martedì 24 novembre 2009

Toni da non abbassare

«Abbassare i toni». Nessuna sorpresa nel sentirlo dire, se non il fatto che ce lo aspettavamo un po’ prima in questa vicenda dell’ennesima legge ad personam che va a cozzare ancora una volta contro uno dei tre poteri dello Stato, quello giudiziario.
L’unica cosa da segnalare – ma non è piccola cosa – è che a richiedere l’abbassamento dei toni sia la seconda carica dello Stato, quello stesso Schifani che, a proposito di toni da abbassare, pochi giorni fa ha cominciato a parlare di elezioni anticipate ripetendo pedissequamente quanto diceva Berlusconi. Prima, ovviamente, che quest’ultimo si smentisse con il solito “Sono state male interpretato”. Un presidente del Senato che vuole appropriarsi nelle prerogative del Presidente della Repubblica vi sembra un esempio di toni bassi?
E adesso ci aspettiamo che Schifani rimproveri anche Ciampi, presidente emerito della Repubblica, per la dura e sfiduciata reprimenda contro la legge che più che del “processo breve”, dovrebbe essere chiamata della “prescrizione allargata”.
Ma poi: basta con questi toni da abbassare. Se ne parla come se l’importante fosse il tono e non la sostanza. Se uno fa approvare una legge che salva lui, ma tradisce centinaia di migliaia di cittadini è lui a essere in torto, oppure chi, come i parenti delle vittime della Thyssen o i truffati da Tanzi e Cragnotti, protestano per quello che sta facendo?
Come si fa a dire al procuratore Spataro che deve abbassare i toni quando sottolinea che se davvero soltanto l’un per cento dei processi sarebbe annullato, allora questa legge «per il bene dei cittadini» - come dice Gasparri con supremo sprezzo del ridicolo – sarebbe del tutto inutile, visto che il 99 per cento dei processi sarebbe veloce e regolare.
Come si fa a rimproverare gli operai che per salvare il proprio lavoro e le proprie famiglie salgono sui tetti o sulle gru? Forse perché è il rumore che dà fastidio visto che loro parlano e argomentano, mentre alcuni imprenditori delocalizzano, oppure chiudono, ma in perfetto silenzio?
Magari ci fossero sempre dei toni alti: vorrebbe dire che in questa nostra Italia esisterebbe ancora quella passione che è stata l’ingrediente fondamentale per farla crescere dopo le rovine della dittatura e della guerra. E non quel torpore civile che spaventa più di ogni altra cosa perché toglie anche quella speranza nel futuro che si alimenta anche grazie all’indignazione davanti alle porcherie.

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