lunedì 26 ottobre 2009

Sensibilità democratica

Berlusconi sa, grazie a un suo giornale, che esiste un video compromettente per Marrazzo e lo avverte rassicurandolo che non ne approfitterà, con i suoi giornali, per rovinare un avversario politico.
Berlusconi è un uomo capace di comprensione? Ha fatto male perché doveva rendere pubblico uno scandalo, visto che per gli uomini politici il pubblico e il privato non possono essere separati?
Francamente il dibattito mi interessa, ma non mi appassiona. Mi colpisce fortemente, invece, che il Berlusconi capo del governo si trovi nella situazione di comportarsi in una certa maniera soltanto perché è contemporaneamente il Berlusconi padrone di gran parte dell’informazione italiana.
E ancora di più mi colpisce il fatto che nessuno dica neanche mezza parola su questo ennesimo e clamoroso caso di conflitto di interessi.
A Bersani, al quale auguro i migliori successi per il bene di tutti, spettano colpi molto gravosi. Ma forse il più gravoso di tutti sarà quello di ridare sensibilità democratica a un popolo che, a furia di ricevere calci in faccia o in altre parti, ha perduto quasi completamente la capacità di accorgersi che sta succedendo qualcosa di sbagliato. E che, conseguentemente non si indigna più. Anche se forse saprebbe ancora farlo.

mercoledì 21 ottobre 2009

Elogio della pernacchia

Purtroppo non so farla, ma sarei disposto a pagare qualcuno che mi dia lezioni di pernacchia perché mi sto rassegnando a credere che questo sia uno dei pochi modi efficaci per interloquire con una maggioranza che continua a fare cose terribilmente dannose per la comunità, a straparlare, a opporre soltanto decibel straripanti a fatti e a ragionamenti. La pernacchia, poi, non è reato, anche se sicuramente è un po’ maleducata, ma infinitamente meno di certe espressioni di Cicchitto, Gasparri, Capezzone, per non parlare di Feltri e Belpietro che della maggioranza non fanno parte ufficialmente, ma ne sono il braccio armato.
In quale altra maniera si può rispondere, infatti, a chi dice che la crisi è già quasi finita, ma che si perderanno ancora 500 mila posti di lavoro? Si può seriamente parlare di fine della crisi fino a quando continua e infuriare la crisi del lavoro e delle famiglie che non ce l'hanno più?
E cosa si può dire di serio a chi, proprio nel momento in cui nega qualsiasi diritto ai precari che hanno lavorato per una vita nella scuola, comincia a inneggiare al posto fisso, al contratto a tempo indeterminato?
Come rispondere a chi fa confezionare un servizio televisivo intimidatorio su un giudice solo perché ha condannato Mediaset a pagare un’ancorché poderosa multa per le corruzioni del caso legato al lodo Mondadori? Il fatto che abbiano dovuto fermarsi al colore dei calzini del giudice Raimondo Mesiano e al suo vizio di fumarsi una sigaretta attendendo il suo turno dal barbiere, testimonia che proprio non c’era nulla da scoprire, nemmeno una multa per divieto di sosta; ma appare mafiosamente minaccioso perché fa capire che appena sgarri dalla condotta pretesa dal capo, sono pronti a ribaltare la tua vita pur di – come dice Berlusconi – “sputtanarti”.
E a proposito di Berlusconi, è servito a qualcosa ricordargli che lui, per la Costituzione e per le leggi elettorali, non è un “premier”, ma un “presidente del Consiglio” pro tempore? Tanto lui insiste a dire che è stato eletto dal popolo. È convinto che tutti gli credano e resta malissimo quando la Corte costituzionale gli ricorda che lui non è “super pares”, ma “inter pares”.
E come rispondere seriamente alle stupidaggini recitative e falsamente compunte di Capezzone? alle bugie irridenti di Bonaiuti? alle parole senza sostanza di Gasparri? E fermiamoci qua perché l’elenco sarebbe lungo.
È vero: fare pernacchie non è politicamente qualificante né edificante, non fa crescere il livello culturale, né presuppone uno sforzo di miglioramento sociale. Ma lasciarsi trattare da scemi senza mai reagire, alla lunga diventa frustrante.

martedì 13 ottobre 2009

Le due paure

Devo confessare che comincio a sentir trasformare in paure un po’ di fastidi e timori che mi disturbano da alcuni anni.
La prima paura è legata a Berlusconi e a cosa potrà fare nella sua disperazione di uomo che sente sfuggirgli di mano il potere e, con questo, sia l’impunità davanti a processi nei quali non vuole discutere delle accuse che gli sono rivolte, sia quel conflitto di interessi che a noi toglie democrazia, ma che a lui ha consentito dapprima di salvare Mediaset, azienda che nei primi anni ’90 era sull’orlo del baratro e che si sosteneva soltanto grazie alle massicce quantità di miliardi che le erano dirottare dalla Standa, e poi di dilatare gli utili fino a renderlo uno degli uomini più ricchi del mondo.
Paura legata al suo forsennato attacco a tutte le istituzioni repubblicane e democratiche, dal Presidente della Repubblica alla Corte costituzionale, dalla magistratura all’informazione, dall’opposizione alla stampa estera; un attacco che aumenta di giorno in giorno la propria virulenza e che non si sa dove potrà portare sotto le spinte combinate degli interessi suoi e di quelli razzistui e separatisti della Lega che lo tiene in pugno – personalmente molto più che politicamente - grazie ai propri voti parlamentari. Alla fine, come tutti i governanti autoritari, duri o morbidi che siano, dovrà abbandonare il suo posto, ma lascerà un cumulo di macerie sulle quali sarà molto faticoso ricostruire quella democrazia che sognavano i costituenti e che per decenni hanno sognato quasi tutti gli italiani.
Ma se Berlusconi mi fa paura, molto di più me ne fa la rassegnazione della stragrande maggioranza degli italiani. Come si fa a veder distruggere il tessuto democratico di un Paese senza reagire? Come si fa a guardar massacrare il mondo del lavoro, senza rispondere? Come è possibile accettare di sentire vere e proprie bestemmie istituzionali tipo che la Consulta, facendo il suo dovere, manca di rispetto al Parlamento, senza neppure dargli dell’ignorante? Come può passare quasi sotto silenzio il fatto che lui continui ad affermare che, visto che è stato eletto, le regole normali per lui non devono valere?
Non sto parlando, ovviamente, di reazioni violente, ma soltanto di contrapposizioni dialettiche lecite e legali. Fin quando rimarranno tali. Sto parlando di manifestazioni, di comizi, di occasioni pubbliche di dissenso che devono moltiplicarsi perché sono l’unico modo per bucare l’ombrello protettivo delle televisioni a lui asservite e raggiungere anche chi non legge, ma magari passa di là per caso. Sarà poco, ma sempre meglio di quasi nulla.
Avremmo bisogno di ritrovare quella grinta che appare sacrificata sull’altare di un “politically correct” che sembra toccare soltanto il centrosinistra. Avremmo bisogno di non sentir più autorevoli uomini politici e pensatori ripetere che non si può vivere di antiberlusconismo e che invece bisogna pensare a programmi seri.
Ma, scusate, forse le due cose non possono convivere?

lunedì 5 ottobre 2009

Le ”bufale” su internet

In una mail, come promesso, il signor Alvise Lesna mi invia un pdf con delle immagini di islamici che reggono cartelli con scritte minacciose e accompagna questo invio con la frase «Vediamo se ha il coraggio di pubblicare queste immagini nel suo blog! Se lo farà allora cambierò opinione su di lei».
Mi spiace, ma queste immagini non le pubblicherò e non perché me ne manchi il coraggio, ma semplicemente perché sui tratta di una “bufala”; sono usate, cioè, in un contesto falso. Non si tratta, infatti, di fotografie scattate, come afferma il pdf, «recentemente» durante la manifestazione londinese di “Religione per la pace”. Un pdf che, tra l’altro, si conclude con un altrettanto minaccioso «Fino a quando continueremo a sopportare tutto questo?».
Si tratta, invece, per la maggior parte, di fotografie dell'Associeted Press scattate quasi quattro anni fa, nel febbraio 2006, davanti all'ambasciata danese a Londra, nel corso di una manifestazione di protesta per le vignette di satira su Maometto che gli islamici percepirono come blasfeme.
In quella manifestazione la polizia arrestò cinque dimostranti e poco dopo Muhammed Abdul Bari, del Consiglio Mussulmano di Gran Bretagna, dichiarò all'Indipendent che «coloro che si impegnano in azioni delittuose e coloro che li appoggiano sono nemici di tutti, mussulmani e non mussulmani, perché agiscono contro i nostri valori condivisi».
Diversa fu la reazione dell'attuale ministro Calderoli. Si presentò in televisione con una maglietta che riproduceva la vignetta incriminata, dichiarando che avrebbe portato dei maiali a orinare sul suolo destinato alla costruzione del centro islamico di Bologna, per rendere il terreno impuro.
Gli estremisti, quindi, esistono da tutte le parti purtroppo. Come pure le persone ragionevoli e disposte al dialogo che però lei non vede, o addirittura disprezza. Internet è evidentemente una grande fonte di informazioni, ma manca del tutto di garanzie di attendibilità delle notizie e quella dell’inesistente manifestazione "religione per la pace" è ormai in giro da tanto tempo e sembra impossibile fermarla.
L’obiettivo di chi ha creato questo falso è quello di creare danni incitando più gente possibile all'odio e alla intolleranza. Responsabilità di chi lo diffonde senza controllarlo è quella di aiutare i fondamentalisti di tutte le religioni. Come, del resto, fa chi vuol negare a chi ha un’altra fede anche il diritto di una sepoltura religiosa.
Per il resto delle sue "accuse", è vero, spesso siamo degli idealisti e, per quanto strano possa sembrarle, ne siamo anche fieri. E, sempre per quanto strano possa sembrarle, non ho nemmeno intenzione di dirle se e quando faccio qualcosa per gli immigrati. Sia perché non vedo cosa ci sia da vantarsi, sia in quanto non accetto minimante di fare differenze tra un islamico e un cristiano che soffrono.
Glielo ripeto: questo blog è sempre stato aperto e tale rimarrà, ma se pensa di poterne indirizzare i contenuti, si sbaglia della grossa.

venerdì 2 ottobre 2009

La civiltà non è un pdf

So che per molti sarà difficile crederlo, ma vi assicuro che il commento di Alvise Lesna a "Lezione di civiltà" non l’ho scritto io e che, anzi, mi corre l’obbligo di ringraziare questo lettore perché mi fornisce una splendida serie di succulenti assist per mettere in chiaro anche alcune cose proprio nel momento in cui certi parlano e certi sproloquiano sulla libertà di stampa. Vado per punti.
– Il Messaggero Veneto è un giornale e non una rete televisiva assoggettata alla politica che si divide testate e poltrone direttoriali. Quindi non ha obblighi di moderazione, né, tanto meno, di par condicio. Il quotidiano di Udine fa il suo lavoro con il massimo dell’obbiettività possibile e talvolta critica la destra, come critica la sinistra. I lettori hanno il diritto di scegliere se comprarlo o meno a seconda della completezza e dell’obbiettività dell’informazione e dell’eventuale consonanza ideale, politica e sociale. Possono scegliere di non comprarlo, ma la linea politica dipende soltanto dal direttore e non dai supposti gusti di chi lo legge.
2 – Detto questo, il mio blog attiene alla mia responsabilità e non a quella del Messaggero Veneto che ospita me, giornalista della testata, come ospita anche molta altra gente che non fa il giornalista e che non ha rapporti di lavoro né con la testata, né con il gruppo.
3 – Non avevo il minimo dubbio che non tutti la pensano come me e che qualcuno anche si indigna per quello che scrivo. Ma le assicuro che, pur con suo sommo sconvolgimento, c’è un bel po’ di gente che la pensa come me.
4 – Lei dice che manca un contraddittorio. Se fosse vero non sarebbe apparso il suo commento e adesso non starei rispondendole.
5 – Che alla Udine non comunista non freghi niente del programma del PD – scusi se copio le sue parole - non me ne frega niente. C’è un bel po’ di gente, invece, che guarda al PD non con soverchia simpatia, ma con un bel po’ di speranza perché ritiene che in questo momento possa essere l’unica forza catalizzatrice capace di coalizzare una massa di cittadini votanti capaci di far finire l’incubo berlusconiano.
6 – Torno per un momento sul termine “comunista” che, come i suoi ispiratori lei usa per definire tutto ciò che non è berlusconiano. Le assicuro che all’interno dell’opposizione c’è una varietà di posizioni infinite. Magari così non fosse.  Poi, se lei pensa di offendere usando questo termine si sbaglia di grosso perché di comunisti in Italia non ce n’è quasi più nessuno, mentre di fascisti il numero è ancora molto abbondante.
7 – È vero, sono un giornalista e me ne vergogno quando penso che è proprio la mia categoria con il suo non far bene il proprio lavoro ad aver permesso la nascita di questo incubo. Tra l’altro mi piacerebbe anche essere un ideologo, ma non ne ho certamente la capacità
8 – Sono felice che lei consideri il mio punto più buio quello in cui dico che gli islamici hanno il sacrosanto diritto di avere un loro cimitero. Detto da uno come lei ha la brillantezza di una medaglia al merito.
9 – La mia e-mail è g.carbonetto@messaggeroveneto.it. Mi interessa molto vedere con quale pdf lei sostituisce la sua coscienza. Stia pur certo che l’etica di chi continua a credere che tutti gli uomini siano uguali affonda le sue radici molto più lontano nel tempo (all’incirca duemila anni fa) e ben più in profondità di quello che può derivare da una fotografia. A proposito, se è un appassionato di cose sanguinolente, posso procurargliene molte legate alle nostre guerre di religione, o di conquista coloniale.
10 – Le ripeto che il suo commento è stato per me come un raggio di sole. Se gli aliofobi – e probabilmente razzisti – ce l’hanno con me, allora vuol dire che sto procedendo nella direzione giusta.
Cordiali saluti