lunedì 18 marzo 2013

Le minacce e il perdono

Non ricordo un periodo più pericoloso di questo per la democrazia italiana. È vero: per anni siamo stati infestati dal terrorismo e straziati dai lutti che la cosiddetta lotta armata causava quasi quotidianamente. Ma quella volta a combattere il terrorismo era la stragrande maggioranza del Paese e le istituzioni erano concordi nel tenere come punto fondamentale della bussola la democrazia e la Costituzione.
Ora non sembra essere più così perché i pericoli sono due ed entrambi possono affermare di essere sostenuti più o meno da un quarto di coloro che sono andati a votare.
Il primo, ma già ben conosciuto, si chiama Berlusconi che, ormai sempre più disperato, getta completamente la maschera e, visto che non riesce più a confezionarsi leggi ad personam, si dedica a predicare l’eversione organizzando, o almeno benedicendo, manifestazioni di piazza contro la magistratura e minacciando «battaglia nelle piazze e nel Parlamento» se il prossimo Presidente della Repubblica non dovesse essere un personaggio a lui gradito.
Il secondo – abbastanza nuovo, ma non meno pericoloso – è Beppe Grillo che si sente una specie di Padreterno in terra, depositario di ogni verità e, quindi pronto a punire che non si comporta come lui vuole, ma anche disposto – una volta assodato dal suo ventriloquo Casaleggio che c’è una marea montante contraria ai suoi diktat – a fare marcia indietro e a “perdonare” i disobbedienti.
Vi invito a soffermare la vostra attenzione sul “perdonare” chi ha “sbagliato in buona fede”. Chi è che può perdonare? Chi ha subito un torto personale, o colui che è tanto superiore agli altri da potersi permettere condanne e perdoni. Oppure chi ha perduto ogni contatto con la realtà e che è pericolosissimo fino a quando chi lo segue non se ne rende conto.

Nessun commento:

Posta un commento