sabato 27 luglio 2013

La democrazia non è solo votare

Non sono mai stato iscritto ad alcun partito (e questo sottrarsi a una scelta probabilmente è stato un errore di cui mi pentirò per sempre) e, quindi, nemmeno al PD per il quale però nutro grande simpatia e al quale ho spesso scelto di dare il mio voto che è sempre rimasto nell’area di centro-sinistra. Da esterno, quindi, credo di poter dire , senza destare eccessivi sospetti, che, mentre mi sento sicuramente in diritto di votare alle primarie indette per designare il candidato premier al quale sarà delegato il compito di amministrare tutti gli italiani – quindi, me compreso – non mi sento assolutamente in diritto di votare per le primarie per il segretario del partito che avrà il compito di guidare il PD di cui, appunto, non sono un iscritto.
Non si tratta di presa di posizione contro i desideri di Matteo Renzi – per le cui visioni sull’economia e sul lavoro, peraltro, non nutro molte simpatie – ma di normale rispetto per quella che considero una democrazia reale che, prima di arrivare al voto, implica un confronto e una partecipazione al dibattito che deve servire a rendere le scelte ragionate e non di “di pancia” o di simpatia.
Mi sembra che chi insiste per far votare per il segretario del partito (che credo che, per motivi di impegni totalizzanti, non debba coincidere con il premier) stia snaturando la democrazia riducendola a un puro esercizio del voto.
E questo è un passo davvero pericoloso perché se il voto è l’unica evidenza della democrazia, allora davvero si può facilmente sostenere che il numero di coloro che hanno votato per Berlusconi è più “pesante” di tre gradi di giudizio della magistratura.

giovedì 11 luglio 2013

Cosa cadrà per primo?

La domanda, ormai, è soltanto una: cadrà prima il governo italiano, oppure la democrazia italiana, o, almeno, quello che ne resta?
Il PDL non fa nulla di strano: obbedisce al suo boss che ha, come unico interesse quello di salvarsi da condanne che gli porterebbero via il potere e, quindi, anche parte dei tanti soldi che con quel potere è riuscito ad accaparrarsi. Per lui la democrazia non è mai esistita: perché dovrebbe preoccuparsene?
È il PD - che ha l'aggettivo "democratico" nel suo nome - a fare molto di strano perché rimane ostaggio di Berlusconi e dei dipendenti di Berlusconi. E, se questi vogliono chiudere il Parlamento perché la magistratura fa il suo dovere, il PD al massimo riesce a mediare per ridurre la chiusura a qualcosa di simbolico. Ma il PD si è forse dimenticato del peso che i simboli hanno in una società?
I grillini adesso si stracciano le vesti per l’offesa al Parlamento e alla democrazia, ma dimenticano che sono stati loro a offendere la democrazia rifiutando qualsiasi dialogi con chiunque. Srabbe il caso di ricordare a Casaleggio e compagni che in Parlamento e in una nazione la parola maggioranza normalmente non si riferisce soltanto a quella all’interno di un partito, bensì a quella che si forma all’interno di una nazione stessa esprimendo e riassumendo il pensiero degli elettori.
E anche Napolitano fa molte cose strane perché sembra che per lui l’unico valore esistente sia quello della sopravvivenza di un governo che dovrebbe tranquillizzare i “mercati”. Resterà in silenzio anche davanti a un tentato blocco del Parlamento da parte di Berlusconi e dei suoi complici? Secondo me, se si continuerà a salvare questo governo (pur con tutta la simpatia e la comprensione per Letta), si finirà per affossare definitivamente la nostra democrazia.
E la storia insegna che occorre molto più tempo e che si corrono molti più rischi per risalire da una crisi democratica che da una crisi economica.

sabato 6 luglio 2013

Se non i diritti, cosa?

Il presidente della Camera Laura Boldrini rifiuta un invito a una visita a una fabbrica Fiat «causa impegni istituzionali già in agenda», ma approfitta della missiva di risposta per dire a Sergio Marchionne quello che finora ben pochi politici hanno avuto il coraggio di affermare: «Affinché il nostro Paese possa tornare competitivo è necessario percorrere la via della ricerca, della cultura e dell’innovazione. Una via che non è in contraddizione con il dialogo sociale e con costruttive relazioni industriali: non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti e sul costo del lavoro che potremo avviare la ripresa».
È una boccata di ossigeno nell’asfittica atmosfera della politica italiana; è una dichiarazione nella quale non mi sognerei di toccare neppure una virgola. Questo, ovviamente, se si è in sintonia con un concetto di socialità che è molto vicino a quelli di uguaglianza e di solidarietà.
Quindi ci si potevano aspettare commenti negativi da parte dei berlusconiani, ma probabilmente – tranne Cicchitto e Matteoli – erano distratti dai problemi innescati dalla rinascita di Forza Italia e, forse, di Alleanza Nazionale. Oppure dai leghisti che hanno sempre visto la Boldrini come il fumo negli occhi perché aiutava quegli extracomunitari che i seguaci di Bossi o di Maroni non riescono a vedere come uomini, ma anche loro dedicano tutta le loro attenzione alle possibili scissioni interne.
E, invece, i distinguo e le dissociazioni arrivano proprio dal centrosinistra, oltre che dal partito fondato da Monti. Segnatevi questi nomi: Esposito, Gozi e Giachetti. Sono figure marginali, ma indicano chiaramente che nel PD ci sono cose che non funzionano e che Epifani e Fassina, con le loro dichiarazioni tese soltanto ad annacquare le polemiche, certamente non risolvono.
Ma Esposito, Gozi e Giachetti – e sicuramente qualcun altro che la pensa come loro, ma non lo dice pubblicamente – si rendono conto che si sta parlando di erosione di diritti? E, allora, potrebbero spiegarmi perché esiste un partito di centrosinistra se non per difendere i diritti dei più deboli, visto che i più forti se li difendono da soli, se addirittura non se ne creano nuovi che assomigliano straordinariamente a degli arbitri.
Il dubbio è soltanto se non si rendono conto di questa realtà, oppure se la usano scientemente per alimentare la lotta tra le correnti del PD. E francamente non so dire quale delle due ipotesi sia la peggiore. Ci sarebbe da sperare, più semplicemente, che abbiano sbagliato partito in cui militare. Perché senza difesa dei diritti cos’è il Pd? Perché qualcuno che al sociale crede dovrebbe votarlo ancora?