mercoledì 14 agosto 2013

Leggi, religioni ed esclusione

Anche questo commento si riferisce a un articolo di Ferdinando Camon, "Chi può dirsi davvero cittadino", apparso sul Messaggero Veneto, in cui lo scrittore continua la sua campagna contro lo jus soli
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Ferdinando Camon abilmente vuole sostenere le sue tesi di esclusione andando a toccare la sensibilità dei lettori là dov’è più acuta e cioè guardando alle categorie più deboli, quelle dei bambini e delle donne. Però, volendo mettere in crisi gli eccessi sociali altrui, finisce per mettere in crisi anche le regole nostre.
Giustamente condanna le parole di un imam milanese (riportate tra l’altro da un solo giornale, quello con la “G” maiuscola perché riferite a cose dette qualche anno fa, anche se la gravità non cambia) che elogiava i bambini-kamikaze; ma dalle sue parole si potrebbe pensare che un terrorismo senza bambini possa essere accettabile. La nostra storia ha avuto un orrendo contatto con il terrorismo e sappiamo bene che è stato sconfitto non andando soltanto a colpire gli esecutori più o meno giovani, ma anche i cattivi maestri che riuscivano a convincere menti che, a prescindere dall’età, erano facilmente orientabili.
Giustamente condanna i matrimoni imposti a bambine e ragazzine perché sono considerate oggetti di cui disporre a piacimento. Ma, al di là dell’età delle vittime, è forse meno grave quello che succede da noi dove quasi ogni giorno una donna viene uccisa da un uomo che continua a considerarla un suo possesso e che si rifiuta di lasciarle una libera scelta? Per non parlare, poi, dei matrimoni combinati, con spose spesso giovanissime, che sono diffusissimi in molte parti del Paese e che sono anzi la norma tra le famiglie delle varie mafie che operano, per crescere in ricchezza e potere, proprio come operavano i regnanti nei secoli scorsi.
Il problema è che Camon continua a cercar di dimostrare che gli altri sono peggio di noi. Invece, a parte il fatto che “altri” e “noi” sono categorie troppo vaste e variegate per avere riscontro nella realtà, farebbe meglio a puntare la sua attenzione su come si reagisce ai delitti e alle ingiustizie, se con uguaglianza di trattamento, o meno. Nell’America che lui cita, sia il nativo americano, sia il nuovo cittadino, sia l’immigrato in attesa di regolarizzazione, davanti allo stesso reato sono condannati nello stesso modo. E se questo non avviene, per esempio per il colore della pelle, sono centinaia di migliaia i cittadini che scendono in strada per protestare. In difesa di un povero Cristo, non di un ricco politico.
E Camon, a meno di non essere convinti che noi – occidentali e cattolici – siamo i migliori di tutti, mette in crisi anche lo stesso concetto di religione che si rivela relativo perché le leggi non si muovono dal luogo in cui sono scritte, mentre le regole religiose ognuno le porta sempre con sé. E non sempre sono giuste per il luogo dove si va: provate a bere una birra in Arabia Saudita.

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