sabato 29 giugno 2013

Il cordoglio per una grande donna

Ci sono notizie che non sono inattese, ma che riescono a colpirti con la stessa forza che avrebbero se fossero inattese. Che Margherita Hack fosse ammalata di cuiore, che avesse 91 anni, che ogni giorno avvertisse più palpabilmente la fatica di fare anche un solo passo, lo si sapeva, ma l'annuncio della sua morte è stato terribile lo stesso. L'ho incontrata più volte e mentre all'inizio pensavo a lei soprattutto come a una grande scienziata, poi mi sono reso conto che era un gigantesco essere umano, capace di bontà e coerenza, solidarietà e rispetto, dirittura morale e dirittura politica.
Lascia un vuoto davvero incolmabile.

martedì 25 giugno 2013

La giustizia e le elezioni

Devo confessare che delle finezze della politica moderna capisco poco o nulla. Berlusconi viene condannato in primo grado a 7 anni con la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione aggravata «per costrizione» e per prostituzione minorile e, mentre il PDL si straccia le vesti contro quella che per loro è una “giustizia politicizzata”, da molte parti del centrosinistra si sente ripetere che «Berlusconi va battuto alle urne».
Questa frase non soltanto non la capisco, ma addirittura mi sembra pericolosissima. Non sto dicendo che Berlusconi deve andarsene perché è colpevole: questo sarà stabilito dopo il terzo grado di giudizio. Sto dicendo che con questa frase alcuni esponenti del centrosinistra stanno sostenendo le stesse cose del centrodestra: che, cioè, i poteri legislativo ed esecutivo non possono essere controllati dal potere giudiziario e che quest’ultimo non deve essere indipendente dagli altri due: esattamente il contrario di quello che dice la nostra Costituzione.
Cosa diavolo c’entrano i 9 milioni di voti ottenuti da Berlusconi con i presunti reati che gli sono attribuiti? Cosa diavolo c’entrano i vent’anni in cui dal ponte di comando ha rovinato l’Italia approfittando biecamente degli irrisolti conflitti di interesse e distruggendo deliberatamente un tessuto etico e culturale che aveva permesso al nostro Paese di risalire dal disastro del fascismo e della guerra?
Il paragone non sembri assurdo, ma i seguaci delle mafie sono sicuramente milioni, eppure nessuno, pur sapendo benissimo che le mafie si arricchiscono con il traffico di droga e di esseri umani e con l’accaparramento illegale di appalti, ai tempi del processo contro Totò Riina ha mai sostenuto che il boss andava sconfitto sul piano commerciale e non nei tribunali.
I reati sono reati e i codici sono cosa ben diversa dai voti. Quindi annacquare il significato, pur provvisorio, di una sentenza rivendicando il predominio delle urne sulle aule giudiziarie non significa altro che indebolire ulteriormente il potere e il prestigio della legge.
Questa non è una partita di calcio in cui importante è vincere, ma in cui se si perde, si riproverà il prossimo anno. Qui stiamo parlando del destino di un Paese che nel ventennio berlusconiano è andato a rotoli in tutti i sensi. Fare i falsi de Coubertin in politica è non soltanto ipocrita, ma anche autolesionista. Berlusconi continui pure a fare politica fino a quando non sarà condannato definitivamente, ma poi subisca le conseguenze dell’eventuale condanna come qualsiasi altro cittadino.
Rimandare il giudizio dei giudici al giudizio delle urne è uno dei più gravi insulti possa essere fatto nei confronti di una vera democrazia.

mercoledì 19 giugno 2013

La terribile tentazione del bene

Che fosse pericolosa lo si era detto fin dall’inizio, ma temo che la vicenda di Grillo, di Casaleggio e dei loro fedelissimi fans del Movimento 5 stelle sia ancora in fase di sottovalutazione; che sia guardata con divertito sdegno, più stando miopemente più attenti alle possibili conseguenze di una sua implosione piuttosto che ai pericoli insiti in un suo consolidamento e arroccamento su posizioni sempre più oltranziste.
Il fatto che deve attrarre l’attenzione, infatti, non è tanto la serie di espulsione, sempre più cieche e violente, e neppure la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare con le sue possibili conseguenti alleanze, bensì il piglio sempre più deciso con cui Casaleggio e Grillo fanno agire i loro rappresentanti in Parlamento, rappresentanti che non riesco a definire in maniera più efficace di quella usata dalla senatrice Pinna, anche lei grillina in odore di cacciata: “talebani”.
Qui ovviamente la religione non c’entra nulla, ma c’è , invece, la sacralizzazione dei propri pareri fino a far diventare le opinioni dei dogmi dei quali non si può discutere pubblicamente pena le conseguenze più disastrose e, cioè, per il momento, la cacciata dal partito. Ma quando – speriamo non debba realizzarsi mai – la maggioranza del partito dovesse diventare maggioranza del Paese, le espulsioni rispetto a cosa sarebbero fatte? Forse dal Paese stesso, o, almeno, dalla società?
Ridicolo? Padroni di pensarlo. Ma la storia del XX secolo, a destra e a sinistra (nazismo, fascismo, comunismo reale), è colma di esempi di questo tipo, di partiti che nascono curando ossessivamente la purezza delle idee al proprio interno e poi diventano egemoni e finiscono per curare la purezza delle idee (e non soltanto di quelle) nell’intera società che governano.
A tale proposito vorrei consigliarvi la lettura di un libro scritto da Tzvetan Todorov nel 2001: “Memoria del male, tentazione del bene. Inchiesta su un secolo tragico” in cui l’autore condanna senza esitazioni la convinzione che ci sia una netta separazione tra bene e male, quella totale e pericolosissima mancanza di chiaroscuri. Il concetto di “tentazione del bene” vuol dire proprio la certezza di possedere il concetto di bene, di vederlo incarnato in noi e di volerlo imporre con la forza agli altri, anche a costo di seminare violenza.
E purtroppo, paradossalmente, la storia insegna che ha fatto molto più male – e su più larga scala – la tentazione del bene che quella del male.