domenica 17 aprile 2011

Discuteremo, ma dopo

Le sensazioni che si provano ascoltando un discorso di Berlusconi ai suoi fedeli (non più fedelissimi perché ormai sono sempre di più quelli che non applaudono e sono in evidente disagio) oscillano tra lo schifo per un bugiardo capace di negare addirittura le cose che lui stesso ha detto ore o giorni prima davanti alle telecamere, all’orrore per un teorico statista che va alla carica contro quelle stessi istituzioni che dovrebbe difendere, alla pena davanti a una persona che evidentemente – come lui stesso ama citare – non è “compos sui” visto che crede esistano ancora i comunisti con tre narici e che ci siano complotti che non sono stati orditi dalla sua P2, al timore per una deriva eversiva che è sempre più evidente e che non riguarda i suoi oppositori, ma lui stesso che pretende per sé prerogative e privilegi ai quali anche i monarchi hanno già dovuto rinunciare da tempi molto lunghi.
Insomma quella dell’ascoltare un discorso di Berlusconi (inutile qualificarlo come propagandistico, perché lo sono tutti), dell’assistere sgomenti ai violenti attacchi contro magistratura, Parlamento, Corte Costituzionale, Presidente della Repubblica, opposizione – qualsiasi tipo di opposizione – è un’esperienza che dà il voltastomaco, ma che bisogna pur fare se ci si vuol rendere conto davvero del pericolo che ci troviamo di fronte e che è sempre meno teorico e sempre più reale.
L’istinto sarebbe quello di avere reazioni scomposte, ma è un istinto che va controllato perché a qualsiasi costo non ci si deve abbassare al suo livello se si crede davvero nelle regole democratiche.
Non possiedo, ovviamente, ricette sicure per allontanare da noi questa calamità, ma su tre cose da fare sono sicuro. La prima è quella che non bisogna rendere ancora più difficile la complicatissima strada di garanzia che il presidente Giorgio Napolitano sta seguendo con una pazienza che per me ha del soprannaturale. La seconda è che non è possibile stare più zitti e che è davvero obbligatorio parlare – non soltanto tra gli amici, ma anche tra gli sconosciuto – di quello che sta succedendo . La terza è quella di intimare alle forze di opposizione – e soprattutto a quelle di sinistra – di finirla di dividersi su argomenti che sono anche importanti, ma lo sono sicuramente meno della democrazia e della libertà degli italiani: i tempi per discutere del resto ci sarà sicuramente, ammesso che si riescano a recuperare, appunto, democrazia, rettitudine e libertà.
Ci sarebbe anche il desiderio di vedere la Chiesa prendere una posizione decisa contro chi dice che è lecito sparare sui migranti e anche contro quei suoi porporati che dicono che per il presidente del Consiglio pro tempore è lecito bestemmiare e anche accostarsi ai sacramenti mentre agli altri divorziati questo non è concesso. Ma questo mi sembra un’utopia più che un sogno.

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