mercoledì 24 novembre 2010

Parole geneticamente modificate

Nella serata di Ballarò abbiamo sentito il principe dei mistificatori, ovviamente Silvio Berlusconi, che dava del mistificatore a Giovanni Floris per la trasmissione di un servizio nel quale si vedevano le immagini delle promesse fatte dal presidente del Consiglio sulla risoluzione in pochi giorni del problema dei rifiuti in Campania e in cui poi si mandava in onda la visione delle piramidi di immondizie che intasano le strade oggi. E l’ineffabile Berlusconi alzava la voce sostenendo che lui non aveva assolutamente mentito.
Ora, stante il fatto che anche il megalomane più spinto ben difficilmente può pensare di realizzare le cose soltanto promettendole o desiderandole, la spiegazione di una simile impudente e imprudente telefonata in diretta televisiva senza accettare qualunque forma di pur promesso contraddittorio, si può trovare soltanto nella convinzione che si possa impunemente e in eterno trasformare il significato delle parole, attività che il presidente del consiglio pro tempore ha splendidamente praticato in questi anni, abusando di termini come "libertà" e "amore", ma anche "lodo" e "fare" e, ovviamente, "democrazia" e "popolo" per far passare messaggi totalmente distorti utilizzando vocaboli ai quali ha finito per rubare l’originario dna per sostituirlo con un altro al fine di dare dare vita a PGM (parole geneticamente modificate) molto diverse - pur se apparentemente uguali - da quelle originali e create esclusivamente per essere funzionali ai suoi bisogni.
E questa mistificazione non viene fatta soltanto da lui e dagli specialisti Bonaiuti e Capezzone, ma da tutti i suoi accoliti. Prendete, per esempio, il direttore generale della Rai, Mauro Masi: oltre il 90 per cento dei giornalisti della Rai partecipa al voto di sfiducia nei suoi confronti e oltre il 90 per cento dei votanti lo sfiducia. La reazione di Masi è: «Vogliono intimidirmi». Per fortuna, questa volta, gli rispondono: «No. A nessuno interessa di intimidirti. Quasi tutti, invece, vogliono che tu te ne vada». Lui fa finta di niente, ma almeno non tenta più di mistificare con le parole il risultato.
Ecco, forse uno degli errori più gravi fatti da noi è stato quello di non essere puntiglioso nel difendere le parole dalle violenze di Berlusconi, dei berlusconiani e dei leghisti. Difendendo le parole avremmo difeso anche la comprensione effettiva di quello che stava succedendo e quindi avremmo difeso la democrazia e anche noi stessi.

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