venerdì 14 febbraio 2014

Stessa maggioranza, diversa opposizione

Giustamente tutti si domandano perché il futuro governo Renzi dovrebbe essere più autorevole ed efficace del governo Letta, visto che l’ibrida maggioranza che lo sosterrà rimarrà sempre la stessa. La risposta è semplice: perché, se è vero che la maggioranza sarà la stessa, è altrettanto vero che l’opposizione sarà molto diversa perché non avrà più tra le sue fila quel Matteo Renzi che, pur di arrivare dove voleva, non ha fatto passare giorno senza rassicurare falsamente il compagno di partito che sedeva a Palazzo Chigi, e, contemporaneamente, mentre si accordava con Berlusconi sulla legge elettorale, senza rilasciare dichiarazioni sulla “palude” del governo Letta colpevole soprattutto di avere accettato di fare inizialmente un governo proprio con il medesimo Berlusconi.

Molti si chiedono perché Renzi si sia comportato così e il futuro nuovo presidente del Consiglio si affretta a contestare chi lo accusa di avere una “smisurata ambizione” dicendo che la sua “smisurata ambizione” è soltanto per l’Italia, ma non riesce a spiegare perché non ha cercato di realizzarla dando più forza a Letta, invece di togliergliela.

E poi si affretta a sottolineare (anche se i sondaggi dicono esattamente il contrario) che a lui sarebbe convenuto andare a elezioni anticipate, mentre l’adorante Maria Elena Boschi sottolinea che, “accettando” (?) di andare al governo lui corre dei rischi terribili e Dario Nardella (una specie di adulante Brunetta del PD) afferma che a Renzi non conveniva assolutamente lasciare la sua posizione di forza per rischiare di bruciarsi al governo.

Ho già detto che dei rischi di Renzi mi interessa ben poco, soprattutto se paragonati a quelli corsi da tutti gli italiani e poi, forse sbaglio, ma queste sono dichiarazioni che mi ricordano molto, nella forma, quelle fatte da Berlusconi, e ripetute ossessivamente dai suoi adulanti stipendiati, secondo le quali potevamo stare tutti tranquilli perché l’uomo di Arcore, non ancora pregiudicato, era già tanto ricco che mai avrebbe pensato di andare a palazzo Chigi e di approfittare della sua posizione per tutelare i propri interessi personali. Questa volta si tratta soltanto di “smisurata ambizione”, ma viene spontaneo chiedersi quale PD è questo che, a maggioranza, continua a dare la precedenza alle lotte di potere interno e non ai bisogni e ai desideri di una consistente parte di chi lo ha votato. Anche Prodi era un ex democristiano, ma per lui anche un elettore di sinistra poteva votare senza farsi troppi problemi.

martedì 11 febbraio 2014

Echissenefrega

Talvolta resto senza scrivere per alcuni giorni; non perché manchino gli spunti sui quali ragionare, ma in quanto finisco per sentire del tutto inutile parlare di cose delle quali a questo Paese sembra non importare più nulla, anche se la crisi continua, se il lavoro manca sempre di più, se i giovani, ma anche gli anziani, non hanno speranze nel futuro, se i casi di corruzione continuano a pullulare tanto da venir considerati, come originalità della notizia, alla stregua delle previsioni del tempo.

In questi tempi, per esempio, sembra che l’unica cosa sulla quale gran parte della politica discute è se a Renzi conviene diventare subito presidente del consiglio, o se rischia di bruciarsi. Se a Renzi conviene? Ma qualcuno si chiede cosa potrebbe convenire all’Italia e ai suoi abitanti? Anche se Renzi mi fosse simpatico e se avessi fiducia in lui, la mia reazione sarebbe la stessa: “Echissenefrega”.

E la stessa reazione avrei se qualcuno cercasse di convincermi che l’importante è vincere. Non importa come, non importa con chi. A me non importa, invece, di veder vincere un PD che del PD originario mantiene soltanto il nome. Vorrei che vincesse una coalizione – indifferente il suo nome – che portasse avanti quegli ideali e valori di centrosinistra con cui il PD originario era nato.
In questi giorni si è assistito a un documento firmato da alcuni intellettuali (?) nel quale si caldeggia l’abolizione della virgola nei testi scritti, in quanto questo segno di interpunzione, già trascurato in tutti i social network, serve soltanto a sottolineare sfumature di espressione. Soltanto? È l’ennesima conferma che la nostra società non è più capace di cogliere le sfumature, o, meglio, le differenze. Che è più comodo far cadere ogni cosa in un calderone in cui sobbolle continuamente un’indistinta massa di avvenimenti. In cui si può confondere, senza sentirsene colpevoli, la libertà di opinione con la violenza (non soltanto fisica) e la sopraffazione; in cui i giudizi negativi sono spacciati sempre per offensivi, a prescindere dal comportamento di coloro ai quali questi giudizi sono rivolti; in cui non si vuole più distinguere la destra dalla sinistra, l’interesse privato da quello pubblico, l’apparenza dalla sostanza; in cui fa comodo non vedere più l’unica cosa che in quel calderone maleodorante non sono riusciti ancora a buttare: il valore della nostra Costituzione.