martedì 11 marzo 2014

La mentalità del satrapo

Che Renzi non sia il mio ideale di uomo politico credo non sia un mistero e, ogniqualvolta ragiono su una sua azione politica, temo sempre di essere prevenuto nei suoi confronti. Ma non credo ci possano essere dubbi sul commentare il suo comportamento nella vicenda del fallimento delle iniziative parlamentari per assicurare le cosiddette “quote rosa”: ha dimostrato una mentalità da satrapo che è molto lontana da quella di un leader di un Paese democratico.

Non mi riferisco al pur vituperabile accordo con quel Berlusconi che è stato il suo primo e determinante interlocutore nel disegnare la proposta di legge elettorale. E non parlo neppure soltanto della drammatica considerazione che abbia dato importanza a un pregiudicato togliendo importanza alle istituzioni e alla magistratura.

Sono entrambe azioni inqualificabili, ma il comportamento che considero peggiore di tutti è quello che ha tenuto parlando con deputati del PD per sollecitarli ad approvare una legge che per moltissimi è indigesta e che per molti costituzionalisti è incostituzionale. Nel corso dell'assemblea del gruppo, Renzi ha assicurato che sulle quote rosa per il Pd la parità di genere è già, di fatto, una pratica. In parole povere, ha sostenuto che i parlamentari PD possono votare tranquillamente una legge che non prevede la parità di genere – tra l’altro prescritta dalla Costituzione – perché tanto loro ce l’hanno già.

Forse sono legato a stereotipi antichi, ma ho sempre ritenuto – e continuo a ritenere – che uno statista debba cercare il bene di tutti e non soltanto di coloro che già ne godono. Insomma, in soldoni, il suo compito sarebbe di battersi anche per il bene delle donne del partito di Berlusconi che avversa fortemente questa riforma; invece le lascia affogare nelle loro sabbie mobili pur di non mettere in dubbio l’accordo sottoscritto con l’uomo di Arcore.

Poi dice anche che sulla legge elettorale «non c'è da mantenere un patto con Berlusconi, ma un impegno che come partito abbiamo preso profondo, netto, chiaro». Sembra vero, ma in realtà quell’impegno è stato preso proprio sull’accordo con il capo di Forza Italia impedendo, in sede di consiglio nazionale, qualsiasi variazione su soglie di sbarramento, preferenze e quote rosa perché l’impegno con Berlusconi non si poteva toccare. Vedete un po’ se questo può essere considerato un impegno di partito, o se non assomiglia a un ricatto.

Renzi ha anche ammonito, in maniera satrapesca, i deputati del PD dicendo: «Chi farà mancare il proprio voto oggi poi lo vada a spiegare fuori». Noi, fuori, stiamo aspettando che sia lui a spiegare in maniera credibile i suoi comportamenti in questo frangente.

E ci piacerebbe anche che spiegasse cosa intende quando afferma che non pensa ai sindacati, ma alle famiglie: forse ritiene che per far restare il lavoro e i diritti fuori dalla vita di una persona – e quindi della sua famiglia – basti inserire in busta paga qualche decina di euro in più?

domenica 9 marzo 2014

Millantato credito

Billy Di Blasio, sindaco di New York, ha proibito l’ingresso alla metropolitana della Grande Mela ai mendicanti e ai musicisti di strada. Quello che colpisce di più non è il tipo di decisione (al limite se ne potrebbe anche discutere contrapponendo i pro ai contro), bensì il fatto che Di Blasio abbia voluto giustificare la propria decisione dicendo che “è una scelta di sinistra”. Si tratta con tutta evidenza di un caso di millantato credito. E non possiamo averne dubbi perché qui in Italia di casi simili abbiamo una lunghissima esperienza che si sta molto arricchendo in questi ultimi tempi grazie Matteo Renzi.

Per capirlo sarebbe bene rifarsi a “Destra e sinistra – Ragioni e significati di una distinzione politica”, di Norberto Bobbio, la cui prima edizione è apparsa nel 1994 quando già da qualche anno alcuni giocavano sporco per confondere le carte davanti a un elettorato sempre più distratto e sfiduciato. Ma basterebbe anche e soprattutto rifarsi al proprio intelletto.

Per esempio, non è certamente di sinistra sacrificare la rappresentanza alla cosiddetta governabilità. E non è certamente di sinistra non poter scegliere i propri rappresentanti. Non è certamente di sinistra non sforzarsi di realizzare davvero la parità tra uomini e donne. Sono, invece, tutte cose di destra perché sappiamo bene che il massimo di governabilità lo si può raggiungere solo con una dittatura monocratica, che soltanto il culto della personalità del capo può giustificare la scelta verticistica degli eletti e che esclusivamente un assurdo senso di superiorità machista (oltre alla paura di avere meno poltrone a disposizione) può impedire l’applicazione delle quote rosa che non sono il massimo della democrazia, ma sono meglio del sopruso messo costantemente in atto dai potenti che sono quasi sempre maschi. Molto meglio sarebbero le doppie preferenze, ma le preferenze, appunto, dovrebbero esserci.

Insomma è incontrovertibile il fatto che la legge elettorale che sembra essere vicina all’ approvazione, di sinistra, checché Renzi ne dica, non ha assolutamente nulla, se non il diritto di voto. Ma almeno di quello, nell’indigeribile accordo con Berlusconi, per il momento non si è discusso.

La democrazia dice che se a vincere è la destra, sarà giusto attendersi scelte di destra. Ma l’onestà imporrebbe di non definirle di sinistra, approfittando della disgustata distrazione degli elettori, solo per paura di perdere una fetta di voti.