lunedì 29 giugno 2009

Ritorna la partecipazione

Tanta gente, davvero tantissima, alla festa per l’elezione europea di Debora Serracchiani. Era da molto tempo che non si vedeva la gente di centrosinistra contenta di riunirsi, di riconoscersi, di contarsi; in una parola, di partecipare. E questo è un buon segno per chi spera che la stagione berlusconiana, a prescindere dalle vicende personali del centrodestra, finisca il più presto possibile. E sentir parlare di ambizioni elettorali che vanno oltre un’onorevole difesa fa davvero bene al cuore.
Partecipazione, dicevo. E questa parola era il segno distintivo della sinistra di una volta, di coloro che pensavano che la democrazia fosse un’opera di ingegno collettivo e non il distillato dei voleri di pochi potenti.
È proprio la partecipazione che bisogna recuperare se si spera di controbattere in qualche maniera lo strapotere televisivo dell’altra parte, se si intende opporsi efficacemente ai celamenti di cui il Tg1 è diventato il massimo, ma non l’unico propalatore, ma anche e soprattutto alle bugie che Berlusconi e i suoi urlano costantemente in ogni telegiornale e in ogni salotto compiacente e privo di dibattito.
Si potrebbe urlare più forte, ma non ne abbiamo i mezzi. Si potrebbe tentar di farli tacere, ma non sarebbe assolutamente un segno di democrazia. A noi non resta che sussurrare costantemente e insistentemente nelle orecchie dei vicini, anche di quelli che passano vicino a noi per caso. Partecipare, appunto.


E, a questo proposito, non dimentichiamo che si partecipa anche scrivendo. Nei commenti che vedo apparire riguardo le notizie sul sito del Messaggero Veneto appare una stragrande maggioranza di opinioni di destra. E questo succede anche nel mio blog. Poi, quando incontri amici per strada, questi ti dicono che sono d’accordo. Ma di scrivere non se ne parla. Eppure anche questo sarebbe importante perché l’impressione di partecipazione è fondamentale nel ritrovare quell’entusiasmo che per troppo tempo è stato perso nello sdegnoso isolamento di chi si sente comunque un po’ diverso dagli altri.

mercoledì 24 giugno 2009

Gli indizi e le prove

Finalmente la Chiesa parla. Non tutta, ovviamente. Soltanto quella meno burocratica, quella meno attenta a convenienze sociali e politiche, quella con caratteristiche profetiche più che burocratiche. Quella alla quale io mi sento più vicino non soltanto in questa scollacciata vicenda dalla quale tenta di dipanarsi senza successo l’attuale presidente del consiglio.
Chi ascolta il Tg1, il Tg2 e i Tg Mediaset non lo saprà mai, ma su “Famiglia Cristiana” il direttore don Antonio Sciortino avverte: «La Chiesa non può abdicare alla sua missione e ignorare l’emergenza morale nella vita pubblica del Paese». E continua ammonendo: «Nessuno pensi di allettarla con promesse o ricattarla con minacce perché non intervenga e taccia».
Il Vaticano ondeggia imbarazzato, ma vescovi come Carlo Ghidelli e Domenico Mocavero ribadiscono il medesimo concetto e anche “L’Avvenire”, quotidiano della Cei chiede a Berlusconi «un chiarimento al più presto».
Interessanti le reazioni del centrodestra. Il ministro Sacconi replica che «la vera Chiesa non si affida a indizi». E siamo d’accordo che di indizi non si tratta più, ma di prove perché lo stesso Berlusconi nega soltanto di aver pagato. Ci resta la curiosità di sapere cosa sia per lui la “vera” Chiesa.
Il senatore Quagliarello paragona il settimanale paolino ai farisei. A prima vista ci sarebbe da credergli perché lui è sicuramente esperto di fariseismo, ma anche qua non ci siamo proprio: “Famiglia cristiana” è stata sempre coerente con i dettami del Vangelo. Non credo proprio che del leader del centrodestra si possa dire la medesima cosa.

giovedì 18 giugno 2009

E adesso stiamo aspettando

E adesso vengano pure a dire che si tratta di gossip, di spazzatura, di cose che non c’entrano con la politica. I festini con ragazze a pagamento a Palazzo Grazioli deflagrano con una forza tale che anche i più volontariamente sordi non possono fare a meno di sentire le esplosioni.
E le risposte sono addirittura più illuminanti delle accuse visto anche che nessuno si sogna di poter negare la realtà, perché le testimoni sono più di una e la magistratura ha già acquisito prove documentali e registrazioni.
Ascoltate Niccolò Ghedini che afferma che «il premier sarebbe l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile». “Utilizzatore finale” della prostituzione, tanto per chiarire.
E questo mentre il coordinatore del Pdl Denis Verdini afferma che, insomma, non ci sono uomini che resistono facilmente alle grazie di giovani donne che si offrono. Come se, tra l’altro, chiunque potesse avvicinarsi a Berlusconi tanto da offrirsi senza essere da lui chiamato oltre l’impenetrabile cortina di decine di guardie del corpo.
E, ancora, il Tg1 del fedele Minzolini affoga la notizia ben dopo la metà del notiziario rendendola del tutto incomprensibile per chi non abbia già letto i giornali, tranne nella parte con cui si accusa D’Alema di aver saputo tutto già prima. Come se sapere cosa sta succedendo fosse una colpa e, soprattutto, potesse ridurre la portata delle azioni di chi è il presidente del consiglio di questa povera Italia.
Dicono che non si deve correre dietro a queste notizie perché l’importante non è come uno statista si comporta, ma i risultati che raggiunge. Possiamo anche essere d’accordo, perché i risultati del governo Berlusconi sono davvero sconfortanti. Razzismo dilagante, fascismo che torna a far capolino con la scusa della sicurezza e nelle espressioni di una neo ministra, indebolimento delle istituzioni democratiche, promesse mai mantenute come quelle fatte ai terremotati abruzzesi che sono andati a protestare davanti a palazzo Chigi (di questo il Tg1 non ha dato proprio notizia ad avvenimento appena concluso), una crisi devastante ancora sottovalutata e dissimulata, la distruzione di un’immagine che l’Italia era faticosamente riuscita a ricostruirsi nel mondo, il palese favoritismo per le aziende di famiglia che vedono aumentare l’introito pubblicitario rispetto alla Rai e ai giornali, mentre Rai e giornali ottengono risultati migliori sul mercato.
Non molto tempo fa Berlusconi ha detto che se fosse stato vero che il presidente del consiglio aveva mentito, il presidente del consiglio si sarebbe dimesso un istante dopo. Stiamo ancora aspettando.
Come stiamo aspettando che la Chiesa dica qualcosa su questa vicenda. Qualcosa che sia un po’ diverso da quel «ognuno deve rispondere alla sua coscienza» che, riferendosi a Berlusconi, un cardinale ha detto circa una settimana fa. Ricordo che da ragazzo i sacerdoti mi spiegavano che devo rispondere dei miei peccati a Dio e non alla mia coscienza. E ricordo anche che con grande violenza il medesimo concetto è stato ribadito pochi mesi fa a Beppino Englaro, padre straziato dal dolore.

giovedì 11 giugno 2009

La propaganda non è dibattito

Talvolta essere cortesi è davvero difficile e in certi casi è probabilmente sbagliato. L’uso di questo spazio fatto dal signor Manzella è per me davvero inqualificabile. Comincia dicendo «se mi è consentito» e poi prosegue nel suo intento senza minimamente peritarsi di sapere se gli è davvero consentito. E va avanti a ringraziare gli elettori che hanno votato per il partito che lui rappresenta. Egregio signor Manzella nessuno la censurerà mai quando esprime le sue opinioni in contrasto con le mie (anche se più volte ha fatto ragionamenti che andavano per conto loro in chiara propaganda per le sue idee e che non erano minimamente legati a un eventuale dibattito con me), ma utilizzare uno spazio non suo per fare ciò che meglio le aggrada mi appare come una scorrettezza ingiustificabile. Dovrebbe ricordarsi che lei in questo blog è ospite mio e che io sono a mia volta ospite – anche se ci lavoro dentro – del Messaggero Veneto. Io non mi permetterei mai di venire a casa sua per fare i miei comodi e voglio che neppure gli altri facciano i comodi loro a casa mia.
I sistemi di filtraggio nei blog esistono e sono assolutamente efficaci. Mi sono sempre astenuto dall’usarli, ma assicuro che nel caso si ripetesse un uso del mio blog per propaganda del partito vicino al mio interlocutore del momento, eserciterò il mio diritto di filtro.
Tornando a parlare di politica, mi sembra superfluo da parte sua dire che «relativamente alle alleanze con il centro, non credo che ci siano pregiudiziali di sorta, fatta eccezione per la presenza delle sinistre estreme e radicali». Probabilmente non ha capito che io, quando dico che sono disposto a spendermi per l’unità del centrosinistra e della sinistra intendo proprio quello che dico perché sono convinto che soltanto da quelle parti esista ancora un doveroso rispetto sostanziale e non di parole per i più deboli e non soltanto per i più deboli con pedigree padano.
Quanto al signor Manzella, può benissimo non essere d’accordo con l’antiberlusconismo: io non pretendo che lui la pensi come me, ma lui non può pretendere che io la pensi come lui. Lavorare con più sincerità vuol dire non imbrogliare sul voto – e infatti dico che se Berlusconi ha perso la sua sfida, il berlusconismo l’ha vinta largamente – ma anche dire con chiarezza che quello che sta andando avanti è un vero e proprio cancro di forti venature razzistiche che sta rovinando questo Paese.
È decisamente vero che le cose bisogna farle accadere e che non ci si deve far dettare l’agenda dagli altri. E allora torniamo a lavorare per la solidarietà, per il lavoro, per la giustizia sociale. E combattiamo, perché sono gli altri ad avere il pallino in mano, contro vergogne come la legge blocca-intercettazioni che tanto amata non è neppure dai fedeli di Berlusconi visto che lui voleva farla votare con la fiducia.
Altro che muri da abbattere: teniamone in piedi ancora qualcuno di quelli che sono gli altri a voler rovinare. Arrivare al governo è l’obbiettivo secondario: quello principale è far cambiare mentalità agli italiani e recuperare al voto coloro che non ci vanno più perché schifati dalle piccinerie di bottega.

mercoledì 10 giugno 2009

Essere contro in certi casi è un valore

La soddisfazione per la sconfitta personale di Silvio Berlusconi ovviamente non può cancellare e neppure mettere in secondo piano l’amarezza per la vittoria del berlusconismo e ancor più per quella del leghismo. Berlusconi ha voluto trasformare in plebiscito sulla sua persona le consultazioni europee e le preferenze non lo hanno certamente premiato, ma il centrodestra nella sua globalità ha ampiamente tenuto a livello politico e ha decisamente vinto a livello amministrativo dando sempre più spazio alla sua ala oltranzista, razzista, xenofoba e aliofoba.
Il perché di questa vittoria va ricercato soprattutto- e non soltanto secondo me, ma anche per organismi al di sopra delle parti come il Censis – nella propaganda televisiva che è molto più efficace di tutte le altre e che è largamente in mano a un personaggio contro il cui conflitto di interessi il centrosinistra ha scelto di non fare nulla quando poteva fare qualcosa. Una propaganda fatta di soliloqui nei quali si sono potute dire le bugie più clamorose (gli immaginari ammortizzatori sociali per i precari, tanto per fare un solo esempio) senza che alcuna voce giornalistica obbiettasse mai qualcosa.
Parlare di programmi buoni dei vincenti e scarsi dei perdenti non ha alcun senso perché di quelli dei secondi, regolarmente bocciati alle Camere, non si è parlato quasi mai.
E poi un’annotazione in difesa delle tesi di Caterina Zanella, anche se non ne avrebbero certamente bisogno: Berlusconi, anche con il suo 35%, non rappresenta tutti gli italiani perché molti italiani – e io tra loro – non soltanto non lo votano, ma non accettano l’idea che la propria persona sia rappresentata nel mondo da un simile personaggio. Venticinque anni fa un berlingueriano accettava tranquillamente di farsi rappresentare da Moro, anche se non lo votava, perché almeno lo rispettava. Oggi non è più così.
E inoltre è anche vero che Berlusconi controlla davvero quasi tutto a livello di informazione e di economia, ma non è ancora riuscito a raggiungere quell’agognato 51% e quindi deve piegarsi continuamente ai ricatti della Lega: l’ultimo esempio clamoroso è quello del referendum sulla legge elettorale.
Ma più che parlare dei vincenti, a me sta a cuore parlare degli sconfitti cominciando col dire che fortunatamente la teoria autoisolazionista, la «vocazione maggioritaria» di Veltroni è andata definitivamente in soffitta e che bisognerà cominciare a lavorare seriamente per un’unione delle forze di opposizione che dal centro vanno a sinistra. Difficile? Difficilissimo, ma obbligatorio.
E per farlo c’è un’unica strada: quella di trovare alcuni punti qualificanti e vincolanti dai quali non si può deflettere (suggerisco: rivalutazione del lavoro, salvaguardia dei più deboli, laicità che non vuol dire anticlericalismo, alcune riforme istituzionali condivise), andare avanti demandando all’interno di questa confederazione ogni discussione sugli altri argomenti prima di far uscire le risultanze e, soprattutto, finendola di pensare soltanto al proprio orticello e alle proprie individualità.
Perché il collante c’è già. E si chiama, anche se a qualcuno può non piacere, antiberlusconismo. Non inteso ovviamente contro la persona di Berlusconi che, come tutti gli esseri umani non è eterno, ma contro il suo modo di vedere e praticare la politica, una specie di cancro che ha attaccato e corrotto una società come quella italiana che aveva sempre enormi difetti ma che era ancora in maggioranza solidale, capace di individuare valori assoluti e di non dimenticare che da quella che era l’Italia era soltanto cinquant’anni fa si è arrivati alla situazione antecrisi grazie al lavoro, alla solidarietà e all’accoglienza e non certamente agli spot e alle bugie.
Ripeto: per me l’antiberlusconismo è un valore, come per me è ancora un valore l’antifascismo. Sono due modi di vedere la vita che ripudio decisamente. Mentre per il riavvicinamento delle parti del centrosinistra e della sinistra sarei ben disposto a fare qualcosa senza avere – sia chiaro fin da subito – nessuna mira al di là del raggiungimento della soddisfazione personale.
Una rassicurazione al signor Romanese: ogni tanto non riesco a scrivere velocemente sul blog soltanto perché ritengo giusto dare la precedenza al mio lavoro primario, quello per il Messaggero Veneto.

giovedì 4 giugno 2009

Qual è il male minore

Ci avviciniamo alle elezioni e il tipo di risposte avute al mio blog del 2 giugno non sono certamente tali da donarmi una qualche dose di ottimismo sul mio appello a votare comunque per un partito dell’opposizione perché, oltre che di elezioni europee, si tratta anche di un vero e proprio plebiscito a favore o contro Berlusconi. Non ci sono state risposte positive da nessuno che sia vicino al centrosinistra e alla sinistra, mentre sono arrivati due commenti da Francesco Manzella e Silvano Romanese che mi accusano di inutile antiberlusconismo e che meritano una risposta rispettosa anche se estremamente decisa.
Su una cosa il signor Manzella e io siamo perfettamente d’accordo: sul fatto che ci auguriamo che nel prossimo futuro «Berlusconi venga valutato dagli italiani come realmente è e non come appare». Solo che - se non ho capito male - non siamo per niente d’accordo su come Berlusconi in realtà sia, visto che il signor Manzella si augura che «il centrodestra ne esca quantomeno stabile». Io, invece, mi auguro - anche se mi rendo conto che è un sogno più che una probabilità – che il centrodestra ne esca male, sia perché non condivido minimamente le idee politiche che albergano da quella parte, sia in quanto un insuccesso potrebbe minare la sicurezza e la posizione del suo leader che continuo a considerare un vero e proprio pericolo sia per le istituzioni, sia per tutti gli italiani.
E veniamo all’antiberlusconismo. Ebbene sì: lo confesso. Sono decisamente contro Berlusconi e spero che al più presto finalmente la destra italiana torni a essere una parte politica ricca di valori, magari diversi da quelli miei, ma che non possano essere confusi con i prezzi.
Romanese considera Berlusconi «il male minore» perché - e qui i miei due interlocutori concordano - il centrosinistra non ha un programma valido.
Voglio dire due cose. La prima è che se le proposte che arrivano dalla minoranza vengono regolarmente bocciate dalla maggioranza, questo non vuol dire che non siano valide e che non abbiano in sé una strategia molto diversa da quella del governo in carica. Si può dire che il programma del centrosinistra non piace, ma dire che non c’è un programma è quantomeno indice di distrazione.
La seconda è che a me Berlusconi non appare assolutamente come «il male minore»; anzi. È la persona che ha fatto leggi per se stesso; che sta negando una crisi più che palpabile per farsi vedere bravo, mentre quotidianamente solo nella nostra regione sono centinaia le persone che restano senza lavoro; che ha negato etica, coerenza, sincerità perché si ritiene al di sopra di ogni regola; che occupa il mondo dell’informazione per far passare una sua verità che tale non può essere se non altro perché cambia anche più volte all’interno della stessa giornata a seconda del momento e dell’uditorio; che ha un concetto di democrazia che si ferma al conteggio dei voti; che diventa anche razzista pur di non perdere l’appoggio di certi suoi alleati. E potrei andare avanti a lungo.
Io non credo che l’antiberlusconismo sia un difetto. Anzi. Credo che sia il primo passo necessario per far tornare l’Italia tra le democrazie degne di questo nome.
Sperare che nel conteggio delle percentuali (i seggi in questo contano poco) gli italiani che vogliono Berlusconi siano meno degli altri potrà anche essere soltanto un’illusione. Chiederlo è per me un dovere morale.