se il segretario del PD non lo avesse sdoganato istituzionalmente, i voti raccolti da Forza Italia sarebbero stati decisamente ancora di meno.

Ora, dopo essersi goduto lo straordinario risultato del superamento della soglia del 40 per cento, sarebbe il caso che Renzi consideri con attenzione almeno due altri aspetti che escono da queste elezioni.

Il primo riguarda il fatto che la lista Tsipras, pur con la scelta fatta da molti di sinistra per il “voto utile” in favore del PD e in funzione antigrillina, ha superato lo sbarramento del 4 per cento, cosa che, pur in elezioni diverse, non era riuscita un anno fa a SEL. E con questo ha spostato un po’ a sinistra il baricentro della politica italiana.

Il secondo consiste nell’evidenza che non è più giustificabile l’alibi dell’assedio per giustificare qualunque scelta renziana dal punto di vista istituzionale e nelle politiche sul lavoro, bloccando sul nascere ogni dibattito interno al PD con la vecchia frase: «Se mi votate contro mi indebolite e il governo va a casa».

Ora, con il 40 per cento abbondante dei voti, la situazione cambia perché gli assedianti sono troppo impegnati a leccarsi le ferite per poter essere pericolosi, o anche per sperare in nuove elezioni ravvicinate nel tempo. Ma anche in quanto la scusa non regge più: se dovesse continuare a tacitare e a non ascoltare l’opposizione interna, non avrebbe più scuse che possano nascondere una sua forte allergia alla discussione sulle sue convinzioni.

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