venerdì 30 novembre 2012

La solita trappola del tesoretto

Non era soltanto prevedibile: era scontato. Come ogni volta, dopo la richiesta di sacrifici drammatici e assolutamente inevitabili, spunta fuori un “tesoretto”. Dato per assodato il fatto che sicuramente i tesoretti non nascono nella notte come i funghi - e proprio nel giorno in cui servono - è evidente che di quei soldi (50 o 60 milioni, mica bruscolini) Tondo e la sua giunta erano perfettamente al corrente, ma che preferivano usarli in seconda battuta un po’ per addolcire la pillola, ma soprattutto per dividere coloro che protestano.
Il gioco è tra i più antichi del mondo: fare leva non soltanto sul fatto che alcuni riceveranno alcune briciole di contributo e altri no, ma soprattutto che in questa fase chi viene indotto a sperare possa diventare più “morbido” e abbandonare la protesta nell’illusione che il farsi vedere più disciplinarti possa aiutare a entrare nel novero dei ripescati, o dei migliorati.
Spero che il vecchio trucco questa volta non abbia successo. Che tutti si rendano conto che soltanto restando uniti si può uscire da questa situazione che vuole distruggere la cultura, elemento sempre pericolosissimo per il potere. E che Tondo e i suoi, invece di parlare di tesoretti, parlino invece di “Bianco e nero” nel quale non molti mesi fa hanno gettato molte centinaia di migliaia di euro - che oggi sarebbero utilissimi per la cultura che viene fatta e non comprata, mentre la crisi era già conclamata e galoppante.

giovedì 29 novembre 2012

Le due ricchezze della cultura

Impressiona quanto la devastazione berlusconiana e quella dei suoi seguaci sia riuscita a falsare le prospettive di una società come quella italiana, sicuramente non senza pecche, ma che altrettanto sicuramente non era desertificata come appare oggi.
Prendiamo il caso della cultura e dei tagli indiscriminati in cui Tondo e la sua giunta sono riusciti a superare addirittura il loro maestro, azzerando totalmente i contributi a molte realtà che da decenni caratterizzano il volto della nostra regione. Per difendere la cultura ora non si muovono soltanto gli addetti ai lavori, ma anche un bel numero di altri cittadini. Quello che colpisce negativamente è il fatto che quasi tutti insistono soltanto sul fatto – vero e assolutamente importante – che i tagli alla cultura getterebbero sul lastrico centinaia di persone, e le loro famiglie, che nel settore cultura e nel suo indotto lavorano.
Quasi nessuno, invece, si batte perché la cultura ha il compito fondamentale di dare dignità alla gente, portandole notizie e ragionamenti, facendola pensare, innescando dibattiti e crescita civile e sociale. È sempre stata la cultura a far progredire le società; mai il mercato, mai la potenza militare, mai la governabilità intesa come stagnante dominio di pochi.
E altrettanto stupisce che praticamente nessuno parli dello scempio fatto da Tondo e dai suoi in questi anni nella distribuzione dei contributi. Perché i soldi c’erano, ma sono stati usati tagliando ogni nutrimento ai politicamente lontani, e aumentando a dismisura i contributi ai politicamente vicini, o addirittura resuscitando mummie senz’anima come “Bianco e nero”, riversandovi centinaia di migliaia di euro e offrendo (a pagamento)in cambio soltanto cose di grande apparenza ed enorme costo, dopo un anno in cui la manifestazione, nata da pochissimo, era stata sospesa addirittura per «mancanza di idee».
Anche Tondo e i suoi, insomma, si erano accorti che con la cultura si possono aprire o chiudere le menti. Sarebbe ora che tutti si impegnassero a mettere bene in luce che la cultura è importantissima perché è anche ricchezza economica, ma è soprattutto ricchezza umana.

sabato 3 novembre 2012

La privacy e la democrazia

Messa in ombra da altri avvenimenti più clamorosi, una notizia di questi giorni ha ottenuto uno spazio molto minore di quello che avrebbe meritato. Mi riferisco al fatto che l’Authority per la Privacy, rispondendo a un ricorso di Renzi, ha chiarito che i dati sia dell’albo degli elettori, sia dell’appello per il centrosinistra non andranno diffusi.
Sia la decisione dell’Authority, sia soprattutto la richiesta di Renzi mi appaiono come altri due chiodi piantati nel coperchio della bara della democrazia italiana. Nessuno, ovviamente contesta il fatto che il voto debba essere segreto, ma che debba restare segreta anche la decisione di andare a votare è davvero qualcosa di stridente con il concetto di libertà che è uno delle basi fondanti su cui ogni democrazia dovrebbe reggersi.
La scelta – e non il dovere – di andare a esprimere il proprio voto alle primarie è – o almeno dovrebbe essere – un’indicazione di voto per una parte politica ed è soltanto questa indicazione che si può pensare di neutralizzare rendendo segreti albo e appello ed è in quest’ottica che vanno fatte almeno un paio di considerazioni.
La prima: è il definitivo funerale per quello che potremmo definire “l’orgoglio delle proprie idee”: ricorso e risposta sembrano non disdegnare l’ipotesi di una grottesca scena in cui la gente si reca a votare mascherata per non far sapere in giro che ha idee di centrosinistra: sì, perché, trattandosi di primarie di coalizione, l’azione del voto non dimostra la scelta di un partito, ma soltanto di una delle parti maggiori in lizza per governare l’Italia, la scelta di una filosofia politica e sociale ritenuta migliore rispetto a un’altra.
La seconda: dato per assodato che ritengo ridicolo qualsiasi timore di ritorsioni, appare evidente che chi chiede la segretezza teme che sia proprio l’elenco dei votanti a suscitare fastidio, se non scandalo. Per parlarci chiaro: l’unico frutto della segretezza sarebbe quello di celare le infiltrazioni di elettori del centrodestra, o di altri nemici del centrosinistra che vengono considerate probabili, più che possibili.
Non mi vergogno delle mie idee e andrò a votare alle primarie di coalizione a faccia scoperta, facendo sapere a più gente possibile che la scelta di centrosinistra mi sembra l’unica valida e possibile, e con il timore che queste possano essere le ultime, perché un’intossicazione esterna del loro risultato potrebbe decretarne la morte. Poi, eventualmente, si andrebbe inevitabilmente verso primarie di partito riservate soltanto agli iscritti.
Avevo già detto che non ho fiducia in Renzi come possibile guida del nostro Paese. Anteporre la privacy interessata alla democrazia me lo fa vedere addirittura un po’ pericoloso.