giovedì 14 maggio 2009

I numeri del razzismo

Mentre diventano legge le tre vergogne volute dalla Lega e appoggiate da Berlusconi, merita fare alcune considerazioni numeriche sulla realtà dell’immigrazione, dei “respingimenti” e del diritto d’asilo.
Le cifre fornite dagli organismi governativi e da quelli internazionali concordano nel dire che nel 2008 il 70 per cento degli immigrati giunti in Italia attraversando il Mediterraneo ha presentato domanda d’asilo e che di questi il 50 per cento ha ottenuto una qualche forma di protezione. Cioè, per dare una dimensione reale alla decisione di Maroni di rimandare in Libia chi da lì è fuggito, statisticamente tra i primi 500 migranti oggetto dei respingimenti italiani, 350 persone avrebbero chiesto asilo e a 175 questo sarebbe stato concesso dalle commissioni preposte: 175 persone alle quali è stato negato un diritto fondamentale che avrebbero avuto e che è stabilito dagli accordi internazionali e dalla Costituzione italiana. Ma l’attuale presidente del Consiglio – si sa  – pensa alla Costituzione come a un fastidio da superare. Più o meno come il Parlamento con le sue discussioni e i suoi voti.
Ma andiamo avanti con i numeri. Sempre gli stessi organismi attestano che soltanto il 15 per cento di coloro che entrano in Italia attraversano il Mediterraneo, mentre l’85 per cento continua ad arrivare via terra, o con aerei e permesso turistico. E tra questo 85 per cento coloro che chiedono asilo sono percentualmente molto di meno di quelli che sbarcano a Pantelleria o sulle coste siciliane, o perché, come i rumeni, arrivano da Paesi comunitari, o in quanto nei Paesi da dove arrivano ci sono condizioni di grande povertà, ma non di guerra, o di discriminazione etnica, politica, sociale, sessuale o religiosa.
E ora combiniamo questo dato di fatto con un’altra evidenza che arriva dagli organi dello Stato e cioè che tra gli stranieri la maggiore quantità di eventi delinquenziali va ascritta ai romeni seguiti dai rappresentanti di altre popolazioni dell’Est europeo. Mettendo in evidenza questa realtà, ovviamente non intendo demonizzare romeni, albanesi, o moldavi in genere (la generalizzazione è sempre l’anticamera del razzismo), ma vorrei sottolineare un dubbio che sorge spontaneo.
Se la stragrande parte della forza dello Stato viene applicata nel canale di Sicilia e se una nazione come l’Italia calpesta accordi internazionali e leggi fondamentali dello Stato andando incontro consapevolmente alla disapprovazione internazionale (Onu e Unione Europea in testa) per bloccare un flusso di migranti nettamente minoritario rispetto al totale e non particolarmente portato a commettere reati, si è inevitabilmente portati a pensare che coloro che in questo momento governano l’Italia mostrano i muscoli là perché è là che entrano la maggior parte dei musulmani e dei neri. Ed è proprio nei confronti dei musulmani e dei neri che si indirizza quel razzismo che è sempre meno latente e sempre più coltivato come possibile, per quanto orrendo, deposito di voti.
Se i nostri antichissimi valori ci portano a questi modernissimi abissi di illegalità e disumanità, credo che ricordiamo male – come sottolinea anche la Cei – quali sono i valori su cui la civiltà europea si è fondata e si è sviluppata.
Alcuni dicono che dovremmo vergognarci di essere italiani. Credo sia più giusto vergognarsi che siano italiani coloro che hanno proposto e approvato queste leggi.

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