martedì 11 febbraio 2014

Echissenefrega

Talvolta resto senza scrivere per alcuni giorni; non perché manchino gli spunti sui quali ragionare, ma in quanto finisco per sentire del tutto inutile parlare di cose delle quali a questo Paese sembra non importare più nulla, anche se la crisi continua, se il lavoro manca sempre di più, se i giovani, ma anche gli anziani, non hanno speranze nel futuro, se i casi di corruzione continuano a pullulare tanto da venir considerati, come originalità della notizia, alla stregua delle previsioni del tempo.

In questi tempi, per esempio, sembra che l’unica cosa sulla quale gran parte della politica discute è se a Renzi conviene diventare subito presidente del consiglio, o se rischia di bruciarsi. Se a Renzi conviene? Ma qualcuno si chiede cosa potrebbe convenire all’Italia e ai suoi abitanti? Anche se Renzi mi fosse simpatico e se avessi fiducia in lui, la mia reazione sarebbe la stessa: “Echissenefrega”.

E la stessa reazione avrei se qualcuno cercasse di convincermi che l’importante è vincere. Non importa come, non importa con chi. A me non importa, invece, di veder vincere un PD che del PD originario mantiene soltanto il nome. Vorrei che vincesse una coalizione – indifferente il suo nome – che portasse avanti quegli ideali e valori di centrosinistra con cui il PD originario era nato.
In questi giorni si è assistito a un documento firmato da alcuni intellettuali (?) nel quale si caldeggia l’abolizione della virgola nei testi scritti, in quanto questo segno di interpunzione, già trascurato in tutti i social network, serve soltanto a sottolineare sfumature di espressione. Soltanto? È l’ennesima conferma che la nostra società non è più capace di cogliere le sfumature, o, meglio, le differenze. Che è più comodo far cadere ogni cosa in un calderone in cui sobbolle continuamente un’indistinta massa di avvenimenti. In cui si può confondere, senza sentirsene colpevoli, la libertà di opinione con la violenza (non soltanto fisica) e la sopraffazione; in cui i giudizi negativi sono spacciati sempre per offensivi, a prescindere dal comportamento di coloro ai quali questi giudizi sono rivolti; in cui non si vuole più distinguere la destra dalla sinistra, l’interesse privato da quello pubblico, l’apparenza dalla sostanza; in cui fa comodo non vedere più l’unica cosa che in quel calderone maleodorante non sono riusciti ancora a buttare: il valore della nostra Costituzione.

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