domenica 28 ottobre 2012

Quelle strane primarie per il ruolo di obbediente

Poco da fare. Bisogna ammettere che Berlusconi ci prova davvero – ogni tanto – a fingersi sinceramente democratico, ma c’è sempre qualcosa che gli rovina la recita. Questa volta è stata di nuovo la magistratura che lo costringe – così lui dice – a rimanere in campo dopo aver solennemente annunciato con voce e faccia grave che si sarebbe ritirato dal palcoscenico primario della politica per restare a dare consigli ai giovani, stando ben attento a non specificare di quali consigli si sarebbe trattato.
Adesso dopo la condanna a 4 anni e l’interdizione ai pubblici uffici per cinque, dice che non può non ridiscendere in campo: non per fare il premier, per carità, perché «le primarie si faranno lo stesso», ma «per riformare la giustizia italiana e per completare l’opera di modernizzazione del Paese».
Nessuna sorpresa, ovviamente: anche i suoi giornali avevano dubitato esplicitamente delle sue intenzioni di ritiro, ma mi sembra giusto attirare l’attenzione, questa volta, non tanto sul capo, bensì sulla triste sorte dei suoi seguaci, soprattutto di quelli che hanno maggiori ambizioni perché le primarie del Pdl, Forza Italia o di come si chiamerà, saranno fatte soltanto apparentemente per designare il candidato premier per la prossima legislatura: in realtà sceglieranno soltanto chi dovrà rassegnarsi a fare il burattino pronto a eseguire gli ordini del capo.
Ma forse qualcosa sta davvero cambiando perché i luogotenenti di Berlusconi continuano a dire di sì, ma cominciano anche a fare qualche distinguo.

martedì 23 ottobre 2012

Forse al 40 per cento, ma non sarebbe più il Pd

Matteo Renzi parla di un Pd che con lui arriverebbe al 40%. Una frase confezionata appositamente per galvanizzare le proprie truppe e per attrarre ulteriori favori alla propria candidatura alle primarie di centrosinistra con la certezza incontrovertibile che, come in fisica, anche in politica i corpi che hanno maggiore massa esercitano anche più forza di attrazione.
Ma è anche una frase che fa capire come ormai, anche in politica, i parametri di comunicazione e di ragionamento siano profondamente cambiati. Il sindaco di Firenze, infatti, al di là della sgradevolezza del termine “rottamazione”, nello stesso tempo accusa la sinistra di avere idee “vecchie” e sottolinea anche che il suo obbiettivo è di andare oltre le ideologie : «Ci sono 14 milioni di voti di persone indipendenti che scelgono la persona e non la qualificazione di sinistra o di destra».
Con la doverosa specificazione che io non appartengo a questi 14 milioni di persone, vorrei sottolineare alcune cose.
La prima è che, visti anche i risultati di questo ventennio, bisognerebbe combattere proprio contro l’identificazione di un partito con una persona: Berlusconi dovrebbe averci insegnato qualcosa come già prima avrebbero dovuto insegnarci molto tutte le dittature – vicine e lontane – che hanno insanguinato e schiavizzato il nostro mondo. Insomma, se le ideologie vengono fatte coincidere con un nome, il risultato inevitabile è che finiscono per assommarsi i difetti – e non i pregi – della persona e dell’ideologia.
La seconda: siamo tutti d’accordo che vincere è importante, ma per Renzi sembra che questa sia l’unica cosa importante, a prescindere da come ci si arriva. Vincere per arrivare nella stanza dei bottoni e dopo non usare quei bottoni per tentare di migliorare il mondo nel senso in cui sinceramente e convintamente lo si vorrebbe veder andare a me non interessa proprio. Il modo di fare del Pdl nella regione Lazio e nella regione Lombardia, con il balletto sulla data delle elezioni a seconda delle convenienze, va proprio in questo senso. E per il centrosinistra un discorso di “vittoria a ogni costo e a prescindere” non dovrebbe neppure essere accostabile perché il centrosinistra – se è davvero tale – deve occuparsi soprattutto di altre cose, come, per esempio, degli uomini, del loro lavoro, della loro uguaglianza, della loro libertà.
Ultima cosa: un’entità che non ha più traccia della “vecchia” ideologia di sinistra potrebbe essere qualsiasi cosa, ma non certamente più il Pd. Se fossi un iscritto del Pd mi ribellerei; come convinto sostenitore delle “vecchie” ideologie del centrosinistra non riesco a trovare molti punti di vicinanza con Renzi.